“ADESSO PARLO IO…”: Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, ieri sera su Rete4, è stato ospite di Nicola Porro.

Si preannunciava una “intervista” per fare luce sulla inchiesta penale relativa a presunti episodi corruttivi, ipotizzati dalla procura catanzarese, che riguardano Occhiuto, un suo ex socio – membro dello staff del sottosegretario Matilde Siracusano, compagna dello stesso Occhiuto (https://www.calabriainchieste.it/2025/06/13/corruzione-sottosegretaria-siracusano-difende-il-suo-compagno-occhiuto/) – e, a vario titolo, altre tre persone.

Di “intervista”, però, nemmeno l’ombra; solo un siparietto, dove a “scagionare” l’indagato è stato il giornalista Mediaset, vestendo i panni del Pubblico ministero («Io faccio il Pm») e sminuendo la tesi accusatoria, elaborata sulla scorta di articoli del giornale il Domani, definito “la cancelleria del tribunale” perché, secondo quanto riferito da Occhiuto, le accuse della Procura sono state da lui apprese proprio tramite quell’organo di informazione.

E’ infuriato per questa ragione, Roberto Occhiuto («io sono incazzato»), sia perché le accuse a suo carico le ha apprese dalla stampa e sia perché non è stato ascoltato dal pubblico ministero – nemmeno dopo la sua recente richiesta – per avere l’opportunità di fare chiarezza sulla sua posizione (https://www.calabriainchieste.it/2025/06/11/occhiuto-sono-indagato-controllatemi-tutto-ho-chiesto-di-essere-sentito-al-piu-presto-dai-magistrati/)

«Non sono sereno», ha ripetuto il governatore della Calabria che, intanto, nelle more che qualcuno muova qualcosa, ha avviato una campagna mediatica a suo favore (https://www.calabriainchieste.it/2025/06/12/occhiuto-indagato-per-corruzione-strategia-difensiva-cercare-aiuto-sui-social/), prima sui social, poi da Nicola Porro e, infine, attraverso una conferenza stampa, fissata per domani, mercoledì 18 giugno, alle ore 11.30, al dodicesimo piano della Cittadella regionale di Catanzaro, presumibilmente per continuare a dire la sua sulla vicenda.

«Ho chiesto di vedere le carte – ha detto Occhiuto – però mi è stato negato perché dicono che c’è un’inchiesta in corso». E Porro continua a sottolineare, mettendo comodo Occhiuto e aiutandolo nella sua esposizione: «Lui non vede le carte, loro (Il domani, ndr) vedono le carte. Che glielo dicano (i magistrati, ndr) in faccia».

«Mi hanno notificato questi due fogli, ecco, non ci sono i fatti – ha detto Occhiuto – ho chiesto di avere le carte e mi viene negato, ma le carte vengono date a un giornalista.

E ancora: «Sono fatti che non riguardano la mia attività di presidente della Regione. Ho governato con la massima trasparenza possibile, lavorando gomito a gomito con vertici di istituzioni, prefetti, forze di polizia, procuratori», si giustifica Occhiuto, visibilmente nervoso.

«Lei ha dato incarichi pubblici a un suo socio? Io faccio il Pm», continua Porro, porgendo domande comode per consentire a Occhiuto di indirizzare la sua difesa sui fatti che più gli interessano.

«Sono indagini su normali rapporti tra soci in società private. Io non ho dato nessun incarico. Dicono che avrei avuto benefici da una società, utilizzando due auto e queste macchine in mio uso sarebbero state multate e la società ha pagato le multe», afferma.

«E’ una società privatà? Sono affari suoi…», prosegue il gentilissimo Porro. «Una Smart e un’Audi? Che c’è di strano. Auto aziendali?», prosegue il giornalista.

«Dicono che avrei tratto benefici da queste società e in cambio avrei agevolato il mio socio», dice Occhiuto, confermando i fatti resi noti nei giorni scorsi.

«Se anche lo avessi nominato (il suo ex socio, ndr, comunque nominato dalla compagna di Occhiuto) – aggiunge – non è uno scappato di casa; è un giornalista che ha fatto l’autore di trasmissioni televisive nazionali, il capo segreteria di due ministri. Avrei anche potuto nominarlo, ma non l’ho fatto, lo ha fatto la mia compagna, la sottosegretaria Matilde Siracuano», ha confermato candidamente Occhiuto.

