AMANTEA – In occasione del Giorno della memoria il Rotary Club Amantea ha tenuto un evento aperto alla riflessione storica e dedicato all’illustre avvocato nepetino Vincenzo Osso. Un dialogo “sulla storia più difficile da raccontare” che ha coinvolto tanti giovani.

In Italia, com’è noto, la legge 211 del 20 luglio 2000 definisce il Giorno della memoria il cui obiettivo è quello di “ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.

Il Rotary Club Amantea ha dunque incontrato le giovani generazioni, le classi quarte del Polo Scolastico di Amantea, guidato dalla dirigente Angela de Carlo.

“Il dialogo fra scuola ed istituzioni diventa il passo necessario per costruire giovani capaci di comprendere le fratture della storia e dell’umanità, ha dichiarato la preside De Carlo. Occasioni di questa portata rinnovano lo spirito e aprono le porte al superamento di quella condizione emotiva che abbandona la ragione a favore, citando Hannah Arendt, della banalità del male.

La presidente del RC Amantea, Anna Lorelli, dopo il cerimoniale rotariano ha salutato la giovane platea spiegando il ruolo dell’associazione con particolare attenzione al giovane mondo rotariano del Club Rotaract ed Interact.

La presidente ha poi posto l’accento sul motivo per cui celebriamo il giorno della memoria: affinché gli orrori voluti da fanatici e da indifferenti non si ripetano. Il punto fondamentale sull’importanza del Giorno della memoria, e più in generale di tenere sempre viva (e aggiornata) la memoria sull’Olocausto, è proprio questo. Ed è poi il motivo per cui si studia la storia: imparare ad abitare il presente grazie al passato, e imparare a non ricommettere oggi gli errori di ieri.

Successivamente ha preso la parola l’avvocato Marco Osso che nel portare i saluti del sindaco e di tutta l’amministrazione comunale ha tracciato un commovente ricordo del compianto avvocato Osso, suo mentore.

Tre i relatori che hanno affrontato il tema da angolature differenti.

Alfonso Lorelli, storico ed illustre docente in pensione, con una lezione ha percorso le drammatiche tappe della storia, sottolineando che se è vero che la Shoah non è stata di certo l’unico genocidio della storia contemporanea, è altrettanto vero che essa – per estensione e per vicinanza geografica – è stata eletta a emblema di ciò che l’uomo può fare contro un altro uomo se preda dei più primitivi istinti e delle più elementari paure. Perché ogni discriminazione, in fondo, nasce da un senso di minaccia verso sé e le proprie certezze, che evidentemente non si ritengono abbastanza granitiche.

Roque Pugliese, referente Regionale per la Comunità Ebraica di Napoli, che vive e lavora in Calabria, nella sua commovente testimonianza ha ribadito che: «Aver sconfitto il male lascia comunque ferite generazionali devastanti: nessun uomo può sottomettere con la forza o ideologicamente un altro uomo su pratiche contro la vita».

Walter Brenner, orgoglioso e fiero ha raccontato, invece, la storia del padre Gustav, seguendo le orme del quale anche lui è diventato un editore. Ebreo austriaco internato a Ferramonti, Gustav Brenner dopo la liberazione del campo restò a Cosenza, «con coraggio e per amore di mia madre Emilia Iaconianni, originaria di Roggiano Gravina. Restò, in una Calabria con un tasso altissimo di analfabetismo, con i libri». «Si appassionò ai libri da giovanissimo a Vienna, al fianco di suo padre Joseph, per poi continuare a coltivare questo interesse anche in Italia, a Milano, in clandestinità. Poi le leggi razziali, l’arresto e la detenzione nel campo di internamento di Ferramonti, in Calabria. Un frangente drammatico della sua vita che non lo distolse dalla sua visione secondo la quali i libri e la conoscenza avrebbero contribuito al progresso umano. “Una visione che oggi è anche la mia. Una visione che ho posto al servizio della Calabria, che mio padre aveva scelto come nuova patria, e soprattutto di ciò che della Calabria restava in ombra», ha sottolineato Walter Brenner. Per questo coraggiosa predisposizione alla cultura Il Rotary Club Amantea ha voluto conferire a Brenner il più alto riconoscimento rotariano la PHF; consegnata durante la manifestazione da Alessandro Morelli, delegato della commissione studi storici e curatore dell’iniziativa.

L’infaticabile presidente Anna Lorelli (a destra) con una illustre protagonista dell’evento
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