Il tribunal di Catanzaro

CATANZARO – Diciotto condanne da confermare e due concordate sono state le richieste dal sostituto procuratore per 21 imputati del processo Drug Family, nato da un’inchiesta della Dda che ha portato a notificare ad ottobre 2021, 30 misure cautelari di cui 18 in carcere, 10 ai domiciliari e 2 all’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria.

Per un altro imputato Enzo Passalacqua la Corte di appello ha stralciato la posizione.

In particolare il sostituto procuratore generale ha chiesto ai giudici della Corte di appello di lasciare inalterato il verdetto emesso il 24 ottobre 2022 dal gup del Tribunale di Catanzaro per Nino Berlingiere, chiedendo la conferma a 5 anni e 25mila euro di multa;  Cosimo Bevilacqua, (27enne), a 4 anni e 8 mesi e 20mila di multa; Cosimo Bevilacqua, (26enne), detto Coccolino, a 5 anni e 8 mesi e 40 euro di multa; Luciano Bevilacqua,  a 4 anni di reclusione e 18mila di multa; Massimo Bevilacqua, detto U Malloscio, a 4 anni, 4 mesi e 18mila euro di multa; Maurizio Bevilacqua, a 4 anni e 18mila di multa; Giuseppe Mungo, 7 anni di reclusione; Natascia Paparazzo, 8 anni e 8 mesi; Cosimo Damiano Passalacqua, 4 anni e 18mila euro di multa; Daniele Passalacqua, detto Lupen, 8 anni e 4 mesi; Domenico Salvatore Passalacqua, detto Geppetto, 9 anni e 4 mesi; Franco Passalacqua, detto Bis,9 anni e 4 mesi; Marco Passalacqua, detto Coccio d’olivo, 18 anni; Rossella Passalacqua, detta Ro ro, 9 anni e 8 mesi; Silvana Passalacqua, 7 anni di reclusione; Angela Tropea, 15 anni; Damiano Veneziano, 8 anni e 8 mesi e Giovanni Veneziano, detto U Voi, 9 anni e 4 mesi.

Hanno optato per il concordato Luca Catania, condannato in primo grado a 6 anni e 8 mesi e Domenico Passalacqua (22enne), condannato a 6 anni e 8 mesi di reclusione

Gli imputati sono accusati di aver mantenuto praticamente in regime di monopolio lo spaccio di stupefacenti nel quartiere dell’Aranceto, protetti con telecamere e, all’occorrenza, anche sassaiole contro le forze dell’ordine e telecamere.

Al centro i componenti delle famiglie rom di Catanzaro. Dall’inchiesta emerse come lo spaccio al minuto avvenisse dentro le case del quartiere a sud de capoluogo di regione, diventato un vero proprio supermercato della droga.

In questa zona l’organizzazione si era strutturata per bene con tanto di ruoli e funzioni specifiche, smerciando marijuana, hashish, cocaina ed eroina.

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