Il sindaco Gioacchino Lorelli

SAN PIETRO IN AMANTEA (Cs) – Trasparenze e correttezza. Sono queste le linee guida che nel corso degli anni hanno caratterizzato l’agire del sindaco di San Pietro in Amantea, guidato dal sindaco Gioacchino Lorelli, e dell’intera giunta comunale.

Un modus operandi che ha consentito al comune collinare di mettersi in mostra per capacità progettuali con tantissimi bandi vinti e gestionali, risanando un bilancio che, solo fino a qualche anno addietro era in profondo rosso.

«In tale contesto – spiega il primo cittadino – ritengo doveroso riportare in maniera precisa e dettagliata le somme spese per il processo che si è concluso nei mesi scorsi a seguito di un esposto anonimo a firma “il candidato” dal quale prese le mosse l’indagine denominata “Lux” da parte della Compagnia dei Carabinieri di Paola. Un processo che si è concluso, è bene evidenziarlo, con una assoluzione con formula piena perché il fatto non sussiste».

L’indagine aveva interessato lo svolgimento dell’attività amministrativa, determinando l’imputazione per il reato di falso. Secondo l’ipotesi investigativa il sindaco Gioacchino Lorelli (difeso dall’avvocato Guido Siciliano), il segretario comunale Fedele Vena, il responsabile del servizio finanziario Adele Calomino (entrambi difesi dall’avvocato Francesco Scrivano) ed il dipendente Francesco Pellegrini (difeso dagli avvocati Alessandro Gaeta e Antonio Costabile) «attestavano falsamente, con la deliberazione di giunta comunale n°15, che in data 6 giugno 2017 si fosse riunita la giunta comunale per disporre la proroga dei termini di avvalimento della collaborazione dei dipendenti di altri uffici comunali (Adele Calomino, Silvio Clemente, Francesco Pellegrino, Adele Senatore) fino al 31 dicembre 2017, termini in realtà già scaduti in data 30 giugno 2017 e non tempestivamente prorogati».

Quale teste d’accusa «veniva sentito Francesco Bruni, già sindaco di San Pietro di Amantea, ma in quel periodo consigliere di minoranza, che riferì agli investigatori che il sindaco Lorelli non gli aveva inviato la delibera in questione e che la stessa non risultava comunque pubblicata sull’albo pretorio».

L’attuale primo cittadino di San Pietro «rispose a mezzo pec alla richiesta di invio della delibera, sostenendo che la stessa fosse stata regolarmente formata, ma era ancora in corso di pubblicazione sull’albo. La pubblicazione non fu possibile in quella data a causa di un guasto alla linea Telecom».

L’adempimento di tale obbligo «venne regolarizzato qualche giorno dopo. Nel corso del processo è stato provato documentalmente che il 6 giugno 2017 la giunta comunale ebbe regolarmente luogo; che la delibera n°15 fu discussa e approvata; che effettivamente ci fu un guasto alla linea Telecom che serviva la Casa comunale».

È stato chiarito dalla difesa, inoltre, che «la comunicazione telematica in risposta al consigliere di minoranza, il sindaco la inviò da casa e non dalla sede comunale».

Ecco perché «il giudice Anna Iadiccio ha assolto gli imputati perché il fatto non sussiste».

Infine: «Le spese legali pesano sulla comunità di San Pietro in Amantea, per un ammontare complessivo pari a circa 52 mila euro. Pur nel rispetto delle regole democratiche che prevedono, se necessario, il ricorso all’attività giudiziaria e investigativa, non si po’ non evidenziare come tali risorse siano state di fatto sprecate da un malinformato. Si tratta di soldi che potevano essere spesi in favore della collettività. Il Comune di San Pietro in Amantea resta trasparente ed aperto a tutti, nella legittimità della legge e delle procedure».