COSENZA (Cs) – Dati sulle liste d’attesa inesistenti o “segretati”, con prestazioni ambulatoriali erogate a caro prezzo per i cittadini e per lo stesso Servizio sanitario nazionale.
La Calabria si distingue ancora una volta per inefficienza e, nonostante tutto, i massimi esponenti politici e istituzionali della Regione hanno pubblicamente condiviso la proposta di riforma sull’autonomia differenziata proposta dal governo di centrodestra che, alla luce dei fatti, affosserà ancora di più questa regione.
Ma andiamo con ordine.
Sul sito istituzionale dell’Asp di Cosenza viene offerta la possibilità di verificare i tempi di attesa per l’erogazione delle prestazioni specialistiche, ma quando si inseriscono gli estremi della visita riferita alle singole prestazioni specialistiche i tempi di attesa non vengono visualizzati se non si inserisce pure un numero di ricetta.
Nelle Asp di Catanzaro e Reggio Calabria, invece, le informazioni al cittadino sono aggiornate rispettivamente ai mesi di dicembre 2022 e marzo 2022, mentre sui siti istituzionali delle Asp di Vibo Valentia e Crotone non siamo proprio riusciti a reperire traccia di queste informazioni.
Lo stesso ministero della Salute all’indirizzo www.salute.gov.it non possiede dati aggiornati, avendo pubblicato informazioni “utili” risalenti al 2 febbraio 2021.
Insomma, un caos, in salsa italiana ma soprattutto Calabrese, visto che al Centro e al Nord la sanità dimostra di essere più efficiente e trasparente.
Tornando all’Asp cosentina, dove abbiamo ricevuto diverse segnalazioni di utenti, nemmeno dall’area “amministrazione trasparenza”, come previsto dalla normativa, è possibile reperire questi dati.
IL NORD E’ UN ALTRO MONDO
Cosa ben diversa se si clicca sul sito delle Asp della Regione Lombardia, dove a caratteri cubitali si legge che “Mammografie, Tac e Risonanze magnetiche sono disponibili anche di sera, nei festivi e prefestivi”, visto che con DGR 6279 del 11 aprile 2022la Regione Lombardia ha avviato una sperimentazione di 12 mesi che prevede un ampliamento dell’offerta di prestazioni sanitarie attraverso l’estensione dell’orario di attività dei servizi ambulatoriali.
Anche la definizione di tempo di attesa cambia in Lombardia, rispetto a quello dell’Asp di Cosenza. Infatti si legge:
In Calabria e, in particolare, all’Asp di Cosenza, il tempo atteso è calcolato sulla differenza dei giorni tra la prima data utile disponibile e l’effettiva erogazione della prestazione.
Ma – ci si chiede – la prima data utile quale sarà? O meglio: quando sarà determinata?
Va poi precisato che per le prenotazioni esistono classi di priorità ministeriali: il medico prescrittore, in base alla valutazione clinica deve fornire l’indicazione di priorità, riportando su ciascuna impegnativa un apposito codice che individua il tempo massimo per l’erogazione della prestazione.
Le classi di priorità in Lombardia, per le prestazioni di specialistica ambulatoriale, sono codificate come segue:
- U = urgente– da erogare nel più breve tempo possibile o, se differibile, entro 72 ore;
L’apposizione in ricetta della priorità “U” chiama alla responsabilità tutti gli attori coinvolti: il medico prescrittore, il cittadino utente e la struttura erogatrice in quanto:
- il medico prescrittore valuta con coscienza clinica l’urgenza della prestazione e la segnala tramite indicazione in ricetta della Classe di Priorità “U”;
- il cittadino utente si impegna a presentare la prescrizione per la prenotazione entro le 48 ore successive al rilascio della ricetta, accettando – salvo casi eccezionali e con motivazioni documentabili – di fruire della prestazione nella struttura dove la stessa è disponibile;
- la struttura erogatrice si impegna ad effettuare la prestazione urgente entro le 72 ore successive alla presentazione dell’impegnativa o, in caso di impossibilità a rispettare il termine, si impegna ad attivare il proprio “Responsabile Unico per i tempi di attesa” per individuare altra diversa struttura in grado di erogare la prestazione nel tempo stabilito.
- B = breve – entro 10 gg;
- D = differibile – da erogare entro 30 gg per le visite ed entro 60 gg per le prestazioni strumentali;
- P = programmabile – da erogare secondo le indicazioni cliniche di volta in volta stabilite dal medico prescrittore.
Sul sito dell’Asp di Cosenza – dati non reperiti nemmeno sui siti delle altre Asp calabresi – le classi di priorità, D e P non sono contemplate. Come mai?
