Home Opinioni “Professione medica negata”: l’amaro sfogo…

“Professione medica negata”: l’amaro sfogo…

Lo sfogo di Luigi Docimo, da oltre trent’anni medico di base a Cetraro. Il medico punta l'indice  sulle problematiche di una professione diventata simile a quella di un impiegato amministrativo

243
3

«Pretendo di fare il “medico”, occupandomi della salute dei miei pazienti nel senso più stretto e letterale del termine e non della farraginosa burocrazia ad essa collegata. Diversamente, starei in un ufficio amministrativo, non certo in un ambulatorio medico».

E’ lo sfogo del dottor Luigi Docimo, da oltre trent’anni medico di base nel Comune di Cetraro il quale punta l’indice  sulle problematiche di una professione diventata simile a quella di un comune impiegato amministrativo

Il medico di famiglia (o medico di base) è un medico di medicina generale che ha il compito di interpretare i sintomi riferiti dal paziente e di indirizzarlo a una diagnosi attraverso una visita, esami diagnostici, esami ematochimici, prescrizione di una terapia e, se serve, di consigliare visite specialistiche.

«Oggi, purtroppo, la figura del medico di base ha avuto una preoccupante involuzione in quanto siamo oberati da così tante incombenze burocratiche, da non trovare più il tempo e la concentrazione per dedicarci, come vorremmo e come è giusto che sia – spiega il dottor Docimo – all’attività clinica, cioè a quell’attività a cui siamo stati chiamati “naturalmente” a svolgere nell’interesse ed a beneficio della salute della collettività e che rappresenta il fulcro della nostra professione. Oggi il medico di base è costretto quotidianamente a convivere con una serie di adempimenti di burocratici che, di fatto, affogano le vere mansioni e competenze del professionista».

Per ragioni di natura amministrativa e aziendale i medici di base sono obbligati «a dare risposte celeri a quesiti imposti da normative farraginose e spesso inadatte e/o inappropriate rispetto alle vere esigenze del territorio e della salute pubblica».

Stanco di questo andazzo che dura ormai da troppo tempo per il dottor Docimo è arrivato il momento di dire basta.

«Basta con la moltitudine di note e noticine, o di piani terapeutici non di nostra competenza; basta con le attuali limitazioni prescrittive (la salute non ha prezzo!); basta con certificazioni di ogni genere e richieste senza senso, confuse. Basta con l’infinità di pec, di e-mail, di direttive, che hanno prodotto e stanno producendo la distruzione di una categoria che silenziosa, quasi invisibile e nonostante tutto ciò, ha cercato e continua a cercare di produrre buona sanità a difesa del territorio. Basta all’italica abitudine dello scarica barile che ha fortemente contribuito a mettere da parte o, comunque, in secondo piano, patologie di ogni genere, controlli periodici, assistenza sanitaria, distruggendo la territorialità ed il nostro ruolo di medico di famiglia».

«Siamo diventati il capro espiatorio di fallimenti ed inadempienze delle istituzioni – sottolinea il medico di base – Renderci destinatari di così tante e spesso inutili incombenze burocratiche che, mortificano la nostra professionalità, è come ammettere che vi sia in corso un tentativo di delegittimazione del nostro ruolo e sebbene da qualche tempo sia piuttosto palpabile la nostra stanchezza, il nostro senso di frustrazione, ciò nonostante, il governo, le regioni ed a volte, perché no, anche alcune tipologie di pazienti, sembrano trovare un sadico gusto a “sparare sulla Croce Rossa”. Chiediamoci perché, nonostante una folta sfornata di medici idonei per la medicina di base, circa il 90% rifiuta l’incarico. È, questo, un dato sintomatico di una morte annunciata, di una lenta agonia della medicina di base».

Il professionista conclude dicendo che: «Bisognerebbe ascoltare con più attenzione la voce di chi vive il territorio e vuole sostenerlo e difenderlo. Ed è anche per questo che ancora una volta dico basta con l’attribuzione e/o imposizione di compiti che esulano dalla nostra disciplina».

Fiorella Squillaro

Articolo PrecedenteRivendichiamo il nostro diritto di vivere nella società, con la stessa libertà di scelta delle altre persone
Prossimo ArticoloLavori pubblici: Amantea piange

Comments are closed.