La Direzione investigativa Antimafia

STRONGOLI – Ci sono l’ex sindaco Sergio Bruno e l’attuale assessore comunale all’ambiente, Francesco Costantino, tra gli 11 indagati per i quali la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro ha concluso le indagini  per concorso esterno in associazione mafiosa. Con loro sono indagati dirigenti comunali, professionisti e imprenditori.

L’accusa principale, pesantissima, è quella di concorso esterno in associazione mafiosa. Le indagini, condotte dalla Guardia di finanza di Crotone, hanno fatto luce su un presunto sistema di favoritismi attuato dall’Amministrazione e dagli uffici comunali nei confronti di esponenti della cosca Giglio, radicata nel territorio, e di aziende considerate vicine alla stessa consorteria criminale.

Al centro dell’inchiesta, figura Luigi Salvatore Benincasa, attuale responsabile dell’Area Tecnica del Comune di Strongoli. Secondo l’accusa, dal 2012 Benincasa avrebbe agito come “concorrente esterno” della cosca Giglio, fornendo un contributo determinante per il rafforzamento del sodalizio attraverso una serie di atti amministrativi mirati. Le contestazioni a suo carico sono numerose e dettagliate: si va dalla concessione di autorizzazioni per attività commerciali a membri della famiglia Giglio senza le dovute certificazioni antimafia (il chiosco dei fiori al cimitero), all’affidamento diretto di servizi pubblici, come la pulizia delle spiagge, a ditte sottoposte a estorsione da parte del clan, permettendo così alla cosca di incamerare parte dei proventi.

Le indagini evidenziano come Benincasa avrebbe anche illecitamente prorogato servizi di pulizia a società contigue alla ‘ndrangheta, arrivando a falsificare documenti per coprire le proprie responsabilità. Tra gli episodi contestati, anche l’aver disposto, nel marzo del 2017, la pulizia della strada del Santuario della Madonna di Vergadoro in occasione del matrimonio di un rampollo della famiglia Giglio e l’aver veicolato un concorso pubblico per favorire la figlia di un esponente di spicco del clan Valente.
Tra le altre accuse c’è anche quella relativa alla gestione dei fondi regionali per la pulizia del torrente Survolo utilizzando impropriamente fondi regionali senza una gara ad evidenza pubblica e affidandoli ad una dotta non censita sul Mepa.

L’ex sindaco Sergio Bruno (eletto il 22 settembre 2020 e dimessosi il 2 agosto 2023) è coinvolto, insieme a Benincasa e altri, nell’accusa di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, con l’aggravante mafiosa, riguardo l’appalto per il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani del Comune di Strongoli. L’obiettivo sarebbe stato quello di condizionare la gara per favorire la TECNEW s.r.l., società ritenuta collegata alla cosca Giglio. Bruno è inoltre accusato, in concorso, di aver turbato le procedure per l’affidamento della progettazione di un impianto polisportivo coperto.

Un altro filone riguarda Salvatore Benincasa, rappresentante legale della ditta Color Art. Anch’egli è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa per aver, tra le altre cose, consentito subappalti irregolari a ditte legate al capocosca Giglio e per aver impiegato Pasquale Giglio, fratello del boss, schermando la sua presenza attraverso diverse matricole aziendali per eludere i controlli antimafia.

Tra gli altri indagati figura  Francesco Costantino, all’epoca dei fatti membro della Giunta Comunale ed anche attualmente assessore all’ambiente della giunta del sindaco Francesco Benincasa. Con lui sono indagati Alfonso Della Corte e Mario Martino, entrambi responsabili della Tecnew s.r.l., tutti coinvolti nella presunta turbativa d’asta per la gestione del servizio di raccolta dei rifiuti.
Indagati solo per turbativa d’asta e non per concorso esterno in associazione mafiosa tre professionisti: Ferdinando Greco, Tommaso Blandino e Vincenzo Lucente sono indagati (insieme a Bruno e Luigi Salvatore Benincasa) per aver condizionato l’affidamento dell’appalto per un impianto sportivo coperto.

Infine, Pasquale Barbuto e Mariolina Pastore, membri della commissione esaminatrice di un concorso pubblico, sono accusati di falso ideologico in atti pubblici, aggravato dal fine di agevolare le cosche, per aver pilotato la selezione in accordo con Luigi Salvatore Benincasa (il crotonese).