Secondo quanto riferito dal sindaco di Mosca, Sergey Sobyanin, le difese aeree russe hanno intercettato e abbattuto circa trenta droni diretti verso la capitale. Le esplosioni, udite in diversi quartieri moscoviti e nella regione circostante, hanno causato paura ma non vittime. Tuttavia, le autorità hanno segnalato un incendio in un deposito di carburante a Serpukhov, a sud di Mosca.
L’agenzia Tass ha confermato la sospensione temporanea delle operazioni negli aeroporti di Domodedovo e Zhukovsky, misura ormai consueta in caso di attacchi aerei. Fonti locali parlano di “una notte di fuoco”, anche se la popolazione civile non è stata coinvolta direttamente.
Sul fronte opposto, Kiev ha denunciato nuovi raid russi contro la capitale ucraina e altre città. Gli attacchi, avvenuti nelle prime ore di ieri, hanno causato tre morti e oltre trenta feriti, secondo fonti ucraine. “La Russia continua a colpire infrastrutture e aree residenziali con missili e droni kamikaze”, ha dichiarato un portavoce dell’aeronautica di Kiev.
Aumentano anche le tensioni lungo la linea del fronte sud. Le autorità ucraine hanno reso noto che solo nella regione di Zaporizhzhia si sono registrati oltre 700 attacchi in 24 ore, con un bilancio di un morto e un ferito. Allo stesso tempo, Mosca denuncia bombardamenti ucraini sulla regione di Belgorod, dove – secondo il governatore Vyacheslav Gladkov – una persona è deceduta e 23 sono rimaste ferite.
Il test del missile “Burevestnik” e le reazioni internazionali
La tensione si è ulteriormente aggravata dopo l’annuncio del capo di Stato Maggiore russo, Valery Gerasimov, che il 21 ottobre Mosca avrebbe testato con successo il nuovo missile da crociera Burevestnik, un’arma a propulsione nucleare potenzialmente in grado di trasportare testate atomiche su lunghissime distanze.
Il progetto, avvolto da un alone di segretezza, rappresenta uno dei pilastri della strategia russa di deterrenza nucleare. Tuttavia, il test è stato giudicato “non appropriato” dal presidente statunitense Donald Trump, che a bordo dell’Air Force One ha invitato Putin a “fermare la guerra invece di testare missili”. “Una guerra che avrebbe dovuto durare una settimana – ha dichiarato – sta per entrare nel suo quarto anno. È ora di mettere fine a questa follia”.
Le parole di Trump riflettono la crescente preoccupazione della comunità internazionale per il rischio di un’escalation incontrollata. Gli analisti occidentali ricordano che il Burevestnik (in russo “uccello delle tempeste”) potrebbe rappresentare una svolta tecnologica per Mosca, ma anche una grave minaccia per la stabilità globale se impiegato in un contesto di guerra aperta.
Una guerra senza fine apparente
A quasi quattro anni dall’invasione russa del febbraio 2022, il conflitto sembra ormai essersi trasformato in una guerra di logoramento. Kiev continua a ricevere sostegno militare e finanziario dall’Occidente, ma fatica a ottenere significativi avanzamenti sul campo. Mosca, dal canto suo, mantiene il controllo di ampie porzioni del Donbass e del sud dell’Ucraina, mentre cerca di rafforzare la propria posizione strategica anche sul piano tecnologico e nucleare.
Intanto, il costo umano e sociale della guerra cresce di giorno in giorno: decine di migliaia di vittime, milioni di sfollati, città devastate e un’intera generazione segnata dal conflitto. Le sanzioni economiche e la crisi energetica continuano a pesare non solo su Russia e Ucraina, ma anche sull’Europa, che paga il prezzo di una guerra ai propri confini.
Le ultime 24 ore confermano che la guerra russo-ucraina resta una ferita aperta per l’intera comunità internazionale. L’attacco dei droni su Mosca e il test del missile nucleare “Burevestnik” sono due facce della stessa realtà: un conflitto che, anziché spegnersi, si alimenta di nuove minacce e risposte. Le parole di Trump — “fermare la guerra, non testare armi” — risuonano come un appello di buon senso in un contesto in cui la diplomazia sembra ormai ridotta al silenzio.
Resta da capire se qualcuno, tra i protagonisti di questa crisi globale, avrà ancora il coraggio di pronunciare la parola “pace”.














































