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Martedì la sentenza sul “maresciallo-sceriffo”: si farà luce anche sui “serrati controlli” di polizia con “finalità evidentemente ritorsiva“

I cinque senatori: «Sottoposto a decine di serrati controlli (OP/85) da parte dei Carabinieri i quali avrebbero annotato ogni persona con cui lo stesso avrebbe avuto contatti senza alcun giustificato motivo di tutela dell'ordine, della sicurezza pubblica e di prevenzione e repressione della criminalità»

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PAOLA (Cs) – Martedì il collegio penale del Tribunale di Paola darà lettura della sentenza di assoluzione o condanna a carico del “maresciallo-sceriffo” Michele Ferrante, sotto processo (https://www.calabriainchieste.it/2023/11/07/la-procura-ha-chiesto-la-condanna-per-tutte-le-ipotesi-reato-contestate-al-maresciallo-dei-carabinieri-michele-ferrante/) per una serie di gravi reati commessi a danno di un politico ambientalista, incensurato, vittima del racket.

La vicenda è molto curiosa perché portata all’attenzione del Parlamento da senatori e deputati di vari schieramenti con distinti atti.

Una di queste interrogazioni potrà ricevere risposta direttamente dalla sentenza di martedì prossimo.

L’atto è il numero S.4/08269 firmato dai senatori Morra, Endrizzi, Crimi, Moronese, Puglia e indirizzato ai ministri della Giustizia, della Difesa e dell’Interno.

Ne riportiamo integralmente il contenuto per l’eccezionalità dei fatti di rilevante interesse pubblico che riguardano la vicenda.

Ecco il documento:

Premesso che a quanto risulta agli interroganti nel 2014 il signor D. D. D., residente a Fuscaldo (Cosenza) in contrada S. Antonio, è rimasto vittima di una estorsione a seguito della quale i suoi aguzzini sono stati condannati dal Tribunale di Paola e successivamente anche dalla Corte d’appello di Catanzaro;

considerato che, risulta agli interroganti:

da quando ha denunciato i suoi aguzzini, il signor D. D. sarebbe rimasto anche vittima di reiterate minacce da parte dei parenti dei condannati, di atti intimidatori consistenti in danneggiamenti delle proprie autovetture, oltre al rinvenimento di un proiettile presso l’abitazione dei propri genitori;

in data 26 maggio 2016, per futili motivi, sospettando che D. D., in una pubblica piazza e durante un comizio elettorale, lo avesse ripreso in un video con il proprio cellulare, il Maresciallo dei Carabinieri M. F., lo avrebbe dichiarato in arresto e, all’atto di strappargli il telefono dalle mani, ne avrebbe provocato la caduta a terra, da cui ne sarebbero derivate alcune lesioni personali consistenti nella frattura del capitello radiale del braccio destro con prognosi di 30 giorni;

tale episodio è stato oggetto di: denuncia/querela presentata il 6 giugno 2016 con allegata certificazione medica del pronto soccorso dell’ospedale di Paola;

integrazione di denuncia del 6 luglio 2016 e ulteriore certificato medico;

nella suddetta occasione D. D., ad opera dello stesso Maresciallo Ferrante, sarebbe stato: perquisito pubblicamente, senza il rilascio del verbale di perquisizione;

condotto presso l’ospedale di Paola ed ivi piantonato da altri tre Carabinieri che gli avrebbero impedito di telefonare alla famiglia ed al proprio avvocato;

trattenuto presso la caserma dei Carabinieri di Paola fino a tarda notte, quando il magistrato di turno ha deciso di farlo rilasciare;

privato del cellulare, in quanto sequestrato dai Carabinieri;

le circostanze relative ai suddetti fatti sono contenute nel fascicolo del pubblico ministero (R.G.N.R. 996/2016) della Procura della Repubblica di Paola, dottoressa Anna Chiara Fasano.

Il telefono cellulare, invece, veniva dissequestrato due volte dal Tribunale di Cosenza, Sez. Penale Riesame, che ha smontato una buona parte dell’impianto accusatorio (decreto di convalida sequestro; ordinanza del 14 luglio 2016; provvedimento di dissequestro; ordinanza del 7 settembre 2016);

considerato inoltre che a quanto risulta agli interroganti:

dal 26 maggio 2016 il signor D. D. è stato sottoposto a decine di serrati controlli (OP/85) da parte dei Carabinieri i quali avrebbero annotato ogni persona con cui lo stesso avrebbe avuto contatti durante la giornata (comprese la moglie e la cognata), controlli che sarebbero stati inseriti nella banca dati del CED (centro elaborazione dati), a parere degli interroganti senza alcun giustificato motivo di tutela dell’ordine, della sicurezza pubblica e di prevenzione e repressione della criminalità, ma con una finalità evidentemente ritorsiva;

inoltre, nonostante le diverse denunce a causa del suddetto comportamento tenuto dal maresciallo F., unitamente ai suoi subalterni, (denuncia del 29 marzo 2017; denuncia del 16 agosto 2017; integrazione di querela 13 settembre 2017), gli stessi persisterebbero nel mantenere comportamenti minacciosi, il tutto, secondo quanto risulta agli interroganti, nella totale indifferenza dell’Arma dei Carabinieri informata con la citata denuncia del 29 marzo 2017,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti e, qualora corrispondano al vero, se intendano, nei limiti delle proprie attribuzioni, attivarsi al riguardo;

se il Ministro della giustizia ritenga di avvalersi dei poteri ispettivi previsti dall’ordinamento presso la Procura della Repubblica di Paola, al fine di verificare la regolarità delle indagini condotte in relazione ai fatti indicati;

se il Ministro della difesa intenda, per quanto di propria competenza, predisporre idonea indagine/ispezione in relazione alla presunta regolarità del comportamento del citato maresciallo e dei sui subalterni, con riferimento all’inserimento nel CED delle relazioni sociali di D. D. stante che, a parere degli interroganti, le stesse non rivestendo carattere di tutela dell’ordine, della sicurezza pubblica e di prevenzione e repressione della criminalità, hanno determinato in quest’ultimo uno stato di frustrazione e di totale abbandono da parte dello Stato”.

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