La croce arrivata sulla spiaggia di Cutro

La croce realizzata con i resti del barcone con cui sono naufragati i migranti è arrivata sulla spiaggia intorno alle ore 17.30. Croce che, lo ricordiamo, a conclusione del rito, sarà donata alla parrocchia di Steccato di Cutro ma farà anche il giro delle parrocchie del territorio per consentire momenti di preghiera e di ricordo. Ma, ritornando alla via crucis – alla quale hanno preso parte i sindaci del territorio, cittadini e fedeli delle parrocchie del territorio, insieme al vescovo di Crotone, mons. Angelo Raffaele Panzetta e all’imam della moschea di Cutro, Mustafa Achik, l’arcivescovo di Cosenza Bisignano, monsignor Giovanni Checchinato – ha visto i ringraziamenti di Imam e della figlia a tutti i presenti: “Diamo le condoglianze alle famiglie – dice la ragazza, 14 anni – che hanno perso i loro cari e rispettiamo le religioni di tutto il mondo”.

Don Rosario Morrone di Botricello ha riferito “Avremmo voluto accogliere queste persone da vive e non da morte. A noi non ci fanno paura i vivi, ci inorridiscono i morti”; Don Francesco Loprete, parroco di “Le Castella” di Isola Capo Rizzuto ha sottolineato: “Abbiamo voluto realizzare questa croce per ricordare i tanti innocenti morti nel naufragio. Questo dramma non si cancellerà mai dalle nostre menti. Dopo duemila anni Cristo è ancora in Croce”.

L‘Uffici Migrantes e il liturgico dell’arcidiocesi che hanno organizzato la via Crucis hanno fatto sapere: «Alla luce della tragedia che si è consumata nei giorni scorsi sulle coste del comune di Cutro, come comunità diocesana siamo chiamati a farci carico del dramma che ha colpito questi nostri fratelli». Il Vescovo Panzetta ha dato poi la sua benedizione ma prima ha rivolto un messaggio ai presenti: “«La Via Crucis è un percorso educativo, una scuola di virtù. Da questo pellegrinaggio insieme abbiamo imparato tre cose: la prima è chi siamo. Fratelli che camminano dietro la croce di gesù. Persone che riconoscono nella croce il significato della vita, la luce per comprendere le giornate luminose e anche quelle buie che abbiamo vissuto. La Via crucis ci ha insegnato anche la necessità della penitenza e della confessione. Gesù ha un ‘io’ accogliente nei confronti dell’umanità. Ancora però non abbiamo imparato ad accoglierci. Dobbiamo lasciarci cambiare il cuore e non permettere allapaura che il nostro cuore diventi gelido. Non vogliamo un’Europa con il filo spinato. E guardando questo mare dobbiamo batterci il petto perchè abbiamo la responsabilità di ingenerare un clima di accoglienza, di amicizia. Vogliamo essere comunità ospitali, è nel Dna della nostra gente, del nostro territorio. Vogliamo una convivialità delle differenze”.

Infine: «L’ultima cosa che abbiamo imparato camminando dietro la croce, è la speranza perchè Gesù ha sconfitto la morte. Torniamo alle nostre case con il cuore mesto di chi ha guardato e porta i segni di questa grande tragedia, e portando nella nostra vita il seme vivo della speranza di Gesù»

 

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