Il Piano nazionale di Governo delle Liste di Attesa per il triennio 2019-2021 stabilisce che qualora i tempi massimi per garantire le prestazioni di ricovero e ambulatoriali siano disattesi l’azienda sanitaria deve garantire l’erogazione della visita, prevedendo il solo pagamento del ticket da parte del paziente.
Ma – ci si chiede ancora – il paziente viene messo nelle effettive condizioni di pagare solo il ticket a causa dello sforamento dei tempi massimi per l’erogazione delle prestazioni? Come fa il povero utente a dimostrare che i tempi massimi sono stati sforati?
E ancora: l’Asp di Cosenza quali attività ha messo in campo per ovviare a ciò?
SPECIALISTA A PAGAMENTO
Qui da noi accade che il paziente, che non riesce a prenotarsi nei tempi prescritti, attende mesi e mesi per vedersi garantito un proprio diritto oppure si vede costretto a scegliere la prestazione in “intramoenia” dello specialista che garantisce tale attività a prezzi non del tutto calmierati, mentre se ha fretta può rivolgersi al privato o ad altre Regioni.
E della mobilità passiva ne vogliamo parlare? In una Calabria dove la disoccupazione è alle stelle e la percentuale di popolazione con un reddito basso è molto alta, i pazienti accederanno alle cure o prediligeranno recarsi ai Pronto soccorso più vicino per vedersi garantito un minimo di sanità, creando il famigerato “sovraffollamento dei Pronto soccorsi”?
Il Piano nazionale di Governo delle Liste di Attesa stabilisce che, nel caso di superamento del rapporto tra l’attività in libera professione e in istituzionale sulle prestazioni erogate e/o di sforamento dei tempi di attesa massimi già individuati dalla Regione, si attua il blocco dell’attività libero professionale.
Visti i lunghi tempi di attesa dell’erogazione delle prestazioni – ci si chiede – il blocco delle attività libero professionale è stato attuato?
Da quello che ci dicono l’unica offerta possibile per alcune branche è solo quella dell’attività libero professionale a tariffe inverosimili.
CittadinanzAttiva, in merito, si era così espressa: “Ormai è un business le visite in intramoenia nascevano per snellire i tempi non per diventare prassi”.
GLI ERRORI NELLE RICETTE
In tutta questa confusione, i medici di famiglia contribuiscono anche loro a generare ulteriore disorientamento, visto che spesso non indicano la classe di priorità nella ricetta, utilizzano ancora le vecchie ricette di colore rosso e sbagliano pure i codici collegati alle prestazioni.
Ed è così che il povero paziente, tra la necessità di effettuare accertamenti, carico di ansia e stress, nella maggior parte dei casi anziano, per vedersi erogata una prestazione si vede costretto a effettuare una serie di passaggi che lo portano prima dal medico di famiglia e poi allo sportello del Centro unico di prenotazione (Cup) per prenotare una visita; se gli va bene effettuerà un solo viaggio (sempre se la prescrizione del medico di famiglia è corretta).
DIFFICOLTA’ NEI PAGAMENTI
Per pagare il ticket, poi, dovrà effettuare un altro spostamento, perché in alcuni casi le Aziende sanitarie o Aziende ospedaliere pretendono il pagamento presso i loro sportelli e non tramite pagoPA e, comunque, il paziente anziano non sempre possiede dimestichezza con il computer.
Spostamenti, dunque, da un capo all’altro della città o di un vasto territorio, visto che non sempre medico di famiglia, Sportello Cup e Poliambulatorio si trovano nello stesso posto o vicino casa.
Finalmente, dopo mesi di attesa, arriva la fatidica data in cui lo specialista eroga la prestazione, sempreché lo stesso non sia malato o assente e l’appuntamento non viene spostato.
Il povero malato, spesso anziano, nel frattempo che fa? È ancora vivo? Speriamo di si.
PIANO PER IL RECUPERO DELLE LISTE D’ATTESA
Ma anche se la Regione Calabria è corsa ai ripari, con il Dca n. 13 del 25 febbraio 2022 approvando, il “Piano Operativo per il recupero delle liste d’attesa”, ripartendo le risorse economiche alle Aziende sanitarie provinciali ed Ospedaliere per un importo totale pari a euro 15.718.900,00 (4.561.458,36 euro solo per l’Asp di Cosenza) ma ancora il problema non è risolto.
Ebbene sì, gli euro sono 15.718.900,00, ma l’utente che nel frattempo è stato costretto a recarsi dallo specialista a pagamento perché gli hanno scoperto un tumore, chi lo rimborsa?
E questi 15.718.900,00 euro a chi andranno? A quegli specialisti che hanno visitato il medesimo paziente in regime di intramoenia e che oggi verranno pagati con le prestazioni aggiuntive? O andranno ai privati accreditati, a cui il malato si è già rivolto?
Qualcosa, dunque, non quadra!