«Quando lui si offrì di collaborare con Matilde, sia io e sia lei ne siamo stati felici», ha rivelato il presidente della Regione Calabria, che ha poi aggiunto: «Dove sta la corruzione?»

Porro, quindi, giunge a una sintesi dei fatti: «Quindi, società privata, lei usa un’auto privata e in fuzione che lei usa questa auto privata si sostiene che lei avrebbe nominato questo suo socio».

«Lui faceva bonifici per lui e anche per me – conferma Occhiuto – tutto tracciabile, come avviene in tutte le società private d’Italia. Poi mi contestano che faccio il recesso delle società. Io queste società ce le ho perché non voglio essere dipendente dalla politica. Oggi dico che mi ricandido e dopo qualche settimane succede sto casino», denuncia Occhiuto, come a voler sollevare dubbi circa presunte commistioni o comunque una regia occulta a suo danno.

Tornando al valore delle quote cedute al suo socio, il governatore dice che si sono messi d’accordo e che si sono svolte trattative normali, tra soci».

Porro cerca ancora di scagionare Occhiuto agli occhi degli spettatori: «E che problema ci sarebbe in questa trattativa? Il mio socio sarebbe stato favorito da me? Lui ha consulenza nella sua regione?», chiede Porro. Occhiuto ribatte: «Io non l’ho mai nominato» E insiste col dire: «Avrei potuto farlo…»

E, ancora, sempre sulla difensiva, cerca di salvare capra e cavolo: «Io non dico che è colpa dei giudici, come fanno altri. Ma ho detto: indagate a 360 gradi, indagate anche me (quello che stanno facendo, ndr), ma se vi chiedo di esserte sentito, anche “al buio”» – ossia senza conoscere di cosa viene accusato (Il Domani ha comunque reso noto fatti e circostanze, ndr) – «io sono certo che come presidente della Regione non ho fatto nulla che possa essere assimilabile a fatti di corruzione».

Occhiuto, ancora, aggiunge, sempre in tono difensivo: «Io lavoro 16 ore al giorno su fatti complicatissimi e oggi una parte del mio tempo devo dedicarlo a questa stronzata.

Io voglio essere chiamato e sentito», è la pretesa di Occhiuto (ribadita più volte) che intende, verosimilmente, dettare tempi e modalità della indagine a suo carico (se il Pm ritiene di non doverlo sentire, perché magari non ce n’è bisogno, perchè agire con tutto questo pressing mediatico?).

«Io ho buttato il sangue per questa regione. Sono incazzato perchè l’immagine che si dà di me e della Regione non è una immagine reale. Io non voglio più garanzie, non dico “non indagate su di me”, ma fatemi chiarire ogni cosa perché sono sicuro di poter chiarire ogni cosa».

E poi la stoccata finale agli inquirenti: «E’ successo a tutti i presidenti della regione: o arrestati o indagati o rinviati a giudizio. Sono stati assolti o hanno archiviato nella maggior parte dei casi. Ma sono stati distrutti».

Occhiuto, pertanto, insiste col dire che si candiderà e che chiederà ai calabresi di decidere se lui sarà degno di continuare a governare la regione.

Dunque, le impressioni che abbiamo avuto dopo aver ascoltato il siparietto di ieri sera sono le seguenti: Occhiuto dimostra di avere paura, tanto che anziché attendere in religiosa attesa lo sviluppo delle indagini, come fanno tutte le persone normali e, soprattutto, come dovrebbero fare personaggi che rivestono ruoli di assoluto rilievo, la butta in caciara.

E’ in seria difficoltà, Roberto Occhiuto, anche dal punto di vista politico, temendo di non essere più ricandidato e, soprattutto, temeno una mancata riconferma, alla luce di quanto accaduto.

E, ancora, ci chiediamo: se Occhiuto è certo che a suo carico vi siano solo “stronzate”, perché dedicare intere giornate ad una campagna mediatica-difensiva di questa portata, rischiando finanche di mancare di rispetto ai vertici di quelle istituzioni con cui da anni sta lavorando gomito a gomito? Perché dedicare tutto questo tempo al nulla? Non è forse meglio lasciare correre? Lasciare lavorare la magistratura?