Home Calabria Scissione Amantea-Campora: “Non cantate ancora vittoria”

Scissione Amantea-Campora: “Non cantate ancora vittoria”

Se il sindaco Vincenzo Pellegrino e tutta la sua squadra avevano esultato all’indomani del risultato portato a casa, l’associazione “Ritorno alle origini Temesa” aveva invitando tutti a procedere con clama, perché dopotutto non è ancora detta l’ultima parola

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Campora San Giovanni

Alcune settimane addietro il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato dall’amministrazione comunale di Amantea sulla vicenda della rideterminazione dei confini di Campora San Giovanni, annullando di fatto il referendum che era stato fissato dalla regione Calabria per il 22 gennaio scorso. Il Tar, lo ricordiamo, per ben due volte aveva rigettato le richieste avanzate dal Comune di Amantea e, adesso, sulla scorta della determinazione dei giudici romani dovrà pronunciarsi per la terza volta, ma nel merito.

Se il sindaco Vincenzo Pellegrino e tutta la sua squadra avevano esultato all’indomani del risultato portato a casa, l’associazione “Ritorno alle origini Temesa” aveva invitando tutti a procedere con clama, perché dopotutto non è ancora detta l’ultima parola.

«Apprendiamo con estremo interesse delle comunicazioni del Sindaco di Amantea fatte ai presidenti della giunta regionale e a quello del consiglio con le quali li sollecita a guardare con grande attenzione alle gravi e colpevoli carenze della formulazione della proposta di legge regionale numero 54/12. Noi invece riteniamo, che eventuali carenze istruttorie, vengano vagliate dall’organo giurisdizionale, al quale ci rimettiamo, convinti come siamo che la procedura esperita dalla Regione non presenta vizi di legittimità, ma che, anzi, nel pieno rispetto delle norme, accoglie le fondate e legittime richieste delle comunità di Serra D’Aiello e Campora San Giovanni. Rileviamo invece espressioni sulle quali facciamo alcune precise considerazioni politiche».

Prima fra tutte «la preoccupazione del Sindaco circa la decadenza del consiglio comunale nel caso l’iter procedurale giungesse a termine ed il successivo referendum avesse un esito positivo. Un consiglio che senza dubbio è stato eletto democraticamente, ma che altrettanto democraticamente verrebbe meno a seguito del distacco di una porzione di territorio tramite la libera espressione, dei cittadini che ivi risiedono. Comprendiamo dunque il perché dell’accanita difesa dell’integrità territoriale del Comune».

I dubbi che invece ci poniamo «sono ben diversi da quelli usati dai tanti imbonitori in questo periodo di stallo. Non crediamo pertanto alle promesse di costruzioni di ponti di pace, ai mirabolanti e suggestivi impegni verso la comunità che lei stesso ha definito, pubblicamente, come aggressori del potere costituito. Così come non crediamo alla sua volontà di garantire la libera espressione di scelta ai serresi ed ai camporesi e allo stesso modo crediamo, invece, che non avrà alcun problema a ricandidarsi ed a essere riconfermato alla guida dell’amministrazione. Riteniamo pertanto maldestro il suo tentativo di additare gli Enti sovraordinati come i responsabili di un’eventuale decadenza del consiglio comunale. Le regole della democrazia, nel bene o nel male, sono queste».

Sulla questione della realizzazione di Porto e dell’area Pip, «per amore di verità, constatiamo come da opere che dovevano essere “strategiche” sono diventate marginali, prive di tutte le infrastrutture e servizi necessari al loro reale sviluppo per la mancata attenzione delle amministrazioni che si sono susseguite nel corso degli anni. Lo stesso Consiglio di frazione, che il Sindaco cita e che ora ripropone, è uno specchietto per le allodole, infatti, nessuno ha mai dato una adeguata importanza indispensabile ad instaurare un fattivo coinvolgimento della comunità alla vita amministrativa della città. La pacificazione sociale non la si può richiedere a giorni alterni, in quanto, lei, soggetto istituzionale, pur facendo scelte che hanno la piena legittimità giuridica, ha poi operato, contemporaneamente, altre scelte di incomprensibile ambiguità e di appartenenza, al di là del suo ruolo di garante. La stessa partecipazione alle iniziative promosse dal comitato per il “No” evidenzia la sua parzialità istituzionale. Anche il suo ultimo incontro con la comunità camporese, peraltro scarsa della presenza di cittadini di questa parte del territorio ma ben rappresentata invece da cittadini amanteani, ci ha offerto lo spaccato del modo di come intende procedere nella gestione amministrativa, che ci lascia fortemente perplessi sia per i toni che per i modi spesso poco rassicuranti. Come le continue prese di posizione dei componenti il suo esecutivo, anche con visite che dovevano, nel suo intendimento, restare segrete, ad esponenti locali della opposizione del consiglio comunale di Serra D’Aiello che già avevano sottoscritto accordi ed approvato atti nel medesimo Consiglio».

Infine «ribadiamo di voler essere i veri protagonisti del nostro futuro affrancandoci da Amantea da cui sentiamo, già dagli anni 70/80, una lontananza, che ha ridotto il nostro territorio ad una appendice amministrativa, gestita nel corso del tempo in modo scarsamente efficace e poco aderente alle aspirazioni legittime di una comunità operosa e sempre più consapevole dei propri diritti e orizzonti».

Stefania Sapienza