DOPO UN TIRA E MOLLA, dopo che gli americani sono scesi in piazza per dire a Trump che sta sbagliando, dopo che le borse di tutto il mondo erano crollate spaventosamente perdendo migliaia e migliaia di dollari, lo spaccone americano della Casa Bianca fa marcia indietro: Mi fermo per 90 giorni. E poi? Ricomincia da capo? Speriamo di no. E dopo l’annuncio di Trump le borse hanno incominciato a salire recuperando alcuni punti persi nella settimana scorsa. La decisione del Tycoon di una pausa sui dazi è un segnale positivo. Vuol dire che l’Europa può trattare con gli U.S.A. Trump ha capito, finalmente, era ora, che una guerra commerciale non avrebbe danneggiato soltanto l’Europa ma anche e soprattutto gli Stati Uniti d’America. Avrebbe danneggiato gli operai e gli industriali che per la seconda volta l’hanno mandato alla White House. Lo spaccone ha avuto paura per la piega che avevano preso i mercati finanziari. Troppi rischi per gli USA. E così gli è venuta la tremarella e ha incominciato a ragionare e senza preavviso ha deciso di sospendere i dazi che aveva annunciato pochi giorni prima sostituendoli con una tariffa al 10%. E’ stato costretto a ritirare il suo bluff non solo per paura dei mercati finanziari, ma anche per la pressione di qualche suo ministro, degli imprenditori e di Elon Musk. La sua popolarità è calata a picco e il Partito Repubblicano è incominciato a tremare. Pensa già alle elezioni di Midterm. Sarà per il Partito e per i Senatori e i Deputati repubblicani una vera débâcle. Con i tassi alti voluti dall’antipatico spaccone tutti gli Stati Europei avevano molto da perdere. L’Italia forse più degli altri. Ma quando gli economisti seri e competenti hanno fatto capire a Trump che i danni per l’economia americana sarebbero stati ancora più gravi, ha fatto un passo indietro. Se ne erano accorti per primo i cittadini americani che avrebbero perso il posto di lavoro. Le industrie avrebbero chiuso. Wall Street sarebbe crollato. Ed ecco allora che i cittadini sono scesi in piazza in tutti gli Stati dell’Unione. Un solo grido: Stop ai dazi. Dazi di quel tipo avrebbero portato all’inflazione e alla disoccupazione. Ma la crisi dell’anno 1929 se l’era dimenticata? E il “Big Crash?, il giorno del crollo della borsa valori, non gli ha insegnato nulla? Ma forse queste cose lui non le conosce o fa il furbo, spocchioso com’è.Tirare la corda a lungo avrebbe portato l’America a una guerra finanziaria e commerciale inimmaginabile. Lo spaccone si vantava che molti sarebbero andati da lui a baciarli il culo.
Il Presidente della nazione più ricca e più forte del mondo così si esprime? Quanti rimpianti per Roosevelt, Truman, Eisenhower, Kennedy! Ma gli americani lo hanno liberamente e democraticamente votato ed ora, però, si sono pentiti e piangono per l’errore grossolano commesso.
Nessuno è andato da lui o l’ha chiamato. E’ stato lui per primo a cedere. Ma non bisogna gridare alla vittoria. I cambiamenti di rotta di questo signore sono continui. Non ci si può più fidare. E i suoi bluff, la sua spavalderia, la sua ignoranza, hanno minato la credibilità dell’amministrazione americana.
Ogni santo giorno da quando è stato eletto siamo stati costretti ad ascoltare dal presunto leader della nazione più potente del mondo spacconate con disarmante serietà: evacuazione forzata dei Palestinesi da Gaza e la trasformazione in un resort turistico; annessione del Canada per farne il 51° Stato; annessione della Groenlandia.
L’interesse per l’isola, lui dice, è dato da motivi di sicurezza ma anche per le risorse di cui il territorio dispone; e infine il Controllo del Canale di Panama.
Frank Gagliardi *
* Ha pubblicato 11 libri. Ha collaborato con diversi giornali nazionali tra cui Il Quotidiano di Roma (oggi Avvenire).