Casa circondariale Ugo Caridi di Catanzaro

CATANZARO – Nella casa circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro, si leva un grido di allarme da parte di circa 250 detenuti. In un esposto firmato e consegnato in copia a Calabria Inchieste, comprensivo di firme, i reclusi denunciano una serie di gravi e persistenti carenze nell’assistenza sanitaria interna.

Una missiva-denuncia inviata a una ventina di istituzioni, tra presidenza della Repubblica e del Consiglio, magistrature, autorità sanitarie, garanti.

Le accuse (di parte) sono pesanti: presunte negligenze, omissioni e una gestione sanitaria ritenuta inadeguata che avrebbe contribuito, secondo quanto dichiarato, anche a sei decessi avvenuti tra luglio 2024 e gennaio 2025.

Visite mediche: tempi d’attesa e assenza di reperibilità notturna

Uno dei principali punti critici evidenziati nell’esposto riguarda la gestione delle visite mediche interne, ridotte a una sola seduta settimanale. Tale servizio, già insufficiente per una popolazione carceraria di oltre 600 detenuti, risulta ulteriormente compromesso dalla frequente assenza di medici, causando ritardi fino a tre settimane anche solo per ricevere farmaci generici come la Tachipirina.

In caso di emergenze notturne, il quadro si aggrava: nessun medico sarebbe presente tra le 20:00 e le 08:00, lasciando gli infermieri soli ad affrontare situazioni potenzialmente critiche in attesa dell’arrivo, spesso in ritardo, della guardia medica.

Farmaci «distribuiti con ritardo» anche dopo la prescrizione 

Un ulteriore elemento di forte disagio riguarda la distribuzione dei farmaci. La nuova gestione prevede l’erogazione anche dei medicinali più comuni solo dietro prescrizione medica, la quale, essendo soggetta ai suddetti ritardi, non consente la somministrazione tempestiva dei farmaci. In molti casi, anche dopo la prescrizione, i detenuti ricevono i medicinali con 3-4 giorni di ritardo.

Assistenza ai detenuti disabili: piantonaggio abolito e condizioni inadeguate

Il problema si estende anche all’assistenza alla persona per i detenuti con patologie gravi o disabilità. Il sistema dei piantoni (detenuti addetti all’assistenza), sarebbe stato abolito e sostituito con soli 3-4 operatori socio-sanitari dell’ASP, numericamente insufficienti.

Il risultato è l’isolamento di detenuti gravemente malati in celle comuni prive di assistenza specifica. Le sezioni “pseudo-cliniche” istituite al padiglione C.O. risultano inadeguate, con strutture fatiscenti, mancanza di acqua calda, docce inaccessibili e celle chiuse anche per soggetti con gravi difficoltà motorie.

Sei morti sospette in sei mesi: “Tutti per arresto cardiaco?”, è il quesito che si pongono i detenuti

Nel documento viene evidenziata con preoccupazione la morte di sei detenuti in soli sei mesi. I decessi, ufficialmente attribuiti ad arresto cardiaco, hanno sollevato forti dubbi. Le vittime – tra cui anche un detenuto deceduto lo stesso giorno del suo ingresso e un altro prossimo alla scarcerazione – erano tutte persone relativamente giovani.

Si citano i nomi:

  • A. circa 45 anni (indagini in corso);
  • F. 57 anni, pochi giorni prima della liberazione;
  • I. C.  42 anni, abilitato al lavoro esterno;
  • D. 37 anni, deceduto il giorno dell’ingresso in istituto;
  • I. D. 28 anni, morto in isolamento (denuncia della madre);
  • A. circa 43 anni.

I detenuti chiedono alle autorità: «È stata garantita loro l’assistenza medica preventiva e il tempestivo soccorso al manifestarsi del malore?».

Omissioni burocratiche e dialogo negato

Nel mirino dell’esposto di parte ci sono anche presunte gravi mancanze nella gestione della documentazione sanitaria. I detenuti denunciano la mancata emissione di certificati essenziali per pratiche legali, pensionistiche o sanitarie, e l’assenza di risposte alle richieste degli avvocati.

Ancora più grave, secondo quanto riferito, è l’impossibilità di ottenere colloqui orali con la direzione sanitaria, negati sistematicamente da oltre due anni.

Le richieste dei detenuti

Con questo esposto, i detenuti chiedono l’intervento urgente delle autorità competenti affinché siano accertate le responsabilità per le presunte negligenze che avrebbero contribuito all’aggravarsi delle condizioni sanitarie dei detenuti, e forse anche alla morte di sei di essi.

Il ripristino di un servizio sanitario efficiente, umano e in linea con i diritti costituzionali e internazionali.

Un grido di giustizia

Il documento, inviato alle autorità competenti e firmato da tutti i detenuti dell’istituto, si conclude con la nomina dell’avvocato Emanuele Papaleo del Foro di Locri quale legale di fiducia.

Un’iniziativa che punta non solo a denunciare ma a pretendere un cambiamento radicale. Perché, come ricordano gli stessi detenuti, la salute è un diritto inviolabile, sancito dalla Costituzione (artt. 3, 27, 32) e dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo.

«Non chiediamo privilegi, ma il rispetto della dignità e dei diritti che spettano a ogni essere umano, anche se ristretto», scrivono i firmatari.

Una verità di parte: spazio al contraddittorio

È importante precisare che quanto denunciato in questo esposto rappresenta la versione dei detenuti, dunque una verità di parte.

Come redazione di calabriainchieste.it siamo disponibili a ospitare repliche, chiarimenti o rettifiche da parte di chiunque abbia titolo per intervenire.

Crediamo infatti nel valore del contraddittorio come fondamento del giornalismo etico e dell’informazione completa.

Chiunque voglia fornire una versione differente dei fatti o approfondimenti, non essendo al momento riusciti ad acquisire un’altra versione di parte, può scrivere a: info@calabriainchieste.it.

Nel frattempo, la vicenda sollevata dai detenuti di Catanzaro merita attenzione. La salute è un diritto fondamentale e le carceri non possono essere luoghi dove questo diritto non viene consentito. Ora la parola passa alle istituzioni.

fiorellasquillaro@calabriainchieste.it