PAOLA (Cs) – Nella cornice cittadina di Paola – legata intimamente alla spiritualità del suo patrono San Francesco di Paola e al contempo proiettata verso una rigenerazione urbana con il nuovo lungomare – si consuma un’interlocuzione politica che supera la retorica: il consigliere di minoranza Graziano Di Natale, con tono fermo ma misurato, rivolge all’amministrazione comunale critiche focalizzate su tre ambiti – assunzioni, immobile pubblico sotto l’ex municipio e lavori sul lungomare – e riceve una replica tecnica dall’assessore ai Lavori Pubblici, Gabriele Fiorito (https://www.calabriainchieste.it/2025/10/31/paola-lassessore-fiorito-replica-alle-critiche-del-pd-il-mantello-di-san-francesco-non-e-arrugginito-e-acciaio-corten/)
Oggi Di Natale rilancia con una contro-replica che punta sul «non detto» e richiama l’attenzione sui fondamentali del buon governo.
Le assunzioni “ex art. 110 TUEL”
Di Natale segnala che la maggioranza del Comune di Paola starebbe predisponendo «l’iter per l’ingaggio di due figure individuate tra “esclusi eccellenti” dalla coalizione di governo locale: un ex assessore comunale di centro-destra che aveva sostenuto l’attuale maggioranza alle ultime elezioni e il primo dei non eletti della lista del sindaco». L’attacco non riguarda la piena legittimità normativa – l’articolo 110 del TUEL consente assunzioni a tempo determinato per posizioni dirigenziali o di elevata specializzazione – ma la trasparenza e la correttezza del criterio di scelta, se confermate tali designazioni.
Nel comunicato di replica, l’assessore Fiorito non interviene specificamente su questa questione: omissione che Di Natale definisce “grottesca” nella sua contro-replica, sottolineando che «non dice una sola parola» sulle due previste assunzioni.
Questo elemento restituisce un problema più ampio che non è solo normativo, ma reputazionale: «affidare incarichi pubblici deve significare meritocrazia e trasparenza, non anteporre logiche di coalizione o tornaconto politico».
Il magazzino sotto l’ex municipio e la gestione degli immobili pubblici
Secondo Di Natale, è emerso – «da voci interne alla maggioranza» – che il magazzino situato sotto l’ex Palazzo di Città sarebbe destinato «in pectore» a un commerciante paolano a capo di una associazione cittadina, «senza che sia dato conoscere il criterio di scelta». La critica punta sul meccanismo decisionale: «se vero, alimenta dubbi sul conflitto d’interesse e sull’accesso paritario agli spazi pubblici».
Anche qui la replica dell’assessore «sottolinea altri fatti (lavori, struttura Mantello) ma tace sull’assegnazione del magazzino»: «non dice una sola parola», insiste la contro-replica di Di Natale. Il nodo della fiducia torna: la gestione del patrimonio pubblico è elemento fondante del “servizio comune” secondo una tradizione amministrativa che pun-ta su trasparenza e partecipazione, non esclusione.
I lavori sul lungomare e la struttura «Mantello di San Francesco»
Il tratto del lungomare – chiamato a fungere da volano turistico-urbanistico per Paola – è oggetto di contestazioni. Di Natale segnala anomalie tecniche: asfalto «ballerino» perché – a suo dire – realizzato «senza la rullatura necessaria», una «opera “mantello” già arrugginita per mancanza di preventiva zincatura, pavimentazione a mattoncini posata senza rete antierbacce».
L’assessore Fiorito contestualizza: la struttura Mantello è progettata in acciaio Corten – lega speciale resistente agli agenti atmosferici – e la ruggine non è degrado, ma patina protettiva. Sottolinea inoltre di aver formalizzato contestazioni e revisioni in ordine ai lavori sul bitume e delle mattonelle.
La contro-replica torna sul punto: Di Natale «registra con stupore» che l’assessore conferma l’“anomalia” dell’asfalto ballerino e delle betonelle danneggiate: «e, infine, concentra l’intero suo intervento … sulla statua “arruginita”». In sostanza: l’oggetto dell’intervento diventa il dettaglio estetico, ma non le procedure generali dei lavori.
«Un intervento, quello dell’assessore Fiorito, che poteva essere risparmiato», attacca Di Natale.
Dal punto di vista della visione tradizionale dell’amministrazione pubblica – come custode del bene comune, non del vantaggio privato – l’attenzione non va solo all’opera come oggetto ma soprattutto al “come” è stata realizzata e “chi” ha vigilato.
Il richiamo di Di Natale è chiaro: «Amministrare significa custodire il patrimonio collettivo, non utilizzarlo». «Senza apertura e trasparenza, la patina della modernità (che vuole una struttura in acciaio Corten, un lungomare rigenerato, assunzioni strategiche) rischia di restare solo apparenza».
Ecco perché l’azione pubblica, se orientata al futuro, parte dal passato: «dalle procedure chiare, dalla rendicontazione, dalla partecipazione». Se tali elementi vengono meno, «la “modernità” degli interventi urbanistici e delle assunzioni rischia di diventare arte verso se stessa, e la comunità finisce per chiedersi non solo “che cosa” ma “come” e “perché”». A Paola, il caldo del dibattito politico non è fine a sé stesso: è termometro della salute della cosa pubblica.














































