REGGIO CALABRIA – «Nel corso dei quattro anni e mezzo che ho trascorso a Reggio Calabria, il sistema di soccorso che abbiamo predisposto ha consentito di salvare migliaia di migranti, grazie all’apporto eccezionale della Guardia di finanza e della Guardia costiera». Lo ha detto all’Ansa il prefetto Massimo Mariani, che oggi lascia la guida dell’Ufficio territoriale di governo di Reggio Calabria per trasferirsi con lo stesso incarico a Palermo.
Ha funzionato molto bene, inoltre «il sistema di accoglienza grazie all’aiuto fornitoci dai Comuni, e in particolare da quello di Roccella, dove ci sono stati molteplici sbarchi, e grazie anche alle organizzazioni di volontariato. Tutte le componenti del sistema hanno funzionato molto bene. Ha dato i suoi frutti la forma di accoglienza diffusa che abbiamo adottato e per l’attuazione della quale si sono rivelati fondamentali la disponibilità e l’apporto delle Amministrazioni locali, con le quali sono riuscito ad instaurare un rapporto di proficua collaborazione».
Mariani ha poi parlato del suo trasferimento a Palermo, di «sfida importante in cui metterò, in primo luogo – ha detto il prefetto – molta passione. Mi predispongo al mio nuovo ruolo con la consapevolezza, in primo luogo, dell’onore che mi è stato concesso dal Governo, che ha inteso affidarmi questo importante incarico. Desidero, dunque, ringraziare il governo ed il ministro Piantedosi per avere riposto la loro fiducia nella mia persona».
Infine: «Per quanto mi riguarda vado a Palermo con grande entusiasmo e con la voglia di immergermi pienamente, come ho sempre fatto peraltro nei miei precedenti incarichi, nella realtà di quella terra. Farò di tutto per dare il mio contributo anche a quel territorio. Avverto pienamente il peso del dovere che incombe sulla mia persona. Cercherò di essere degno della fiducia che mi è stata accordata. Spero di farcela. Anche nel mio nuovo incarico mi impegnerò al massimo, come ho sempre fatto da quando sono nell’amministrazione dell’Interno. E, soprattutto, lo farò con molta passione, che, tutto sommato, è la cosa più importante».