Gli scavi archeologici a Campora San Giovanni

AMANTEA – Tornando a parlare della vicenda relativa alla rideterminazione dei confini di Campora San Giovanni – sulla quale il tar si pronuncerà nel merito il prossimo 17 giugno – l’associazione “Ritorno alle origini Temesa” ha chiarito alcuni aspetti della problematica, lanciando frecciatine all’ex consigliere e docente Alfonso Lorelli.

«Sin dalla sua nascita, il progetto Temesa ha avuto acerrimi nemici che lo hanno osteggiato, irriso, fino al punto di distorcerne le autentiche finalità», ha scritto l’associazione.

Tra gli avversari più accesi, «annoveriamo il prof. Alfonso Lorelli, molto noto nella comunità amanteana, ex docente di storia e filosofia e politico di lungo corso. È stato ed è feroce avversario dei camporesi che invece intravedono nel distacco dal Comune di Amantea un’occasione storica per lo sviluppo e la crescita civile economica culturale della propria frazione. Non si è risparmiato nell’alimentare una polemica velenosa sui social, volta a sminuire e banalizzarne le motivazioni. L’ha definita, infatti un’operazione “artatamente manovrata” da politici e ha detto, tra le altre cose, che è “una sciagura per due comunità come Amantea e Campora che si sono sviluppate in maniera armonica, “unite tra loro da una secolare storia comune e da una simbiosi di vita collettiva di servizi di economia e interessi”».

Benissimo, «opinioni personali, se non fosse che … In un suo libro, “Amantea nel XX° secolo tra storia e memoria”, pubblicato nel 2008, alla pagina 230, in una accurata analisi sulla nascita e lo sviluppo di Campora, dice ben altro e cioè: “La distanza geografica dal centro urbano di quella che era fino ai primi anni del secondo dopoguerra un piccolo agglomerato di poche case sparse, ha in qualche modo impedito che le due comunità facenti parte dello stesso Municipio, quella di Amantea e quella di Campora, si sentissero appartenenti ad un comune destino. Collocata quasi come terra di confine tra la provincia di Cosenza e quella di Catanzaro, la comunità di Campora è sempre vissuta in una specie di estraneità di appartenenza rispetto ad Amantea, quasi in una condizione di separazione sociale attestata anche da un fonema particolare”.

La diversità tra le due comunità «è storica ed economica insieme, mentre Amantea è sempre stata un centro mercantile, marinaro e contadino, la cui storia affonda le radici nella notte dei tempi, Campora si è costituita in epoca contemporanea come comunità esclusivamente agricola, fortemente legata alla terra ed alla sua alta produttività ma senza relazioni economiche con il mare».

Quindi, di fatto, «il prof Lorelli, già 15 anni fa, ha sintetizzato scientificamente le ragioni fondanti e il buon diritto dei camporesi ad affrancarsi da Amantea sostenendo a chiare lettere che da sempre è nell’animo dei camporesi, il desiderio di autonomia, la cui “prima embrionale espressione può essere individuata nelle elezioni comunali del 1946” (pag. 233) e che continua negli anni ed “emerge con forza” alla fine degli anni 60 (pag. 235)».

Ma «“quella prorompente ricerca di nuova identità comunitaria” il prof documenta che si ripete nel 1977 quando “si formò un comitato spontaneo per la erezione di Campora a comune autonomo. Vennero attivate le procedure preliminari e raccolte 1500 firme regolarmente autenticate da un notaio” (pag. 240)

E ancora, «ripercorrendo la realizzazione a Campora di alcuni servizi pubblici essenziali nel decennio 80/90 il prof. asserisce: “Alla fine degli anni 80 il legame con Amantea si riduceva ai soli servizi sanitari offerti dal poliambulatorio, la qual cosa rafforzava il senso comune della separata identità comunitaria ed il desiderio di autonomia amministrativa” (pag. 240). Altresì: “La separazione da Amantea nel sentire collettivo degli abitanti della frazione continuò a covare sotto le ceneri e ogni tanto è esplosa con improvvise fiammate identitarie come nel 1992».

E allora è clamorosamente evidente che il desiderio di autonomia dei camporesi è qualcosa di ben più grosso che la “semplice fantasia di una sparuta minoranza di persone, talebani, leghisti, ecc…”. Così come l’esimio prof aveva appellato, di recente, i componenti del Comitato “Ritorno alle origini di Temesa”. E’ invece un sentimento che nasce da lontano e che si è cementato negli anni, come diciamo da sempre e come ha spiegato benissimo il professore. E però… Oggi il pensionato filosofo Lorelli “uccide” il Lorelli politico, docente, storico ed accademico. Trasecoliamo. Ha buttato al macero il suo pregevole scritto e con inquietante disinvoltura e puro sprezzo del ridicolo, prova a ribaltare le ragioni dei camporesi».

Allora l’associazione si è chiesta: «Ma il libro è stato scritto a sua insaputa? Ha dimenticato quello che ha scritto? Ha cambiato idea? E’ possibile anche questo… ma una cambiamento così radicale? C’è qualcosa che non quadra».

Infine: «Noi, al momento, ci limitiamo ad osservare che sta cercando disperatamente di boicottare il progetto Temesa ergendosi a paladino degli interessi di una sola parte della comunità ma negando di fatto, senza arrossire, il diritto dell’altra all’autodeterminazione, un diritto di democrazia, quella stessa democrazia per la quale in altre epoche, nemmeno troppo tempo fa, il nostro prof si è impegnato con passione. Caro professore, sappia che la democrazia è un bene prezioso che travolgerà le sue fortezze di sabbia e non farà mai i conti con le sue piroette».

 

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