Ma la beffa ancora più grave la denuncia lo stesso ministro della Salute, Orazio Schillaci, che nel corso di un question time al Senato afferma: “A fine 2022, non tutte le risorse disponibili erano state utilizzate, e per consentire nel 2023 la prosecuzione delle attività già avviate, mi sono attivato per la proroga anche per il 2023 di tali interventi”
Abbiamo capito bene? Le risorse ci sono ma non sono state spese?
Bei soldini per le Asp della Regione Calabria che non hanno erogato le prestazioni, che hanno permesso che i poveri cittadini si siano dovuti recare dai privati o presso altre regioni a spese proprie.
DA RECUPERARE
L’Asp di Cosenza, in particolare, deve recuperare 3.099.651 prestazioni specialistiche, ex art. 50, non erogate nel 2020 rispetto al 2019 (-9.462 ricoveri), mentre per lo screening colon retto non ha effettuato, rispetto all’anno precedente ben – 49.030 prestazioni, per quello della cervice 20.345 e per quello della mammella -28.560. Non è che i numeri del 2019 fossero davvero eccezionali.
Ma nel frattempo il povero assistito calabrese che fa? Aspetta di essere arruolato per gli screening.
O forse è stato costretto ad effettuare i controlli e a pagarli di tasca propria, oltre a scoprire con enorme ritardo di essere malato di cancro.
Con questi numeri la politica dovrebbe determinarsi di conseguenza, soprattutto perché se durante il covid il privato ha continuato a funzionare sia in Calabria e sia nelle altre regioni e, soprattutto, se nel 2022 non si è risusciti a recuperare tale gap, allora qualche problema deve esserci.
RECLUTAMENTO DI PERSONALE
V’è da dire, ancora, che con il “Piano Operativo per il recupero delle liste d’attesa” approvato dalla Regione Calabria, le Asp possono “reclutare il personale, attraverso assunzioni a tempo determinato di personale del comparto e della dirigenza medica, sanitaria veterinaria e delle professioni sanitarie, anche in deroga ai vigenti ccnl di settore, o attraverso forme di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata e continuativa, nonché impiegare, per le medesime finalità di cui al comma 1, anche le figure professionali previste in incremento ai sensi delle disposizioni di cui agli articoli 2-bis e 2-ter, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27”.
Ci si chiede: con questi soldini sono state fatte nuove assunzioni?
I riconfermati direttori di distretto hanno provveduto a verificare l’offerta di prestazioni specialistiche sui propri distretti? Hanno colmato quei vuoti nelle liste d’attesa inserendo più ore di specialistica per quelle branche in difficoltà o meglio più richieste?
Il Pngla 2019-2021 sottolinea l’importanza della comunicazione e dell’informazione sulle liste di attesa (e in particolare circa la prenotazione e i “percorsi di garanzia” in caso di sforamento dei tempi massimi) attraverso sezioni dedicate e accessibili sui siti web aziendali, campagne informative, Uffici relazioni con il Pubblico (Urp), Carte dei servizi.
Carte dei servizi dei Distretti, comunicazione ed informazione attualmente inesistenti.
Tuona Felice Lentidoro, segretario regionale di CittadinanzAttiva Calabria sul sito di Csv Calabria Centro: “Ci sono Regioni, come il Veneto, che ha sospeso il regime di visite in intramoenia fino a che non sono state esaurite le liste d’attesa o Regioni come la Lombardia che obbliga i dipendenti delle ASL ad informare i pazienti sulle modalità di prenotazione e di attesa. I pazienti calabresi subiscono, infatti, oltre il danno anche la beffa. Agli sportelli preposti alle prenotazioni nessuno, o quasi, informa i pazienti sulla possibilità di far rispettare i tempi d’attesa. E’ per questo che invitiamo tutti a rivolgersi ai presidi del Tribunale del malato”.
Il Report dell’Osservatorio Gimbe 4/2019 sui tempi di attesa: trasparenza di Regioni e Aziende sanitarie pubblicato a maggio del 2019, ha evidenziato che nella Regione Calabria, nella sezione dedicata dei siti istituzionali, non viene offerta alcuna rendicontazione pubblica sulle liste di attesa e né tanto meno sono pubblicati i piani attuativi aziendali, non vengono pubblicati i tempi di attesa per le prestazioni erogate dal privato accreditato, e né i report separati per i tempi di attesa relativi alle prestazioni erogate in regime di Alpi.
I NODI VERRANNO AL PETTINE
I direttori generali in pectore o, meglio, gli attuali commissari straordinari saranno valutati anche su questi obiettivi, mentre la politica regionale, eventualmente, non potrà non essere responsabile di taluni fallimenti.
L’abbattimento delle liste d’attesa non è solo un obiettivo del singolo commissario ma anche del presidente Roberto Occhiuto.