CATANZARO – Il Lazio supera la Calabria nella classifica degli immobili “in gestione” confiscati alla criminalità organizzata. Nonostante dall’analisi della distribuzione territoriale emerga una maggiore concentrazione in Calabria di beni “destinati”. Il dato emerge dalla relazione annuale dell’Anbsc (Agenzia nazionale per la gestione dei beni sequestrati e confiscati). Sicilia (con 7594 immobili in gestione, pari al 38,42%), Campania (2854 beni, pari al 14,44%) e Lazio (2401 beni, pari al 12,15%) primeggiano nella tabella che vede la Calabria quarta (con 1638 beni, pari all’8,29 per cento) e la Lombardia quinta (1353 beni, pari al 6,85%).
In Italia sono in tutto 19764 i beni confiscati in gestione al 31 dicembre 2023. Eppure, il risultato della distribuzione territoriale è parzialmente divergente rispetto al posizionamento precedente. La Sicilia (con 9076 beni, pari al 38,36%) resta prima, la Campania (3871, pari al 16,36%) mantiene il secondo posto, ma terza è la Calabria (3398, pari al 14,36%). Al quarto posto troviamo la Puglia e al quinto la Lombardia. Il totale complessivo è di 23658 beni destinati.
Un dato che si spiega, secondo gli analisti dell’Anbsc, oltre che con il grado di attendibilità dei dati complessivamente comunicati, anche con l’«evolversi del fenomeno ablatorio», e quindi con «l’“affermazione” di territori divenuti maggiormente di interesse della criminalità organizzata». Le aree più produttive del Paese sono ormai colonizzate dalle mafie e i sequestri e le confische di patrimoni riconducibili alla criminalità organizzata sono sempre più spesso concentrati al Nord. Il piazzamento di Lombardia ed Emilia Romagna, ad esempio, è ai vertici di molte delle tabelle grafiche di cui si compone il dettagliato report. Il Lazio, in particolare, è una delle regioni predilette dalle mafie.
Da rilevare anche che la competenza dell’Anbsc si incardina con la confisca di secondo grado, e quindi il dato è significativo poiché a partire da esso può essere valutata l’effettiva destinabilità dei beni in gestione che risulta condizionata in primo luogo della definitività della procedura ma, in modo altrettanto rilevante in termini di procedibilità dell’azione, dall’avvenuto perfezionamento del sub procedimento di verifica dell’esistenza di creditori in buona fede nonché dal ricorrere di precedenti tentativi di destinazione.
L’anno 2023, grazie anche a un significativo incremento di personale che ha reso necessaria una complessa attività di formazione e alla ricostituzione dell’Osservatorio permanente, è stato caratterizzato dal significativo miglioramento dei risultati. La cosa più importante è quel «notevole incremento del numero dei beni destinati». I beni complessivamente oggetto di destinazione risultavano, alla data del 31 dicembre 2023, 23658, di cui 18006 destinati dall’istituzione dell’Agenzia. Prevale una sostanziale proporzionalità dei beni destinati rispetto ai flussi dei procedimenti. Dati comunque legati alla concentrazione dei cespiti in alcuni territori.
La finalità prioritaria perseguita dell’Agenzia è quella del riuso sociale dei beni confiscati, attraverso la stretta collaborazione con gli enti territoriali che «costituiscono l’interlocutore privilegiato ai fini della restituzione dei cespiti alle collettività che hanno subìto la presenza della criminalità organizzata». La vendita dei beni rimane sempre soluzione del tutto residuale, conseguente alla necessità di soddisfare i creditori in buona fede oppure alla comprovata indestinabilità di alcuni cespiti. Dei 23658 beni, 19071, pari all’81%, sono stati trasferiti, su loro richiesta, al patrimonio degli enti locali.
Numerosi anche i Comuni in cui insistono beni già destinati. In particolare, in Sicilia il 54,73% dei Comuni è interessato dal fenomeno e, scendendo in questa particolare graduatoria, troviamo la Puglia con il 43,58% e la Calabria con il 33,91%. Fra tutti spicca il Comune di Palermo, con i suoi 1.576 beni già destinati. Reggio Calabria, con 383 beni destinati, è terza nella top ten dei Comuni.
Nel 2023 sono stati complessivamente destinati 3927 beni. I beni destinati alla vendita sono pari all’11,03% e, tra questi, soltanto lo 0,56% sarà alienato per comprovata impossibilità di destinazione. La collocazione geografica dei beni destinati nell’anno 2023 conferma la presenza di punti di accumulazione nei territori della genesi storica delle mafie, come emerge dal cartogramma allegato al report, ma anche parte della Lombardia è zona rossa.
Per il successivo utilizzo dei beni, i Comuni hanno privilegiato la realizzazione di progetti con il Terzo Settore (34,21% dei casi). Seguono l’impiego per emergenza abitativa (20,38%), le iniziative riguardanti l’agricoltura, il verde e l’ambiente (14,35%) e la tutela delle fragilità e del disagio (11,26%), con una particolare attenzione alle donne vittime di violenza.
L’anno 2023 è stato caratterizzato da una significativa attenzione da parte dell’Agenzia al patrimonio confiscato di valore culturale. Tra le azioni sinergiche con altri attori istituzionali per la fruizione delle opere d’arte confiscate, l’Anbsc ricorda quella di Lamezia Terme, con l’esposizione, nell’ambito del progetto “L’arte restituita. Dalle mafie ai cittadini”, di 44 opere, di cui 22 definitivamente confiscate, riconosciute prive di valore culturale, ma caratterizzate da pregio artistico.
Una seconda iniziativa, di rilevante significato, riguarda l’attività svolta per la programmazione e realizzazione, insieme alla Direzione generale dei Musei del Ministero della Cultura, al Palazzo Reale del Comune di Milano e al Palazzo della Cultura “Pasquino Crupi” della Città Metropolitana di Reggio Calabria, di una mostra nell’ambito di un progetto condiviso per la cultura della legalità. La mostra si svolgerà tra la fine del 2024 e il primo semestre del 2025. In visione saranno poste 88 opere di riconosciuto interesse culturale, provenienti da due diverse procedure di confisca. Al termine della mostra le opere saranno destinate a diversi musei statali.
Nel corso del 2023 sono state, inoltre, sottoscritte due convenzioni tra l’Anbsc e la Regione Calabria e tra l’Anbsc la Regione Siciliana, attraverso le quali ha preso corpo la possibilità di «realizzare interventi complessi e policentrici di effettiva valorizzazione dei beni confiscati e di rigenerazione del territorio».
In particolare, questi Accordi hanno sancito l’impegno delle Regioni ad offrire il massimo supporto ai Comuni, soprattutto a quelli di piccole dimensioni, per l’efficace riuso dei beni confiscati a loro trasferiti, comprese le attività di progettazione. È stato, inoltre, sottoscritto un Accordo tra l’Anbsc e la Banca d’Italia per la messa a disposizione da parte di quest’ultima di locali idonei a custodire beni mobili non registrati, con particolare riferimento ai preziosi ed alle opere d’arte, e con la Dna, a cui l‘Agenzia comunicherà dati e informazioni sugli acquirenti.