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Crisi Iran-Israele: continuano i raid mentre la diplomazia internazionale fatica a tenere il passo

Mentre Teheran e Tel Aviv intensificano gli attacchi reciproci, l’Europa tenta di riaprire il dialogo. Cresce il timore per una possibile escalation regionale

MEDIO ORIENTE – Il conflitto tra Iran e Israele ha raggiunto il dodicesimo giorno consecutivo di combattimenti intensi, segnando una delle fasi più acute e imprevedibili nella storia recente del Medio Oriente.

Le ultime 48 ore hanno visto un’escalation di attacchi aerei, missilistici e droni su obiettivi civili e militari, mentre le cancellerie europee e l’ONU faticano a strappare anche solo una tregua temporanea. Un bilancio umano e politico che si aggrava di ora in ora.

Ultimi attacchi: escalation senza tregua

Israele ha colpito durante la notte una base di lancio missilistico nei pressi di Esfahan, nel cuore dell’Iran, provocando l’esplosione di un deposito di armi considerato strategico. Teheran ha risposto poche ore dopo con una raffica di missili balistici a medio raggio diretti verso il nord di Israele, colpendo le città di Haifa e Beersheba. Fonti mediche israeliane riportano almeno 14 feriti gravi e la distruzione parziale del pronto soccorso dell’ospedale Soroka.

Nel frattempo, Hezbollah ha lanciato razzi dal sud del Libano, segnalando il rischio concreto di un secondo fronte. Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno risposto con bombardamenti mirati nella valle della Bekaa.

Bilancio delle vittime

Secondo dati aggiornati del Comitato Internazionale della Croce Rossa, il conflitto ha già causato più di 380 vittime civili in Iran, 210 in Israele e oltre 600 nella Striscia di Gaza, che subisce pesanti bombardamenti a causa dei sospetti collegamenti tra Hamas e la Guardia Rivoluzionaria iraniana. Le infrastrutture sanitarie sono al collasso in diverse aree, mentre le evacuazioni restano ostacolate dai combattimenti.

Crisi umanitaria e tensioni regionali

La situazione umanitaria è particolarmente drammatica a Gaza e nei centri rurali dell’Iran, dove l’accesso a elettricità, acqua e medicine è stato gravemente compromesso. L’ONU ha denunciato l’impossibilità di istituire corridoi umanitari, mentre il Programma Alimentare Mondiale segnala carenze alimentari crescenti.

Sul fronte politico, l’Arabia Saudita ha richiamato il suo ambasciatore a Tel Aviv, e il presidente turco Erdoğan ha definito l’azione israeliana “un’aggressione sionista su scala regionale”, minacciando una mobilitazione diplomatica nel Consiglio di Sicurezza.

Tentativi diplomatici in stallo

Nelle ultime ore si è tenuto a Ginevra un incontro tra ministri degli Esteri europei, rappresentanti ONU e inviati speciali statunitensi. L’Alto rappresentante UE Josep Borrell ha parlato di “spiraglio diplomatico, seppur fragile”, mentre l’Iran ha fatto sapere tramite il ministro degli Esteri Amir-Abdollahian che “valuterà soluzioni diplomatiche solo se cessa l’aggressione sionista”.

Il Segretario Generale ONU António Guterres ha lanciato un appello urgente alla de-escalation, ma le parti appaiono ancora distanti. Gli Stati Uniti, pur mantenendo il sostegno a Israele, avrebbero inviato un messaggio riservato a Teheran tramite la Svizzera, proponendo una finestra di cessate il fuoco di due settimane.

Rischi di escalation nucleare

Uno dei timori più gravi nelle cancellerie occidentali è l’eventuale attivazione di capacità nucleari, anche solo a scopo dimostrativo. Israele ha messo in stato di allerta i bunker governativi a Gerusalemme, mentre l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica ha denunciato la perdita di contatti con due installazioni iraniane nei pressi di Natanz. Il coinvolgimento diretto di Hezbollah e le minacce incrociate tra Teheran e Gerusalemme alimentano l’ipotesi di una guerra regionale.

Una tregua sempre più difficile

Con l’intensificarsi delle operazioni militari e la retorica bellica che domina i discorsi pubblici, l’ipotesi di una tregua sembra al momento remota. La finestra diplomatica evocata dall’Europa rischia di chiudersi prima ancora di aprirsi davvero.

Il conflitto tra Iran e Israele non è solo un confronto armato: è lo specchio di fratture geopolitiche profonde, in un Medio Oriente dove la stabilità sembra ancora lontana. Eppure, senza uno sforzo congiunto — multilaterale e credibile — il rischio è che l’attuale crisi degeneri in una guerra totale, dai confini imprevedibili