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Cosenza, giovane incensurato scagionato grazie alla digitalizzazione del processo

Arrivano dalla Calabria i primi risultati della digitalizzazione degli atti del processo penale. Archiviazione confermata dopo mesi di battaglia legale

Il tribunale di Cosenza

COSENZA – Arrivano dalla Calabria i primi risultati della digitalizzazione degli atti del processo penale: archiviazione confermata dopo mesi di battaglia legale per un giovane incensurato, scagionato grazie alla digitalizzazione del processo.

La vicenda risale al settembre 2023 quando il GiP presso il Tribunale di Cosenza, Manuela Gallo, dopo una perizia ed un incidente probatorio, su richiesta del PM, Donatella Donato, disponeva l’archiviazione di un procedimento penale per un grave reato contestato ad un ventenne cosentino incensurato, per infondatezza della notizia di reato.

Sembrava tutto finito, ma a sorpresa il difensore delle parti civili, e presunte persone offese, presenta reclamo al Tribunale di Cosenza in composizione monocratica lamentando di aver proposto opposizione all’archiviazione, nel procedimento penale in questione, senza che il GIP, Manuela Gallo, avesse fissato l’ udienza per discutere se archiviare o meno il procedimento.

Il 26 settembre 2024, il Tribunale di Cosenza, dopo un’udienza pubblica alla quale per legge non ha diritto di partecipare l’indagato, né il suo difensore, accoglieva il reclamo delle parti civili e trasmetteva di nuovo gli atti al Gip presso il Tribunale di Cosenza.

Il 20 marzo 2025, alla nuova udienza per l’opposizione innanzi al Giudice per le Indagini Preliminari, il difensore dell’indagato, tramite memoria difensiva scritta e discussione orale, ha evidenziato come il reclamo, presentato dal difensore delle parti civili avesse indotto in errore il Tribunale Monocratico, che ha ritrasmesso gli atti al GIP, perché in realtà tale reclamo non era stato mai correttamente depositato.

Nel fascicolo cartaceo, infatti, l’atto di opposizione risultava formato da un solo foglio, senza le pagine con la firma del difensore delle parti civili e perfino privo della ricevuta di deposito telematico.

Insospettito da tale stranezza, il difensore dell’indagato ha chiesto, ottenuto e prodotto in giudizio la certificazione rilasciata dal funzionario responsabile del portale per i depositi degli atti penali nella quale si attesta che nel fascicolo informatico non si rinviene alcuna opposizione della parte civile, ma per di più quella inviata telematicamente dal difensore delle parti civili risulta essere stata rifiutata.

Nonostante tale certificazione in atti, la difesa delle parti civili, ha insistito nella sua richiesta di opposizione all’archiviazione del procedimento penale, a carico del giovane e innocente indagato.

A porre fine alla vicenda a carico dell’indagato ha provveduto il Giudice per le Indagini Preliminari, Claudia Pingitore, che, in accoglimento delle richieste dell’avvocato Mario Alberelli del Foro di Cosenza, con ordinanza ha testualmente rilevato che “l’atto di opposizione in atti risulta incompleto, essendo presente solo la prima pagina (le ricerche effettuate tramite cancelleria non hanno consentito il rinvenimento delle residue pagine), circostanza dalla quale deriva la inammissibilità dello stesso, non recando alcuna indicazione in merito alle eventuali indagini suppletive da espletarsi”.

La tutela dei diritti del giovane indagato, incensurato e soprattutto innocente, è stata possibile quindi solo grazie alla digitalizzazione del processo, che ha consentito di provare con precisione l’inammissibilità delle doglianze delle parti civili, e liberare un innocente dal peso ingiusto di processo.