COSENZA – Si terrà oggi, davanti il giudice per le indagini preliminari di Cosenza, l’interrogatorio di garanzia di Rosa Vespa e del suo compagno Acqua Moses, finiti in carcere per il rapimento della piccola Sofia,
Vespa, 51 anni, infatti, all’arrivo in casa dei poliziotti ha detto: «Ho architettato tutto io», sollevando dalle responsabilità il compagno di vita, il nigeriano47 enne. «Ho fatto tutto questo perché 10 giorni prima ho perso un bimbo». Una circostanza che ad oggi non ha trovato alcun riscontro.
Il nigeriano, quando i poliziotti del vicequestore Gabriele Presti hanno fatto irruzione in casa, rivolgendosi alla moglie ha detto: «Mi hai rovinato la vita» e poi più nulla.
L’uomo è stato trasferito ieri dal carcere di Cosenza a quello di Castrovillari per ragioni di sicurezza. Non essendo disponibili celle d’isolamento la sua incolumità avrebbe potuto essere a rischio.
Per rendere credibile la sua gravidanza lei faceva crescere mese dopo mese il suo grembo, indossando abiti molto larghi, come hanno sostenuto i suoi vicini di casa. E la corporatura robusta le ha permesso di recitare al meglio. C’era però da capire cosa fare alla scadenza dei nove mesi. E l’architetta aveva pensato anche a questo. Al marito e ai parenti(mamma e sorella) ha detto che si sarebbe ricoverata nella clinica Sacro Cuore ma che, a causa del Covid, per loro era impossibile andare a trovarla. Aggiungendo poi, a parto immaginario avvenuto, che a causa di alcune complicazioni il pargolo doveva restare in clinica. E i parenti ci avevano creduto.
Rosa Vespa era però consapevole che quella situazione non poteva durare troppo a lungo. Ecco quindi l’idea di rapire un neonato e farlo passare come figlio suo. Diversi i sopralluoghi nella clinica. Si è anche immaginata il tipo di torta per festeggiare l’arrivo del bebè. Fausta, titolare del bar «Antica pasticceria», attaccato alla clinica, dice che Rosa Vespa le aveva chiesto di fare una torta tutta particolare, «scenografica», colorata di celeste, con elefantino e tanti fiocchi. E martedì ha concretizzato il suo piano.
Al marito ha detto che era giunto il momento di andare a prendere il loro bimbo. A bordo di una 147 grigia sono arrivati nei pressi della clinica. Lui ha atteso in auto, mentre Rosa, vestita con una maglietta celeste, lo stesso colore delle infermiere del Sacro Cuore, indossando una mascherina per coprirsi il volto, presentandosi come infermiera nella stanza dove c’era Sofia, nata da un giorno, in braccio alla nonna. «La bimba deve essere visitata dal pediatra» ha detto. La nonna, senza sapere chi avesse di fronte, ha consegnato la neonata.
Poi la fuga fino alla festa organizzata con fiocchi celesti appesi al balcone di casa a Castrolibero, interrotta dall’arrivo dei poliziotti.