CATANZARO – «In occasione della Giornata internazionale dedicata alle donne una riflessione sul ruolo femminile nella società è d’obbligo».
Così l’assessore al welfare, Giusy Pino.
Volgendo uno sguardo al passato ed analizzando i tempi attuali, «possiamo affermare che il ruolo della donna sia radicalmente mutato. Dapprima dedita esclusivamente alla cura dei figli, priva di diritti e di libertà, con il progresso economico è arrivato anche quello sociale e la donna ha così iniziato ad acquistare maggiori libertà e importanza. Oggi le donne ricoprono ruoli verticistici ed hanno accesso anche a quei settori professionali ritenuti, da sempre, un presidio maschile. Ma, per chi appartiene al genere femminile, restano ancora molte le sfide da affrontare come quelle legate alla possibilità di carriera ed al gap salariale».
Con un tasso di «attività femminile fermo al 56.2%, siamo all’ultimo posto fra i Paesi europei per occupazione femminile. Per molte donne, lavorare e formare una famiglia rimangono ancora due percorsi spesso incompatibili, perché non sempre vengono pensati, programmati e predisposti i servizi pubblici a supporto delle donne lavoratrici».
Anche nella retribuzione le donne sono ancora fortemente penalizzate rispetto ai colleghi uomini: «è, difatti, risaputo che a parità di mansioni, le lavoratrici donne guadagnino meno rispetto agli uomini. In Italia, secondo le stime di Eurostar, la componente discriminatoria del gender gap è pari al 12%. C’è, ancora, da evidenziare che solo una donna su quattro arriva, nella sua carriera lavorativa, a raggiungere una posizione dirigenziale».
E’ evidente che, «oltre ai pregiudizi culturali che impediscono alle donne di fare carriera, si aggiungono gli scarsi servizi di sostegno alle famiglie, la difficoltà di ottenere un orario flessibile per le neo mamme e la mancanza di misure adeguate per il rientro al lavoro il periodo della maternità. E’ triste pensare che, per agevolare l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro, si sia dovuto pensare, in Italia, ad un esonero totale dei contributi per i datori di lavoro per 12 mesi (legge di bilancio 2021), come se l’appartenere al genere femminile sia equivalenza di categoria protetta alla stregua dei portatori di handicap».
Cosa fare per superare tutto ciò? «Penso che solo uno sradicamento radicale dell’atavico retaggio culturale che pone le donne su un gradino inferiore rispetto all’uomo nella scala sociale, ci permetterà di non dover più in occasione dell’Otto marzo di disquisire di gender gap».
Sicuramente, «non è un salto realizzabile nell’immediato, ma realizzabile aggiornando i libri scolastici: i bambini non possono essere plagiati da stereotipi antichi che vedono le mamme cucinare e pulire, mentre i papà lavorare, educando i più piccoli ad un’uguaglianza di genere in tutti gli ambiti della vita. Dal punto di vista degli interventi istituzionali, per favorire il lavoro femminile bisogna fornire risorse serie per affrontare la maternità, partendo ad esempio dal rendere il servizio 0-3 anni al pari delle scuole materne e, quindi, favorire la nascita di asili nido pubblici ed economicamente accessibili a tutti».
In tal senso, «affiancare ai due asili nido pubblici esistenti a Catanzaro, il “Pepe” nel centro e quello a Pontepiccolo, una nuova struttura comunale che possa sorgere nel quartiere Lido è un obiettivo ed un impegno che mi sono posta alla guida dell’assessorato alle Politiche sociali e che spero di poter portare a compimento».
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