AMANTEA (Cs) – «Ho recentemente letto su alcuni organi di stampa dell’elogio all’ennesimo nuovo primario, che tutti sapevano sarebbe stato nominato, nonostante l’espletamento di una selezione pubblica. Non dirò chi, non dirò dove, non dirò quando. Ma permettetemi un commento, che esula dal reale merito del vincitore».
Esordisce così il dottore Francesco Caruso, responsabile medico chirurgia mininvasiva, oncologica, proctologica, bariatrica; specialista in chirurgia dell’apparato digerente ed endoscopia digestiva; professore a contratto presso l’Università San Raffaele di Roma
Ebbene: «Sono onestamente stufo. Stufo di un sistema di selezione dei primari ospedalieri pubblici che, in molti casi, perpetua l’illusione della meritocrazia attraverso concorsi che, diciamocelo chiaramente, non sono altro che una farsa ben orchestrata. Chiaramente posso dimostrare quanto affermo».
E, ancora: «È disgustoso sapere che i nomi dei “vincitori” vengono decisi a tavolino mesi, se non anni, prima che la farsa del concorso abbia luogo. Siamo in un sistema pubblico che si è trasformato in una rete clientelare, dove i concorsi sono solo una formalità indigesta. Non c’è bisogno di fingere che ci sia una competizione, perché è una bugia a cui non crede più nessuno».
E se questo «succede (o dovesse succedere) in una regione come la Calabria, che ha la vitale necessità e l’imprescindibile esigenza di avere davvero i migliori sul campo a difendere la sanità pubblica, significa che la speranza di un miglioramento diventa sempre più lontana, condannando intere comunità a sofferenze evitabili».
La soluzione ? «Eliminiamo i concorsi pubblici. A parte l’imbarazzo di dover “interrogare” professionisti di 50-55-60 anni sulle loro capacitá e competenze, ma si tratta di un sistema che non funziona. Risparmiamoci la messinscena e assegnate direttamente le poltrone a chi vi pare, senza nemmeno provare a nascondervi dietro la facciata di una procedura selettiva».
Il problema «non è solo il concorso truccato, ma l’ipocrisia di chi celebra i “vincitori” come se avessero davvero ottenuto la posizione grazie al loro merito. Leggiamo articoli pieni di elogi per persone che (spesso, non sempre) non hanno mai dovuto dimostrare nulla, mentre molti veri talenti, quelli che non hanno padrini né appartenenze, rimangono nell’ombra, ignorati e frustrati».
Eh si. Perché ai concorsi «continuano a presentarsi (in maniera peraltro masochistica) persone ultra qualificate ed ultra competenti che non vinceranno mai, poiché non appartenenti a nessuna corrente, loggia o clientela».
Ed essendo «io facente orgogliosamente parte della schiera dei vinti (virtuali, poiché non parteciperò mai a tali farse!!!) quando leggo non solo della vittoria, ma anche dell’acclamazione, mi si contorcono le budella».
E mentre «i migliori scappano (si vedano recenti dimissioni dalle strutture pubbliche, Calabresi e non), offrendo le loro capacità ed esperienze alla sanità privata, i mediocri banchettano sulla carcassa del sistema sanitario pubblico. Ma come dicevano i latini, “mendacem memorem esse oportet”».
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