PAOLA (Cs) – Alcuni giorni addietro, nell’ambito del processo a carico del maresciallo dei Carabinieri Michele Ferrante, sotto processo per le ipotesi di perquisizione e ispezione personali arbitrarie, lesioni personali aggravate, minacce e abuso d’ufficio a danno di un politico ambientalista di Fuscaldo, Davide Di Domenico, incensurato e vittima di estorsione (https://www.calabriainchieste.it/2023/05/19/processo-al-maresciallo-sceriffo-arresto-abusivo-lesioni-e-frequentazioni-chiacchierate/), si è tenuto l’esame dell’imputato a opera del pubblico ministero Luca Natalucci, dell’avvocato di parte civile Antonio Sanvito, dell’avvocato difensore Giuseppe Bruno.
Il collegio penale era presieduto dal giudice Salvatore Carpino.
Le indagini erano state svolte dall’allora procuratore capo Pierpaolo Bruni e in tre distinte interrogazioni parlamentari si chiedevano chiarimenti sulla condotta del maresciallo rispetto al caso Di Domenico.
Il 5 dicembre prossimo, peraltro, sarà letta la sentenza: il collegio si determinerà sulla richiesta della Procura di Paola (il Pm Luca Natalucci ha chiesto la condanna a 2 anni e 6 mesi di reclusione per tutte le ipotesi reato contestate al maresciallo dei Carabinieri).
Ma andiamo all’interrogatorio dell’imputato, da cui emergono elementi curiosi alla base del “blitz in grande stile” dello stesso Ferrante: il maresciallo era infatti libero del servizio quando sono accaduti i fatti ed è intervenuto per bloccare la parte offesa perché stava scattando una foto col suo cellulare durante un pubblico comizio.
Il maresciallo, tra l’altro, era interessanto a una busta di plastica che il Di Domenico portava con sè; busta che, secondo quanto appreso, conteneva formaggio grattuggiato da utilizzare per la pastina della figlioletta di 5 anni.
Per una foto e un po’ di formaggio (regolarmente pagato) il Di Domenico ha dunque rimediato un braccio rotto, un telefono sequestrato (poi dissequestrato dai giudici con eclatante motivazione) ed è stato trascinato in ospedale dentro una gazzella dei Carabinieri e poi condotto in caserma dove vi è rimasto dalle ore 20.30 alle ore 01.30.
Ecco lo stralcio dell’interrogatorio.
PUBBLICO MINISTERO Luca Natalucci: Allora, ritorniamo indietro all’episodio del 26 maggio del 2016.
IMPUTATO Michele Ferrante: Sì.
PUBBLICO MINISTERO: Innanzitutto lei era in servizio quel giorno?
IMPUTATO: Non ero in servizio quel giorno, però il mio reparto svolge servizio in abiti civili, quindi…
PUBBLICO MINISTERO: Ma lei era in servizio oppure no in quel momento?
IMPUTATO: No, in quel momento no, ero libero dal servizio.
PUBBLICO MINISTERO: Allora io le volevo chiedere: lei era libero da quello che ho capito, da quello che ha spiegato oggi, lei era libero dal servizio, individua un privato cittadino che scatta una foto in un comizio, genericamente pensa che la stia scattando nei suoi confronti, con una busta di plastica in mano. Quali sono le ragioni per cui lei ha ritenuto di dover effettuare un controllo? Ci sono delle ragioni ulteriori rispetto a quelle che lei ha rappresentato?
IMPUTATO: Io ho ritenuto a procedere al controllo del Di Domenico, perché mi è sembrata eccessiva la reazione che ha avuto nel momento in cui io mi avvicino a lui per chiedergli…
PUBBLICO MINISTERO: No, io le ho fatto un’altra domanda: perché lei è intervenuto di fronte a un cittadino, con una busta di plastica in mano, che sta scattando una foto in un comizio, ammesso che prendesse lei o meno, quale era la ragione che l’ha spinta a intervenire?
IMPUTATO: Ma infatti io mi sono avvicinato a lui semplicemente per chiedere chiarimenti e non mi ero nemmeno qualificato in quella fase.
