PAOLA – Il gruppo consiliare di minoranza Rete dei Beni Comuni – presente in consiglio comunale con l’avvocato Andrea Signorelli – analizza la vicenda della gestione dei servizi ambientali dell’Ambito territoriale ottimale ad opera di Arrical, contestando il comportamento dei giovani amministratori paolani.
La premessa: bollette pazze e uffici chiusi
In questi giorni in cui migliaia di bollette “pazze” vengono inviate a casa dei cittadini paolani, il Comune, piuttosto che facilitare l’accesso a quanti pretendono giuste risposte, ha deciso di sospendere per 10 giorni il ricevimento del pubblico all’ufficio tributi. Speriamo che la pausa di riflessione aiuti a trovare la giusta soluzione ad un vero e proprio caos determinato da bollette scadute, conguagli mai restituiti, tariffe annullate. Soprattutto che si trovino soluzioni anche all’adesione all’autorità regionale che gestirà – per usare un eufemismo – il sistema idrico integrato ma anche l’intera filiera della raccolta differenziata, anche se sarebbe più corretto parlare solo di conferimento in discarica.
La storia inizia ad aprile 2022, quando la Regione Calabria, con la Legge regionale n. 10, istituisce l’Arrical, Autorità Rifiuti e Risorse Idriche Calabria, dotata di personalità giuridica con il compito di organizzare, affidare e controllare la gestione unitaria dei servizi ambientali nell’ambito dell’ATO (Ambito Territoriale Ottimale) ovvero un territorio su cui sono organizzati servizi pubblici integrati, quali il servizio idrico e il servizio di gestione dei rifiuti urbani. All’ATO Calabria partecipano obbligatoriamente tutti i Comuni calabresi ed il presidente Occhiuto ha accompagnato l’approvazione della legge con queste parole: “Da venti anni abbiamo problemi nella rete idrica e d’estate la spazzatura in mezzo alle strade. Ho quindi deciso di riformare un sistema che non funziona…”
Puntualizzazione: l’Ambito Territoriale Ottimale
Gli ATO sono stati pensati dal legislatore nazionale con lo scopo di dare la competenza del servizio idrico ai Comuni, per garantire un ottimale approvvigionamento d’acqua potabile, salvaguardando le risorse idriche nel rispetto dell’ambiente, intervenendo sulle strutture obsolete per evitare le dispersioni (che in Calabria arrivano anche al 50%), tutelando il consumatore, con l’applicazione della tariffa minima, dovendosi considerare l’acqua come un bene primario indicativo della qualità di vita del cittadino e non come un bene economico. Ora, memori dei buoni propositi del presidente Occhiuto, proseguiamo la nostra storia.
I due decreti di Arrical (Bruno Gualtieri)
Il commissario straordinario di Arrical, Bruno Gualtieri, emana due decreti, il n. 60 del 30.12.22 ed il n. 1 del 20.01.23, con i quali riorganizza il servizio idrico calabrese, individuandone come gestore unico la Sorical, ovvero togliendo la competenza ai Comuni (scopo primario dell’ATO) e affidandola ad una società partecipata dalla Regione, precludendo di fatto all’ATO ogni possibilità di bandire una gara per l’affidamento del servizio alle migliori condizioni ottenibili nell’interesse delle comunità. I decreti, inoltre, definiscono il cronoprogramma per il subentro della Sorical agli attuali gestori locali, prevedendo che la stessa sarà destinataria della riscossione della tariffa già a partire dal primo gennaio 2023, ma che la gestione dell’intero servizio idrico, con relativi costi e responsabilità, resterà in capo ai singoli Comuni.
Come funziona? Il caso Sorical
Dovrebbe accadere che i Comuni mandino ai loro cittadini le bollette dell’acqua 2023, con le tariffe stabilite da Sorical, con il logo Sorical ed il conto bancario intestato a Sorical, la quale tratterrà le proprie spettanze e rigirerà ai Comuni le “eventuali” eccedenze. Sorical tratterrà anche le quote di rata per i debiti dei comuni/gestori sulle forniture di acqua all’ingrosso scadute e non pagate, ma non acquisirà eventuali debiti dei comuni nei confronti dei gestori uscenti.
Acquisirà, dunque, le attività ma non le passività, un caso unico nella storia dell’economia aziendale pubblica e privata, in deroga a qualsiasi norma vigente. Ora, a prescindere dall’incostituzionalità di tale riforma idrica, in contrasto sia con l’art. 117 che con l’art. 119 della Costituzione, in palese violazione dell’autonomia finanziaria riconosciuta agli enti locali, e per fortuna molti comuni soprattutto nel reggino non hanno aderito all’Arrical ed altri, con Crotone in testa, hanno presentato ricorso al Tar Calabria, a noi urge porre una domanda al presidente Occhiuto.
Il quesito
A conclusione della storia, vorremmo chiedergli dove ha appreso questa nuova disciplina economica, secondo la quale mettere i Comuni, molti dei quali già sull’orlo del dissesto finanziario, in una situazione in cui non dovranno postare alcuna voce in entrata riferibile all’idrico, ma dovranno apporre solo i costi ad esso inerenti, possa rivelarsi un sistema che finalmente funziona? Perché, secondo la ragioneria vigente, questo meccanismo produce solo un sicuro, enorme buco di bilancio.
E ancora…
Secondo quali studi finanziari si è presunto che i Comuni saranno in condizione di rimodernare la rete idrica, eliminando gli sprechi e risolvendo il problema dei costi alti e della penuria d’acqua alla radice, attingendo a fondi di cui già non dispongono neanche per le spese ordinarie? Attendendo che la Sorical gli rigiri le “eventuali” eccedenze, una volta coperti tutti i costi della sua gestione, che non contempla assolutamente la qualità di vita dei cittadini?
Le domande al sindaco di Paola
Al Sindaco di Paola, Giovanni Politano, in qualità di cittadini paolani con un minimo di amore verso sé stessi e verso i propri figli, invece, vorremmo chiedere perché la sua maggioranza ha votato in maniera unanime l’adesione all’Arrical, subito dopo che il consigliere Andrea Signorelli si era speso, in sede di Consiglio del 28 dicembre scorso per spiegare, chiarire, illustrare nel dettaglio tutto quanto sopra esposto, dimostrando senza alcuna ombra di dubbio che l’adesione sarebbe stata un salto nel vuoto e senza garanzie per i cittadini paolani, col rischio di dover mandare a casa sessanta lavoratori delle cooperative, sessanta padri di famiglia.
Accuse di sudditanza
È finito il tempo delle sottostrutture, dei porti sicuri per ex amministratori e personaggi politici che qui trovano sempre riparo nei momenti di incertezza, aspettando che passi il nuovo carrozzone a cui agganciarsi. O semplicemente perché, se Occhiuto chiede, Paola risponde, come, del resto, la quasi totalità dei Comuni in provincia di Cosenza.
Il potere più grande in democrazia si ottiene persuadendo gli altri che i propri atti siano normali, anche mentre con decisioni assunte dall’alto ci si sostituisce ad un territorio, manifestando presunzione nel sapere cosa sia meglio per quella fetta di Calabria, piuttosto che far decidere alle rispettive comunità. Riflettiamo su quanto sta accadendo, a distanza di mesi sono diversi i Comuni che hanno espresso contrarietà, eccetto Paola.