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Somme ministeriali post-dissesto al Comune di Paola, l’ex consigliere Pino D’Andrea a valanga

«Sono di moda le ricostruzioni fantasiose e finalizzate sempre e solo a colpevolizzare gli altri». E ancora: «A settembre 2019 sindaco, assessore e segretario si sono recati al Ministero dell’Interno»

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I banchi dell'ex maggioranza Perrotta: Pino D'Andrea, Giovanni Politano e Ivan Ollio

PAOLA (Cs) – Alla luce di una serie di recenti prese di posizione a mezzo stampa sulla vicenda delle somme post-dissesto lasciate dal ministero dell’Interno al Comune di Paola, su richiesta dell’amministrazione Perrotta, interviene l’ingegnere Pino D’Andrea, ex consigliere comunale di maggioranza.

D’Andrea, in particolare, offre una sua analisi sui fatti, tirando frecciate verso distinti ambiti politici contrapposti.

Ecco di seguito la sua presa di posizione, contenuta in una lunga nota stampa.

«Sono di moda le ricostruzioni fantasiose e finalizzate sempre e solo a colpevolizzare gli altri. Mai una autocritica, mai un passo indietro, mai riflettere, mai ammettere i propri fallimenti. E’ colpa degli altri, solo e sempre degli altri, non mi hanno fatto lavorare, mi hanno impedito di fare questo, mi hanno ostacolato, non mi hanno accettato e via di questo passo, sempre e solo colpa degli altri», esordisce D’Andrea.

E prosegue: «Ho fatto il semplice consigliere comunale per un bel po’ di anni, sempre e solo dalla stessa parte, non ho mai preteso nulla ed ho cercato sempre e solo di lavorare dai banchi del Consiglio Comunale a favore della Città. Ne ho visto tante di situazioni paradossali, ma sicuramente non ho mai visto che a qualcuno sia stato impedito di lavorare.

Ho visto sicuramente personaggi venuti dal nulla che sembravano unti dal signore, questo sì, eccome che li ho visti.

Ho visto sicuramente chi si dimetteva ogni mese, ne ricordo almeno 4, per poi alla chetichella ritornare sui propri passi come se nulla fosse successo, senza un minimo di vergogna e di senso delle istituzioni, suscitando tante volte ilarità.

Ho visto tanti che si atteggiavano e si continuano ad atteggiare a statisti senza avere un minimo di consenso elettorale, tant’è che si guardano bene nelle competizioni elettorali dal sottoporsi al giudizio degli elettori; stanno alla finestra ed aspettano…», attacca l’ex consigliere comunale.

E, ancora, prosegue, entrando più nel merito: «Vorrei dare un piccolissimo contributo alle cose serie in merito alle somme tanto sbandierate dall’attuale amministrazione.

Alla chiusura del dissesto la commissione straordinaria di liquidazione ha lasciato una cassa attiva di oltre 6,5 milioni di euro.

Di tali somme:

⁃  2 milioni erano accantonamenti destinati al pagamento dei creditori che non avevano accettato le proposte transattive dell’Osl;

⁃  Le restanti somme non avevano uno specifico vincolo e avrebbero dovuto essere restituite al bilancio dello Stato, diminuendo la rata di ammortamento che il Comune paga annualmente per le anticipazioni di liquidità contratte dall’osl e finalizzate al pagamento della massa passiva del dissesto

Il dissesto si è chiuso nel mese di aprile 2019.

Con deliberazione di giunta 136 del 3 luglio 2019 l’amministrazione Perrotta chiedeva al ministero autorizzazione al trattenimento delle somme.

Non ottenendo celere risposta, nel mese di settembre 2019 sindaco, assessore e segretario si sono recati al Ministero dell’Interno per avere chiarimenti e riscontri che, a seguito dell’interlocuzione, sono stati resi dal competente dicastero con formale nota 19 ottobre 2019, prot. 115953.

Con la predetta nota il Comune e’ stato autorizzato al trattenimento delle somme con il vincolo di utilizzo per il pagamento dei debiti relativi ad atti e fatti di gestione antecedenti il 31.12.2011.

Quindi, con deliberazione di giunta n. 229 del 10.12.2019 veniva fornito atto di indirizzo agli uffici per il pagamento dei debiti del dissesto secondo una casistica puntuale e precisa.

Tale atto di indirizzo è stato una vera Bibbia. Diversi pagamenti sono stati effettuati con quelle somme secondo gli indirizzi dati e, purtroppo, in taluni casi seguendo ordini di assegnazione da parte del Giudice quando, chiuso il dissesto, i creditori in piena pandemia si sono affrettati ad azioni esecutive e pignoramenti.

Quello che gli uffici non sono riusciti a pagare durante l’amministrazione Perrotta, anche per ragioni squisitamente tecniche ben note all’ufficio di ragioneria (le somme sono finite in avanzo vincolato con la necessità di seguire le regole contabili stringenti per l’applicazione dell’avanzo vincolato per gli enti in disavanzo) doveva e deve essere fatto, senza alcuna soluzione di continuità durante l’amministrazione Politano.

Nessun blocco c’è mai stato, se non vincoli di tipo tecnico-contabile ben noti agli uffici.

Piuttosto, meraviglia e non poco, che tra i debiti fuori bilancio censiti in occasione del bilancio di previsione e del ricorso al riequilibrio finanziario siano stati inseriti, e per importi considerevoli, debiti del dissesto, ossia riferiti ad atti e fatti di gestione ante il 31.12.2011, che in nessun modo possono essere considerati debiti fuori bilancio per almeno due ordini di motivi:

  1. Perché c’è la copertura finanziaria
  2. Perché non occorre il riconoscimento consiliare, giacché nella stragrande maggioranza dei casi trattasi di debiti inseriti nel piano di estinzione del dissesto e dunque già riconosciuti dall’osl.

In altri residuali casi occorre provvedere alla loro approvazione, come è stato fatto durante l’amministrazione Perrotta, dando atto della copertura finanziaria derivante delle somme lasciate dal l’Osl il cui utilizzo è stato autorizzato dal ministero nel settembre 2019», conclude Pino D’Andrea.

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