COSENZA – «La nota stampa contro il “Governo Meloni” da parte dei consiglieri regionali De Nisi e Graziano, è intrisa di un meridionalismo di maniera che nella migliore delle ipotesi è asservito ed è figlio di un ordine di scuderia nazionale, piuttosto che rappresentare una reale volontà di contribuire al dibattito sullo sviluppo della Calabria e del Mezzogiorno nel suo complesso» (https://www.calabriainchieste.it/2024/08/31/sanita-e-mobilita-azione-stop-a-tagli-scellerati-calabria-penalizzata/#google_vignette).
Così, in una nota congiunta, il deputato Alfredo Antoniozzi; i senatori Ernesto Rapani e Fausto Orsomarso; il Vice Presidente della Giunta regionale, Filippo Pietropaolo; l’Assessore regionale al Lavoro, Giovanni Calabrese; i Consiglieri regionali Sabrina Mannarino, Luciana De Francesco e Antonio Montuoro.
«Diversamente – attaccano – non potrebbe essere dal momento che sia Graziano, con il Gruppo Consiliare Unione di Centro, che De Nisi, con quello di Azione, appartengono alla attuale maggioranza di Palazzo Campanella.
«Quella stessa maggioranza che sostiene un Governo Regionale a guida Forza Italia, che con poche eccezioni (Azione con De Nisi per l’appunto), riflette quasi tout court, la maggioranza che sostiene il Governo Meloni.
Eppure Graziano che in Calabria è maggioranza con Unione di Centro è presidente di Azione Calabria, quindi di un partito che è all’opposizione a livello nazionale.
Siamo consapevoli che appartenere alla maggioranza del Consiglio Regionale della Calabria, come direbbe il Prof. Bellavista è meglio che stare in minoranza; comprendiamo pure che il voler sempre essere leader di qualcosa in Calabria ci porta a scegliere il partito che al momento è opposizione a livello nazionale.
Ma posizioni personali, anomale e contraddittorie, per non dire opportunistiche, non consentono dichiarazioni come si diceva “di maniera” in “obbedienza” ad ordini di scuderia romani.
Il consiglio che ci sentiamo di dare ai colleghi Graziano e De Nisi è quello di fare ordine in merito alla propria collocazione politica.
Entrando nel merito, le regioni “meno sviluppate” (non più convergenza) come la Calabria, hanno ampie dotazioni di risorse da destinare alle imprese regionali e a quelle extra regione che volessero insediarsi in Calabria.
Si vedano a questo proposito le azioni regionali finalizzate alle imprese già varate e quelle in corso di programmazione (incentivi all’occupazione, Fondo Competitività Imprese, fondo rotativo con CDP, contratti di filiera, mini contratti di sviluppo).
Strumenti, questi ultimi che unitamente ad una ZES “rafforzata” potrebbero rappresentare il volano di sviluppo che il meridionalismo di maniera non ha mai consentito”», concludono.