E’ dovuto arrivare alla Casa Bianca di Washington il tanto discusso Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, l’odiato, l’arrogante, il prepotente, l’incompetente tycoon, per vedere, era ora, qualche timida luce in fondo al tunnel.
Si sono persi tre lunghi anni con un milione di morti. Non poteva Biden pensarci prima? Come mai il telefono rosso della Stanza ovale non ha mai squillato e la cornetta non è mai stata alzata? Ci voleva poco.
Evidentemente né Washington né Mosca avevano intenzione di parlarsi, di dialogare, di trattare una tregua momentanea, di cessate il fuoco per evitare distruzione e morte.
Ora il telefono rosso ha squillato. Rendiamo grazie a Dio. Ma se il Santo Padre, Papa Francesco, si fosse mosso come io avevo suggerito forse la guerra in Ucraina sarebbe finita da diverso tempo.
Gli avevo suggerito di andare a Kiev, da solo, senza il codazzo dei Cardinali al seguito. La mia preghiera non è stata accolta. La presenza del Papa a Kiev e sul fronte, dove i soldati russi e ucraini sparavano ed uccidevano, avrebbe senz’altro cambiato tante cose.
Ora ci ha pensato Trump, quel Trump che secondo i politologi da strapazzo non avrebbe mai potuto vincere le elezioni in America. Ma parliamo della lunga telefonata tra Trump e Putin. Cosa si son detti?
Poche cose trapelano e poche cose sono state dette dal portavoce della Casa Bianca. Penso, però, che il punto più importante della tanto attesa telefonata sia stato che ha avuto luogo. Ci sarà finalmente una tregua anche se di breve durata? Lo sperano in molti. Trump per primo. E anche gli Ucraini, i quali hanno vissuto per tre lunghi anni sotto i bombardamenti.
Ma anche il popolo russo spera in una tregua e poi in una pace, perché migliaia e migliaia di giovani soldati russi sono morti in combattimento e sotto i missili lanciati dagli ucraini.
Il popolo russo è all’oscuro di quanto sta succedendo in Ucraina e delle mire bellicistiche del loro leader. Vivono sotto dittatura e le verità vengono nascoste. Se vivessero in un regime democratico a quest’ora si sarebbero ribellati e la guerra sarebbe finita e i giovani soldati, mandati a combattere in una terra straniera, sarebbero tornati sani e salvi nelle loro case.
Ma Putin vuole la pace? Penso di sì. Però tergiversa, prende tempo. Solo stop di attacchi alle centrali. Tutta qua. Davvero poco. E la guerra continua. Continuano i bombardamenti, continuano i lanci dei missili, si continua a morire, le truppe russe continuano ad avanzare lentamente.
E le nostre speranze di vedere finita la guerra sono crollate dopo aver letto le condizioni dettate dal dittatore russo. Un mezzo passo avanti ha scritto qualcuno. La strada è lunga e tortuosa. Putin e Trump non hanno ottenuto quanto si proponevano e si aspettavano.
Trump voleva la pace subito, Putin sì, ma. I terreni occupati non li vuole lasciare, l’Ucraina non deve entrare nella Nato, gli USA non devono più mandare aiuti a Kiev. E l’Europa cosa faceva mentre Putin e Trump parlavano al telefono e discutevano come chiudere la guerra in Ucraina? Discutevano di pace? No. Discutevano di armamenti. Si vis pacem para bellum.
Prepararsi alla guerra se si vuole evitarla. Per ottenere la pace l’Europa deve armarsi per essere in grado di difendersi. Difendersi da chi? Dalla Russia, perché si sta preparando ad invadere il resto dell’Europa.
Frank Gagliardi *
* Ha pubblicato 11 libri. Ha collaborato con diversi giornali nazionali tra cui Il Quotidiano di Roma (oggi Avvenire).