SAN LUCA (RC) – Dopo due mesi di indagine è arrivata la conferma: i resti umani carbonizzati ritrovati all’interno dell’auto bruciata di Antonio Strangio appartengono proprio all’allevatore 42enne scomparso il 10 novembre scorso.

Strangio, lo ricordiamo, era scomparso nel nulla, e il suo fuoristrada era stato trovato bruciato nei pressi della fiumara Bonamico, in una zona isolata tra San Luca e Bovalino, e al suo interno erano stati scoperti resti ossei.

In un primo momento non era stato possibile stabilire con certezza se quei resti appartenessero a una persona o a un animale, ma le analisi hanno ora confermato l’identità della vittima.

La Procura della Repubblica di Locri aveva disposto l’esame del Dna sui resti rinvenuti, inviandoli a un centro specializzato a Messina. I risultati hanno tolto ogni dubbio: quei resti appartengono proprio ad Antonio Strangio.

L’esito dell’autopsia, i cui dettagli non sono stati ancora resi noti, potrà fornire indicazioni più precise sulle cause della morte, anche se le circostanze lasciano pochi dubbi sul fatto che possa trattarsi di un omicidio.

Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire le ultime ore di vita dell’allevatore, per comprendere chi possa aver avuto interesse a eliminarlo. Non si esclude alcuna pista, compresa quella di un delitto legato alla criminalità organizzata, data la complessità del contesto locale.