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Clan Muto, sorvegliato speciale soccombe in Cassazione

La Corte di Cassazione rigetta il ricorso, perché inammissibile, proposto dal cetrarese Guido Maccari, presunto affiliato alla potente cosca di ‘ndrangheta che fa capo al boss Francesco Muto avverso la decisione della Corte d’Appello di Catanzaro

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La cella di un carcere

La Corte di Cassazione rigetta il ricorso, perché inammissibile, proposto dal cetrarese Guido Maccari, presunto affiliato alla potente cosca di ‘ndrangheta che fa capo al boss Francesco Muto avverso la decisione della Corte d’Appello di Catanzaro.

Maccari, classe 1982, è rinchiuso in cella dal 2016 per l’inchiesta Frontiera della Dda di Catanzaro che fa capo al procuratore Nicola Gratteri.

Con decreto del 21 gennaio 2022 la Corte di Appello di Catanzaro ha confermato il provvedimento con cui, 1’8 febbraio 2020, il Tribunale della stessa città ha applicato a Guido Maccari la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per quattro anni e gli ha imposto il versamento di una cauzione di millecinquecento euro.

Per la Corte d’Appello, Guido Maccari è socialmente pericoloso in quanto indiziato di appartenere ad una associazione mafiosa, e perché accusato di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico. La pericolosità sociale di Guido Maccari è scaturita dagli elementi acquisiti nell’ambito dell’inchiesta Frontiera, nel quale ha riportato la condanna, in entrambi i gradi di giudizio, alla pena di diciassette anni di reclusione per il reato di associazione mafiosa, quale esponente, con compiti operativi di primo piano, del gruppo facente capo a Francesco Muto, operante nella costa tirrenica cosentina.  Un sodalizio criminale avente la disponibilità di armi ed attivo nel controllo economico della zona, e dedito soprattutto al narcotraffico nella fascia tirrenica cosentina che va da Scalea a Tortora, in sinergia prima con il clan Valente e poi Muto.

L’operazione Frontiera, lo ricordiamo, era scattata all’alba del 19 luglio 2016, per dare esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Dda, nei confronti di 58 persone, tra i quali anche l’allora sindaco di Scalea ed alcuni amministratori e dirigenti comunali,  indagate per associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, rapina, usura, illecita concorrenza con violenza e minaccia ed altri delitti.

La Cassazione ha ritenuto valida la sentenza della Corte di Appello, in base alla quale Maccari ha svolto un ruolo significativo, e tutt’altro che marginale, ed in maniera continuativa  in qualità di rappresentante della cosca Muto, all’interno delle compagini criminali alle quali è stato intraneo e della cui sopravvenuta dissoluzione non vi è prova.

Le contestazioni di Maccari, in buona sostanza, si sono basate su una diversa interpretazione dei fatti rilevanti, tutte rigettate.

La Suprema Corte, pertanto, ha dichiarato il ricorso di Guido Maccari inammissibile. Il cetrarese, quindi, è stato condannato al pagamento delle spese processuali e alla somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.

Fiorella Squillaro

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