PUBBLICO MINISTERO: Va bene, però lo conosce, lo conosce?
IMPUTATO: Sì, per chiedergli solo dei chiarimenti.
PUBBLICO MINISTERO: E qual è stata la reazione del Di Domenico?
IMPUTATO: In quella fase il Di Domenico ha iniziato ad alzare la voce, è in quella fase che il Di Domenico mi allontana repentinamente.
PUBBLICO MINISTERO: Ma non le è venuto il sospetto, almeno in quel momento, che la reazione del Di Domenico fosse quantomeno indotta dal suo operato che quantomeno poteva apparire ingiusto o quantomeno…
IMPUTATO: io in quella fase mi sono semplicemente avvicinato al Di Domenico come qualsiasi altra persona.
PUBBLICO MINISTERO: E perché poi ha ritenuto di doversi qualificare, non ho capito.
IMPUTATO: Ho ritenuto di dovermi qualificare, perché il comportamento successivo a questa mia domanda…
PUBBLICO MINISTERO: E qual è stato questo comportamento?
IMPUTATO: È stato proprio quello di spingermi e iniziare ad avere, ad alzare il tono della voce, che cosa vuoi da me, vattene da qua, stai facendo un abuso. Cioè io in quel momento avevo semplicemente chiesto al Di Domenico, da privato cittadino, il motivo perché facesse una fotografia, tutto qua, al mio indirizzo. Il sospetto nasce nel momento in cui il Di Domenico ha questa reazione semplicemente a un dialogo.
PUBBLICO MINISTERO: Perché lei che sospetto ha avuto?
IMPUTATO: Che all’interno di quella busta potesse contenere qualche cosa che non poteva avere.
PUBBLICO MINISTERO: Ma lei ha detto che il Di Domenico affermava che nella busta ci fosse il formaggio, ma così non era? Ma lei l’ha accertato poi cosa ci fosse all’interno di quella busta?
IMPUTATO: Non l’ho potuto accertare, perché il Di Domenico…
PUBBLICO MINISTERO: E quindi come fa a dire che non ci fosse il formaggio?
IMPUTATO: …durante la fuga la lancia
PUBBLICO MINISTERO: E come fa, perché prima ha detto non c’era formaggio all’interno di quella busta?
IMPUTATO: Non c’era formaggio, perché quando me la lancia addosso, quando me la scaraventa addosso in due circostanze non era formaggio, io ho sentito…
PUBBLICO MINISTERO: Come fa? Cioè lei dal tatto riesce a capire…
IMPUTATO: Ho sentito che era un cartone, era sicuramente uno scatolo di scarpe, sicuramente, ciò che io ho sentito sul mio peso, sulla mia persona, perché lui me la scaraventa dapprima davanti alla chiesa…
PUBBLICO MINISTERO: Ma lei in quel momento non sapeva cosa ci fosse dentro?
IMPUTATO: No, non sapevo, per questo volevo procedere al suo controllo.
PUBBLICO MINISTERO: Ho capito. Quindi lei, insomma, per queste ragioni ritiene poi di doverlo controllare?
IMPUTATO: Ma io ho ritenuto, in forza dell’atteggiamento sospettoso.
PUBBLICO MINISTERO: Quindi, per esempio, potrei essere fermato anche io perché scatto una fotografia in mezzo a una strada, un atteggiamento sospettoso?
IMPUTATO: No, la fotografia… No, la foto… allora…
PUBBLICO MINISTERO: Poi, scusi, vorrei anche capire una cosa, ma qual è il reato che lei ha ipotizzato in quel contesto, in quel momento? Qual era il disvalore di quel comportamento?
IMPUTATO: Il disvalore si è verificato nel momento in cui il Di Domenico ha avuto quella reazione ingiustificata a quel controllo di Polizia, perché io quando mi sono esibito gli ho detto che stavo per procedere a un suo controllo, quindi quando ha capito che avrei, da lì a poco avrei messo in atto un controllo con l’ausilio di personale in divisa, lui ha ritenuto di allontanarsi dal posto. L’atteggiamento sospettoso si è verificato alla reazione, perché se stavamo parlando e se in quella busta ci fosse stato veramente del formaggio, è stata sproporzionata la risposta a un telefonino.
