L'avvocato Danilo Granata

Il Decreto mille proroghe ha previsto la proroga di numerose graduatorie di concorsi gestiti dalla Commissione RIPAM e finanziati con i fondi PNRR, tranne che di una: la Graduatoria del concorso RIPAM per 2736 funzionari amministrativi pubblicata a gennaio 2022.

A gennaio 2024 l’ultimo scorrimento è giunto sino alla posizione numeri 7268. Dopodiché il silenzio.

La graduatoria sarebbe dunque scaduta il 14.01.2022, lasciando così ben 14.000 idonei (circa) a casa e con profonda incertezza sul proprio futuro professionale.

E’ stato istituito addirittura un Comitato Cufa, presieduto dal dott. Mario De Masi, che si è battuto per ottenere la proroga della graduatoria.

Ma ciò che sconvolge è l’assoluto silenzio delle Istituzioni dal momento che gli idonei le hanno provate veramente tutte: dalla mediazione politica (cercando di ottenere l’emendamento al Mille proroghe) alle manifestazioni in piazza (l’ultima a Roma, il 20 dicembre 2023).

Ogni tentativo si è rivelato vano.

Tuttavia, la graduatoria in questione nel corso del tempo è stata aggiornata e, dunque, di fatto sostituita diverse volte per una serie di contenziosi amministrativi riguardanti sia la fase della prova scritta che quella della valutazione titoli; i diversi accoglimenti disposti dal Giudice amministrativo, infatti, hanno avuto come effetto l’aggiunta di circa 50 posizioni in più (l’ultimo aggiornamento risale al 27 dicembre 2023).

Pertanto, come la giurisprudenza insegna, la validità biennale della Graduatoria CUFA, oggetto di diversi riesami, si sarebbe dovuta ri-attivare a partire proprio da dicembre 2023. Eppure, dalle Amministrazioni nessun cenno e nel silenzio si ritiene che sia intervenuta l’ingiusta “scadenza”.

Ingiusta perché, peraltro, alcune amministrazioni banditrici lo stesso concorso, ovverosia il Ministero della Difesa e il Ministero dell’Agricoltura, hanno pensato bene – in costanza di vigenza della Graduatoria CUFA, a dicembre 2023 – di bandire nuovi concorsi per assumere lo stesso tipo di unità, ossia funzionari amministrativi; il che è eclatante in quanto avrebbero potuto attingere serenamente dalla Graduatoria CUFA che conta ben 14.000 risorse già pronte, avendo superato un concorso per titoli ed esami.

La Giurisprudenza amministrativa è pressoché granitica nel ritenere che in presenza di una Graduatoria valida si debba optare per il suo scorrimento piuttosto che per l’indizione di nuove selezioni.

Eppure, no. L’Amministrazione, contrariamente al principio di buon andamento amministrativo ex art. 97 Cost. e all’insegnamento giurisprudenziale, ha preferito indire nuove procedure selettive, di certo più esose, ignorando una Graduatoria quale provvedimento ultimo di un concorso che è costato ben 2 milioni di Euro.

L’Avv. Danilo Granata, il quale rappresenta gli idonei, ha presentato già due ricorsi collettivi al Tar di Roma volti ad ottenere i risultati che la politica non è riuscita a garantire, ovverosia l’accertamento dell’attuale validità della Graduatoria CUFA (visti i suddetti riesami) nonché la condanna nei confronti delle Amministrazioni ad utilizzare fino ad esaurimento la graduatoria CUFA.

«Si tratta di un concorso “tormentato” considerate le tante vicende giudiziali che lo hanno riguardato, ma nello stesso tempo importantissimo anche per le esigenze funzionali, urgenti e oggettive di cui patisce la Pubblica Amministrazione», afferma l’avv. Granata, che prosegue: «Esigenze colmabili, però, tramite l’impiego delle risorse inserite nella Graduatoria CUFA».

Indire nuovi concorsi «è molto più dispendioso, oltre al problema delle tempistiche necessarie per espletare e per stilare nuove graduatorie. La scelta amministrativa è per me incomprensibile. L’art. 19 del DPR 487/1994 è chiaro al riguardo: le graduatorie dei concorsi, come quello CUFA, devono essere portate ad esaurimento. Sovrapporre nuove procedure selettive per assumere risorse attendibili dalla detta Graduatoria è illegittimo oltre che inopportuno alla luce dei crismi dell’efficienza, dell’efficacia e dell’economicità; criteri – continua il legale – su cui dovrebbe reggersi l’intera macchina pubblica. Né tantomeno nei nuovi bandi si evidenziano particolari necessità o ragioni a giustificazione di una simile determinazione».

Stiamo parlando «non solo di 14.000 soggetti qualificati ad assumere il ruolo di funzionario amministrativo, ma anche di 14.000 famiglie che – alla luce del conclamato fabbisogno di personale delle amministrazioni – hanno fatto legittimo affidamento su una chiamata nel corso del biennio di validità della graduatoria. Confidiamo, tuttavia, nella giustizia italiana da sempre sensibile alle tematiche di accesso alla realtà lavorativa soprattutto in un momento storico come quello attuale».

L’udienza camerale è fissata al 19 marzo 2024 ed entro il 23 presumibilmente si avrà già un primo verdetto da parte dei Giudici romani.

Giovanni Folino 

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