Home Cronache I magistrati “fratelli” dovevano assecondare le istanze degli avvocati  

I magistrati “fratelli” dovevano assecondare le istanze degli avvocati  

L’ex presidente di sezione della Corte di Appello di Catanzaro, Marco Petrini, tratto in arresto alcuni anni fa per plurimi episodi di corruzione in atti giudiziari e corruzione per l'esercizio della funzione, inguaiò sei colleghi calabresi: il verbale agli atti della Dda di Salerno

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Il 15 gennaio del 2020 il giudice Marco Petrini, all’epoca presidente di Sezione della Corte di Appello di Catanzaro veniva tratto in arresto (recentemente il gup del Tribunale di Salerno ha inflitto a suo carico una condanna a 4 anni e 4 mesi di reclusione) per plurimi episodi di corruzione in atti giudiziari e corruzione per l’esercizio della funzione.

Interrogato dal pm, il Petrini rendeva dichiarazioni in data 5.2.2020, in data 25.2.2020 e in data 29.2.2020, sia autoaccusatorie che eteroaccusatorie, in ordine alla esistenza di un radicato sistema corruttivo in cui sarebbero stati coinvolti appartenenti alla magistratura calabrese, avvocati e professionisti (oltre che privati corruttori), cementato da una comune appartenenza massonica attraverso cui orientare le decisione giurisdizionali in modo favorevole a sé e ai propri assistiti in procedimenti penali. Tali logge massoniche “coperte” avrebbero avuto l’obiettivo di “deviare la funzione giudiziaria asservendola ad interessi privati, anche della ‘ndrangheta”.

Si riporta un passaggio dell’interrogatorio del 25 febbraio 2020:

Petrini dice che il suo primo incontro con la massoneria è avvenuto a Catanzaro: “Ho partecipato ad una riunione nello studio dell’avvocato Giancarlo Pittelli. Era la metà del 2018 fui lì condotto da Santoro Emilio detto Mario (condannato nell’ambito della medesima inchiesta), c’erano altre persone fra i quali colleghi (ex, ndr) magistrati della Corte di Appello: D.C., F.C., G.B., il collega presidente della Sezione Riesame e Misure di Prevenzione Giuseppe Valea” (interdetto per un anno e poi dimessosi dalla magistratura: ndr), nonché un procuratore di origini cosentine. Poi c’erano anche avvocati massoni molto noti in Calabria. “In tutto saremmo stati poco più di una decina di persone”, dice Petrini. “Non ricordo il nome della Loggia, io ero il nuovo, gli altri erano già iscritti, fui presentato da Santoro. Prese la parola l’avvocato Pittelli e mi presenta agli altri ed annunzia agli che io ero interessalo a fare parte di questa associazione segreta; gli altri presenti prestano il loro assenso, peraltro magistrati ed avvocati presenti mi conoscevano; mi fu rappresentato il dovere di fratellanza, consistito nell’assecondare le richieste degli altri fratelli e di mantenere il segreto su quanto accadeva all’interno della loggia. Il cerimoniere era l’avvocato Pittelli. Fu fatto cenno alla gerarchia che esisteva all’interno della confraternita; certamente Pitelli aveva il grado più elevato, così come seppi da Santoro.

Dopo la presentazione ho dichiarato la mia adesione e sono entrato nella confraternita; ho letto una formula di giuramento alla loggia, di rispetto di coloro che la componevano, recante regole relative all’obbligo di fratellanza e di segreto. Tale formula fu da me letta ad alta voce e fu ascoltata anche dai colleghi magistrati presenti. Alla fine del giuramento Pittelli mi ammise formalmente alla confraternita e mi dichiarò fratello. Quell’incontro fu destinato solo alla mia iniziazione.

Successivamente non sono stato presente a molti altri incontri; sono stato avvisato di altre riunioni da Santoro. Ricordo di aver partecipato ad un’altra riunione forse a gennaio o febbraio 2019. Fui accompagnato da Santoro, l’incontro si tenne presso lo studio dell’avvocato Pittelli”, c’erano avvocati e due magistrati. “In questa riunione si fece riferimento al ruolo degli avvocati appartenenti alla Loggia”. Quali erano gli obiettivi della Loggia? “Uno degli obiettivi correlati all’obbligo di fratellanza vi era quello da parte dei magistrati “fratelli” di assecondare le istanze degli avvocati.

Domanda: “Nelle sue conversazioni con Santoro sì fa riferimento ad un collega già in servizio a Catanzaro e poi andati in Cassazione, di chi si tratta?” Petrini: “Uno di questi colleghi è” A.S., l’altro è V.G.. Quest’ultimo è andato a Roma nell’aprile del 2018 e con lui avevo parlato della sua già avvenuta “adesione ad una loggia del catanzarese”. Lui “non mi riferì della loggia di cui faceva parte; questa circostanza mi fu rappresentata nei corridoi della Corte di Appello di Catanzaro. Ricordo che fui lo a chiedergli di cosa si trattasse, visto che avevo ricevuto la proposta da Santoro. Devo dire” che V.G. “era un po’ restio a rispondermi. La mia affiliazione è successiva al suo trasferimento in Cassazione, la mia affiliazione è avvenuta fra maggio ed agosto 2018”.