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«Aiutatemi! Mi sono rimasti appena 14 euro», alcuni giorni fa il grido disperato di Paolo Guzzanti

Chi ha chiesto aiuto è un signore di una certa età, giornalista e scrittore, opinionista televisivo nelle reti di Mediaset, ex Senatore della Repubblica Italiana per due legislature

NON E’ IL GRIDO DISPERATO di un clochard o di uno che ha perso il posto di lavoro. E’ il grido disperato di Paolo Guzzanti. Paolo Guzzanti ha chiesto aiuto agli amici. Ha finito i soldi. Poverino, gli sono rimasti in tasca soltanto 14 euro. E cosa potrebbe comprare per mangiare? Una pizza e una gassosa. E’ stato un accorato appello di un povero cristo che ha perso il posto di lavoro, che è stato costretto ad abbandonare la propria casa perché non può pagare l’affitto e le care bollette di luce e gas, costretto a vivere in strada in una macchina vecchia e abbandonata e il giorno costretto a mendicare un piatto caldo alla mensa dei poveri? No. Paolo non è un clochard. Non è un immigrato. Non è un lavoratore che ha perso il posto di lavoro. Chi ha chiesto aiuto è un signore di una certa età, giornalista e scrittore, opinionista televisivo nelle reti di Mediaset, ex Senatore della Repubblica Italiana per due legislature. E’ Paolo Guzzanti. Oggi è in crisi. Non ha più soldi e ha chiesto aiuto agli amici che hanno subito risposto: presente. Ma non prende oltre 10 mila euro al mese di pensione e altri ammennicoli partecipando quasi ogni sera alla trasmissione di Canale 4? Quando ho letto questa notizia sui giornali ho pensato ad un pesce d’aprile. E’ tutto vero. Paolo ha mandato un messaggio agli amici tramite i giornali per chiedere un aiutino. E gli amici hanno risposto. Ha già ricevuto 5 mila euro. Anche il figlio Corrado ha dato una mano al padre. Ma in tutti questi anni cosa ha fatto Paolo dei soldi percepiti in grande quantità? Li ha sperperati? Lui dice che ha un debito con il fisco, che l’ex moglie chiede un grosso vitalizio e che ha dovuto subire quattro operazioni pagandole di tasca propria. Ma resta sempre un privilegiato. Non si vergogna. E allora noi ex impiegati dello Stato o ex metalmeccanici con 1500 euro al mese cosa dovremmo dire? Non ci siamo mai lamentati con nessuno. A volte abbiamo tirato la cinghia. A volte siamo stati costretti a rinunciare a qualcosa. Abbiamo mangiato pane e cipolla, mortadella e caciocavallo silano. E bevuto un bel bicchiere di vino rosso delle cantine di Cirò o di Donnici. Non abbiamo mangiato caviale e ostriche e bevuto champagne. In vacanza, d’estate, siamo andati in alberghi di terza categoria. Non siamo andati in giro per il mondo. E i pochi soldi che ci restavano alla fine del mese li abbiamo depositati in banca o nei libretti postali. Serviranno. Per qualche malattia improvvisa, per qualche incidente e perché no, anche per la bara e per il funerale. Paolo, invece, i soldi li ha sperperati e chiedere ora i soldi agli amici è umiliante. E’ una vergogna. Avrebbe potuto fare intervenire la Legge Bacchelli. Avrebbe ricevuto un vitalizio straordinario essendo un cittadino in stato di necessità. L’uomo abituato al lusso e allo sfarzo, ora piange miseria. Cosa dovrebbe dire la povera gente? Non si lamenta, non piange miseria. Gli daremo un euro? Fate la carità ad un povero ex parlamentare. Più utile e saggio darlo alla nonnina che a Corso Mazzini della mia città col bicchiere di plastica in mano chiede un obolo ai passanti.