PUBBLICO MINISTERO: Adesso vediamo poi il suo operato come è stato giudicato. Le vorrei fare un’altra domanda: a seguito di queste circostanze lei era intenzionato ad arrestarlo e disporre il fermo?
IMPUTATO: Assolutamente no, il Di Domenico non è mai stato dichiarato in arresto.
PUBBLICO MINISTERO: Lei era intenzionato in quel momento ad arrestarlo?
IMPUTATO: No.
PUBBLICO MINISTERO: E come mai Lanzillotta, che è il Comandante dei Vigili Urbani, che è stato sentito qui, e Nappi, il Maresciallo Nappi, che era il suo superiore, hanno riferito che lei era intenzionato ad arrestarlo o a fermarlo?
IMPUTATO: No, allora il Lanzillotta non so come faceva a sapere che io avrei potuto dichiarare in arresto …
PUBBLICO MINISTERO: Perché gliel’ha sentito dire “Lei è in stato di fermo”, lo ha dichiarato a dibattimento.
IMPUTATO: Ma per stato di fermo era inteso in quel momento un fermo per un controllo, non un fermo in stato di arresto, ma non potevo mai assolutamente dichiarare in arresto una persona che in quella fase ancora non avevamo (sovrapposizione voci) …
IMPUTATO: Il termine fermo non è inteso all’arresto.
PUBBLICO MINISTERO: L’ha usato in senso atecnico quindi? L’ha usato in senso atecnico il termine?
IMPUTATO: L’ho usato nel senso che stavamo facendo un fermo per un controllo, ma capita spesso, è sovente nei nostri controlli dire ho fermato, sto procedendo al fermo di…
PUBBLICO MINISTERO: No, ma lei si… E’ stato riferito questo dal Comandante dei Vigili …
IMPUTATO: Ma non so il Lanzillotta come può aver detto e su che termini.
PUBBLICO MINISTERO: Glielo contesto, perché lei avrebbe riferito all’imputato, alla persona offesa “Lei è in stato di fermo”. Che è cosa diversa dire io sto facendo un controllo.
IMPUTATO: Dottore, in quella fase era presente l’avvocato del Di Domenico, se dovevo contestare qualche cosa l’avrei contestata più al Di Domenico e non fatta sentire al Lanzillotta che ha dato un’interpretazione di fermo sua e personale.
PUBBLICO MINISTERO: Beh, è un Comandante dei Vigili Urbani, non è il quisque de populo.
IMPUTATO: Sì, è un Comandante dei Vigili Urbani …
La storia poi si sposta sul formaggio grattugiato da utilizzare per la pastina.
IMPUTATO: (…) in quella busta non c’era sicuramente del formaggio, perché io ho sentito il peso che mi è arrivato addosso, in due circostanze, mi è sembrato inopportuno e quindi…
PRESIDENTE Salvatore Carpino: E che peso, mi scusi, più leggero o più pesante?
IMPUTATO: Più pesante, perché c’era…
PRESIDENTE: Il formaggio pesa, eh?
PUBBLICO MINISTERO: E una forma di (parola incomprensibile).
IMPUTATO: No, no, c’era un cartone, tipo una scatola di scarpe o qualche cosa del …
PRESIDENTE: Va bene. Il parmigiano reggiano c’era, cosa c’era? Grattugiato?
IMPUTATO: Non lo so.
PRESIDENTE: Se c’è una forma di formaggio pesa, mi perdoni, questa diciamo è una valutazione.
IMPUTATO: Quando al Di Domenico gli viene chiesto pure della busta, noi vediamo subito dopo, perché si avvicina il fratello, il fratello va a prendere questa busta e si allontana là dal posto, quindi il contenuto di quella busta sicuramente era un qualche cosa che non poteva tenere in quel momento.