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Piazzavano badanti in tutta Italia, sgominato gruppo criminale

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Banconote sequestrate

SIENA – Nel mirino degli investigatori della Guardia di Finanza di Siena è finito un gruppo criminale di portata internazionale, che tramite una società operava nel settore dell’assistenza alla persona, collocando illecitamente sul territorio numerose “badanti”, mettendo in piedi un vero e proprio hub dedito al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

I controlli hanno interessato le province di Siena, Firenze, Arezzo, Mantova, L’Aquila e Viterbo con l’impiego di oltre 100 militari del Corpo. Tre gli arresti eseguiti (il promotore ed i suoi più stretti collaboratori), sequestrata la società utilizzata dai sodali, 14 perquisizioni eseguite (una presso uno studio professionale).

Sequestrata copiosa documentazione contabile ed extracontabile, somme contanti detenute in buste destinate al pagamento degli stipendi delle badanti impiegate in nero, telefoni cellulari, personal computer, nonché piccoli quantitativi di droga e un bilancino di precisione.

Durante le attività è stato altresì denunciato un extracomunitario irregolare, al quale la locale Questura ha intimato di abbandonare il territorio comunitario entro 7 giorni, nonché una badante per il possesso e l’uso di una falsa carta di identità.

L’attività di polizia giudiziaria coordinata dal procuratore Nicola Marini e dal sostituto Siro de Flammineis e condotta attraverso intercettazioni telefoniche e telematiche, accertamenti bancari, riscontri presso varie Questure italiane, nonché pedinamenti documentati da video e foto di indagati e lavoratori, ha svelato l’esistenza, sul territorio senese, di un gruppo criminale composto da sette persone, di cui cinque sodali e due collaboratori esterni, dedito al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ed all’impiego di personale straniero non in regola con il permesso di soggiorno.

L’indagine, avviata già nel 2021, trae origine da una serie di approfondimenti, condotti dai militari della Tenenza di Montepulciano sul territorio della Valdichiana senese su input del Comando provinciale di Siena, relativi a soggetti caratterizzati da specifici indici di pericolosità sociale e/o gravati da precedenti di polizia.

Nella primavera del 2021 gli approfondimenti sono sfociati in un controllo nei confronti di una società di Chianciano Terme, che ha rivelato la malversazione di finanziamenti erogati nell’ambito delle misure di sostegno del “Decreto Liquidità”.

I 30 mila euro percepiti dalla società, erano stati, infatti, in parte utilizzati dall’amministratore per spese personali, (l’acquisto di un televisore, di cellulari, di abiti, o più semplicemente per fare la spesa al supermercato o andare a cena fuori).

Una successiva attività ispettiva, in collaborazione con la locale Direzione territoriale del lavoro, ha evidenziato che, al mese di maggio 2021, l’ente societario risultava avere alle proprie dipendenze ben 103 cittadini extracomunitari, sparsi su tutto il territorio nazionale e per i quali emetteva regolarmente buste paga, pagandone solo 14.

Le ulteriori analisi sulla posizione soggettiva dei vari dipendenti dichiarati dalla società, hanno avvalorato il quadro indiziario, rivelando come alcuni dipendenti “fittizi” risultassero percettori di indennità di disoccupazione (in un caso) o di reddito di cittadinanza.

Al promotore del sodalizio si sono affiancati, in sostanza, due stretti collaboratori, uno con funzioni amministrative ed uno con funzioni più operative, un procacciatore di badanti di nazionalità georgiana, con il compito di reperire le donne per conto dei sodali ed un “faccendiere” che si occupava del loro smistamento sul territorio. Due cittadini di origine africana, inoltre, collocavano i servizi illeciti resi dal sodalizio presso loro connazionali.

Gli approfondimenti bancari hanno confermato che solo una minima parte dei dipendenti risultava effettivamente retribuita. Nel solo mese di dicembre 2022, ad esempio, su 179 dipendenti figurativamente assunti dalla società, solo 28 risultavano svolgere l’attività lavorativa per la quale erano retribuiti. In totale 347 le/i badanti assunti nel tempo, dei quali solo 58 impiegati realmente in attività lavorativa. In un caso un dipendente, per il quale era stata emessa formale busta paga attestante le prestazioni lavorative, si trovava già dal mese precedente all’assunzione detenuto in carcere o, ancora, un dipendente formalmente assunto già da diversi mesi, intercettato, chiedeva ai sodali di conoscere il nome della persona per la quale lavorava e “dove” solo il giorno prima di presentarsi presso la Commissione per il rilascio del permesso di soggiorno.

Il tariffario imposto ai migranti, variava da 50 a 4000 euro a seconda del servizio illecito offerto (falsa busta paga, dichiarazione di ospitalità, assunzione fittizia, etc). Servizi, offerti anche a favore di extracomunitari residenti in Francia e Germania, nonché a favore di soggetti ancora nel loro paese natale ed in procinto di entrare sul territorio comunitario.

Le indagini si sono svolte anche sul territorio nordafricano, per il tramite del II Reparto del Corpo attraverso l’Interpol. Il promotore del sodalizio, infatti, appariva intrattenere costanti contatti con il territorio tunisino, dove si recava frequentemente, dopo aver aperto un conto corrente ed era in procinto di avviare un’attività di impresa. Ed è proprio in Tunisia che lo stesso stava per recarsi per non fare più ritorno. Solo il tempestivo intervento dell’autorità giudiziaria e delle Fiamme Gialle ha potuto scongiurare la fuga dell’indagato.

Le badanti arruolate dal procacciatore georgiano operante nella zona di Empoli, sottostavano al medesimo tariffario, sottratto direttamente dagli stipendi erogati (si pensi che in un caso, i sodali sono riusciti a trattenere da un badante oltre 700 euro, consegnandole solo 300 euro di stipendio per un mese di lavoro); badanti in qualche caso intimidite dalla possibilità di essere mandate via e vedersi negare l’agognato permesso di soggiorno.

Oltre alle predette somme trattenute direttamente dagli stipendi, i sodali trattenevano per loro anche tutti gli oneri previdenziali ed assistenziali relativi al personale dipendente, addebitati in fattura alle ignare famiglie per i servizi resi ai loro cari, salvo non eseguire alcun versamento previdenziale; anzi, la società da questi utilizzata per fatturare i servizi resi alle famiglie risulta essere evasore totale.

fiorellasquillaro@calabriainchieste.it

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