Cassazione di Roma

CETRARO (CS) – La Corte di Cassazione ha rigettato, perché inammissibile, il ricorso presentato dalla difesa del cetrarese Luigi Scornaienchi, condannato a 18 anni di reclusione per il coinvolgimento in un’associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico (processo Overloading).

Luigi Scornaienchi, figlio di Lido Scornaienchi (alias Cumbietto) braccio, destro del boss Franco Muto di Cetraro, ritenuto dagli inquirenti anche lui vicino al clan, aveva chiesto la rideterminazione della pena, invocando l’esclusione di un’aggravante, legata al numero dei membri del gruppo criminale, che secondo la difesa sarebbe risultata insussistente alla luce di nuove prove.

Tale richiesta si fondava sull’argomento che, in un altro processo separato, il numero dei membri dell’associazione fosse stato inferiore ai dieci, soglia oltre la quale si applica l’aggravante. La Corte di Appello di Catanzaro aveva già respinto tale istanza nel 2023, e la stessa decisione è stata confermata dalla Suprema Corte, che ha ribadito l’infondatezza delle argomentazioni avanzate dai difensori di Scornaienchi.

Nel rigettare il ricorso, la Cassazione ha sottolineato che la sentenza di condanna che aveva determinato la pena, in esito al giudizio abbreviato, si era basata su una valutazione certa e definitiva della composizione dell’associazione e sulla sussistenza dell’aggravante di cui all’art. 74 del D.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309, (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e psicotrope).

Nonostante il fatto che in altri processi separati il numero dei coimputati fosse stato ritenuto inferiore a dieci, la Corte ha ritenuto che la condanna di Scornaienchi fosse irrevocabile, avendo passato indenne i gradi di impugnazione e avendo il giudizio di cognizione stabilito con certezza la sua partecipazione all’associazione criminale.

Luigi Scornaienchi, coinvolto nel processo Overloading, è stato ritenuto intraneo in un’organizzazione criminale che operava nel traffico internazionale di stupefacenti, legata al potente clan Muto di Cetraro.  Il processo ha visto la condanna di numerosi soggetti accusati di far parte di un’associazione finalizzata alla produzione e distribuzione di sostanze stupefacenti con forti ramificazioni anche al di fuori della Calabria.

La condanna di Scornaienchi, che risale al 2013, era stata sancita in sede di giudizio abbreviato, dalla Corte d’Appello di Catanzaro che aveva accertato la sua partecipazione al sodalizio criminoso.

Con la recente sentenza, la Cassazione ha convalidato il rigetto delle richieste di Scornaienchi. La pena di 18 anni di reclusione, quindi, rimane confermata, a meno che non emergano ulteriori elementi che possano portare a una revisione del giudicato. La Corte ha anche condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali, oltre a una somma di tremila euro da versare alla cassa delle ammende.

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