Home Cronache Mare sporco, ecco i motivi: 13 associazioni ambientaliste si rivolgono ai sindaci

Mare sporco, ecco i motivi: 13 associazioni ambientaliste si rivolgono ai sindaci

Le associazioni chiedono ai sindaci di tutti i comuni costieri e dell’interno di «intervenire e di avere rapporti collaborativi con le associazioni ambientaliste». Appello alle istituzioni: «Urge maggiore vigilanza»

654
0

SCALEA – Tredici associazioni ambientaliste fanno il punto sul triste fenomeno del mare sporco che, ogni stagione estiva, in Calabria, soprattutto sulla costa tirrenica cosentina, solleva feroci polemiche, determinando la fuga di turisti da questo territorio e conseguenti danni all’economia e all’immagine dello stesso.

A fare il punto su questa annosa vicenda, in particolare, sono Legambiente Riviera Dei Cedri, Wwf Calabria Citeriore, Italia Nostra Sezione Alto Tirreno Cosentino, Comitato Difesa Ambiente Diamante e Cirella, Associazione Artemis Grisolia, Come Puo’ Uno Scoglio Arginare il Mare, Giardini Di Eva, Mediterranea Media, Associazione Amici San Nicola Arcella, Lipu Calabria, Vas Verdi Ambiente e Società, Circolo Culturale Città di Fella, Laboratorio Decoloniale Femminista e Queer.

Ecco di cosa si tratta:

«Diamo per certo la colorazione del mare verde dovuta alle alghe ed al riscaldamento delle acque marine che hanno superato i 30 gradi.

E’ chiaro che nessun sindaco avrebbe potuto evitare tale fatto naturale, ma non basta questo fattore per nascondere responsabilità ed inadempienze precise che da anni noi ambientalisti denunciamo.

Abbiamo più volte chiesto negli anni precedenti una serie di attività di controllo che, a tutt’oggi, quale comune ha messo in atto, così come  quale autorità ha svolto azioni di controllo efficaci?

Elenchiamo alcune problematiche.

1) Le condotte sottomarine collegate ai depuratori. Quante di queste raggiungono e superano i 30 metri di profondità così da poter bloccare nei fondali con la pressione eventuali uscite di acque non pulite? Esiste la possibilità di poter controllare il funzionamento di un depuratore nelle ore notturne? E’ noto o no a tutti che  i depuratori della costa tirrenica pur funzionanti sono sottodimensionati rispetto all’affluenza turistica nei vari paesi?

2) Gli Yacth. Sono centinaia i Yacth che solcano il nostro mare assediando le isole  Dino e Cirella, le coste a San Nicola, Scalea, Praia. Stazionano fuori dalle aree portuali per ore se non giorni, chi controlla lo scarico legale  dei loro rifiuti? Galleggia di tutto nel nostro mare e spesso le correnti portano strisce di carburante e deiezioni umane fino alla riva.

3) I fiumi. Sappiamo che nei fiumi, nei canali, le piogge, i piccoli ruscelli trasportano ciò che i contadini usano nelle proprie terre per le coltivazioni. Sappiamo che l’uso dei pesticidi e fertilizzanti è il nutriente  delle alghe marine e dei micro organismi che poi portano alla colorazione verde del nostro mare, ne ha parlato l’Arpacal, ma dai fiumi non arriva solo questo nutriente, arriva ben altro, e basterebbero severi controlli nel periodo invernale per bloccarne l’attivazione.

Ristoranti ed attività imprenditoriali sono tutti collegati alle condotte fognarie, sono tutti muniti  di vasche di raccolta che dovrebbero continuamente scaricare con l’impiego di autospurgo? Chi controlla se durante una tempesta estiva queste vasche di raccolta vengano scaricate nei fiumi nottetempo?

Durante le piogge torrenziali i fiumi diventano bianchi per il detersivo, gialli per altro. Ma attualmente molti comuni hanno i propri depuratori  a ridosso dei fiumi, tutti quelli che si affacciano sul fiume Lao, Buonvicino sul Corvino, e sul fiume Noce tutti i comuni del lagonegrese, senza dimenticare l’apporto dato sul fiume Noce dell’impianto di depurazione di San Sago negli anni scorsi che ora si vorrebbe riaprire.

4) I camper. Sono migliaia i camper che stazionano lungo la costa in campeggi autorizzati e anche lungo aree non attrezzate. Li vediamo procedere lungo tutto il nostro territorio. Dove scaricano? E i campeggi che si dicono attrezzati che impianti hanno per smaltire le acque bianche e nere di ogni camper? Si butta tutto nella fognatura o in vasche di raccolta  che poi dovrebbero essere svuotate da autospurgo?

5) Gli autospurgo. Chi controlla il percorso dell’autobotte una volta che ha spurgato un pozzo nero? Sono migliaia le abitazioni in tutto il tirreno cosentino, interi villaggi turistici non muniti di allaccio fognario. Basterebbe che gli autospurgo venissero tracciati tramite Gps per sapere dove vanno a raccogliere e dove vanno a sversare, la Provincia di Cosenza ogni anno emette una direttiva che vieta la circolazione dell’autospurgo dalle 20 alle 6 del mattino, ma dopo chi controlla il loro lavoro?

6) La sedimentazione nei fondali. L’apporto di detersivi e nutrienti provenienti dai terreni coltivati e dalle abitazioni lungo i fiumi sprovvisti di allacci fognari si deposita nei fondali marini minacciando la Posidonia e spopolando le acque dai pesci che si spostano in altri siti.

Quando il mare si agita torna a galla con quelle strisce giallognole che vediamo quando il mare si calma e spinta dalle correnti girovaga davanti le spiagge fino a quando ritorna nei fondali. Anche la pesca a strascico che spesso avviene nelle mattinate davanti le nostre coste riporta a galla questi depositi».

In definitiva, le associazioni chiedono ai sindaci di tutti i comuni costieri e dell’interno di «intervenire in questa direzione perché il nostro mare ritorni pulito, e di avere rapporti collaborativi con le associazioni ambientaliste spesso viste come controparte, così come chiediamo a tutte le autorità una maggiore vigilanza sulle criticità che abbiamo evidenziato».