COSENZA – La Fondazione Giacomo Mancini prende nuovamente posizione sugli sviluppi della vicenda relativa allo spostamento della statua del compianto “Leone socialista” dall’area posta proprio di fronte il Municipio, contestando ferocemente lo sfratto e denunciando «l’ossessione» del sindaco Franz Caruso su tale questione.
«Invece di amministrare la città, ingiunge il terzo sfratto. E’ una vergogna. Questa volta Caruso non ha inviato nemmeno la solita pec. Siamo stati informati da siti e giornali di una nuova delibera di giunta».
Così Giacomo Mancini, vice presidente della FGM.
«Voi direte: finalmente Caruso riunisce la giunta per adottare dei provvedimenti utili per la nostra comunità? Con i tanti problemi che ha Cosenza e che vivono i cosentini sarebbe anche ora di darsi da fare. Ad iniziare dall’affrontare le vecchie e nuove povertà che aumentano drammaticamente. Niente di tutto ciò».
«Caruso – spiega la fondazione in una nota – ha convocato la giunta per sfrattare da davanti al municipio la statua del Leone. È ossessionato. Gli dà proprio fastidio vederla li.
Non sopporta che i cosentini possano ricordare il sindaco più amato. Tant’è che nega alla Fondazione i filmati del decennio in cui ha guidato la città.
Gli provoca l’orticaria che chi passa dall’isola pedonale saluti il Leone e si faccia un selfie con lui.
E per cacciare questa sua ossessione invece di pensare ai problemi dei cosentini, Caruso pensa solo a sfrattare la statua. E dimentica, tra le altre tante cose, che questa collocazione la ha proposta proprio lui.
Nella nuova delibera afferma due cose: la prima è che “è cessato l’interesse pubblico” a che la statua stia davanti al municipio. Ma non spiega perché.
La seconda è che stipula una assicurazione, perché teme che nel corso delle operazioni di sfratto la statua si possa danneggiare. L’assicurazione la pagano i cosentini. Non Caruso.
Questa delibera è adottata a pochi giorni dall’avvio del procedimento in tribunale attivato dalla Fondazione.
Abbiamo agito perché Cosenza non è Gomorra. E a Cosenza tutti quanti sono tenuti al rispetto delle leggi e dei contratti. E nel contratto si dice che o c’è una necessità (e tra le necessità non è contemplata l’orticaria di Caruso, ne i suoi dispetti, ne tantomeno le sue ritorsioni) o senza il consenso della Fondazione la statua non si sposta. Nemmeno di un millimetro.
Invece di aspettare l’esito del giudizio e la sentenza definitiva del tribunale, Caruso, con la sua arroganza, intima per la terza volta lo sfratto del Leone. È una vergogna.
Per parte nostra – conclude Giacomo Mancini – impugneremo anche questa delibera. E reagiremo con tutti i mezzi contro questa arroganza del potere. E per questo rivolgo una volta di più l’appello ai cosentini: occhi aperti. Chi dovesse vedere armeggiare intorno alla statua ci chiami, mi chiami. Difendiamo il Leone», conclude la fondazione cosentina.