COSENZA – Si è tenuta oggi l’udienza preliminare del processo Lockdown, scaturito dall’inchiesta della Procura di Cosenza che ha coinvolto 61 persone (per le quali l’accusa ha chiesto il rinvio a giudizio) al termine delle indagini avviate in piena pandemia da Covid-19.
Gli indagati sono accusati a vario titolo di spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi, estorsioni, lesioni personali, rapine e tentato omicidio. In 5 hanno chiesto di patteggiare. Si tratta di: Luca Brogno, Nabil Saidani, Mariella Tenuta, Domenico Chianello e Armido Biagini. L’udienza è stata aggiornata al 25 febbraio.
Il resto degli indagati sono: Luca Ritacco, Giuseppa Algieri, Khalil Nader, Jerry Ikponmwoba, Daniele Perri, Francesco Cristiano, Sandra Benemerito, Abderrahman El Ouafi, Nabil Salym, Hicham Benkdiba, Pietro Alessio, Samir Costache, Maurizio Altavilla, Christian Francesco Ruffolo, Idolo Iuele, Mohamed Hassen Ben, Alessandro Morrone, Luca Retek, Fedele Pacia, Francesco Gagliardi, Carlo Gagliardi, Cosimo Manzo, Giovanni Benvenuto, Lorenzo Nicoletti, Vittorio Imbrogno, Giuseppe Muto, Gino Le Fosse, Aristide Constant Bossomo Bandjing, Rosario Giuseppe Garofalo, Francesco Paco Critelli, Enzo Bertocco, William Zupo, Fausto Corleone Foliaro Guzzo, Angelo Mancuso, Zakaria Tchebibi, Gianni Lattari, Italo Garrafa, Riccardo Mignolo, Pietro Paolo Mignolo, Giuseppe Chianello, Amedeo Pirri, Andrea Iuele, Enrico Toscano, Giovanni Bartucci, Antonio Bevilacqua, Daniel Giordano, Giuseppe De Bartolo, Sandro Maestro, Francesco Bevilacqua, Mattia Oliva, Danilo Stancati, Andrea Gaudio, Alessandro Cinerari, Antonio Ippolito De Rose, Cristian Francesco Sacco, Toni Berisa
Per ricostruire parte della presunta rete di spaccio (cocaina, eroina, hashish, marijuana) che copre il territorio cosentino gli investigatori hanno ascoltato 100.000 conversazioni intercettate tramite captazioni telefoniche e ambientali.
Colloqui che avrebbero rivelato l’esistenza di un’attività fiorente anche durante le restrizioni imposte dal lockdown. Un mercato poco incline a fare sconti a chi non riusciva a coprire i debiti contratti con l’acquisto delle droghe. Clienti che venivano costretti con selvagge intimidazioni a restituire in tempi rapidi quanto dovuto ai pusher per evitare ripercussioni.