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“Pronto soccorso inefficienti, bambini costretti a nascere in Basilicata”

"Da anni assistiamo inermi allo scarica barile in ambito sanitario provando sulla pelle la perfetta inefficienza del sistema sanitario in Calabria". Chiesto un incontro a Occhiuto

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TIRRENO – “Pronto soccorso inefficienti e bambini costretti a nascere in Basilicata”.

La denuncia del coordinatore del movimento “La Scossa”, Antonio Pappaterra. Chiesto un incontro al commissario alla Sanita’, Roberto Occhiuto

«Caro Presidente Occhiuto, mi piacerebbe incontrarla, sarebbe utile, oltre alla presente lettera, leggere le testimonianze che il mio gruppo ha raccolto –scrive Antonio Pappaterra – anche al fine di permetterle di riportare i medici dentro le ambulanze e di provare a razionalizzare meglio i servizi nel territorio, altrimenti non credo che l’obiettivo di colmare l’abisso si colmi e nascere in Calabria sarà sempre di più un problema e non una fortuna».

«Da anni assistiamo inermi allo scarica barile in ambito sanitario provando sulla pelle la perfetta inefficienza del sistema sanitario in Calabria. Resistiamo, non avendo scelte, all’oblio e agli inesorabili calvari che si prospettano di fronte alla sventura di stare male e di non stare bene in questa regione, quasi fosse normalità affrontare quella che da molti viene definita una trincea di sofferenza, non solo da parte degli utenti, ma soprattutto da chi ci lavora dentro.

Siamo figli di un Dio minore – sottolinea Pappaterra nella lettera scritta ad Occhiuto – destinati a morire senza dignità, quella citata e descritta dalla Costituzione italiana, sempre più gettata nell’immonda follia della paventata autonomia differenziata, ormai sempre più segnati come cittadini di serie B, relegati a ultimi dalla Storia e mafiosi per antonomasia.  Da decenni leggiamo cifre in deficit e tagli che non hanno eliminano sprechi, ma quei pochi servizi che funzionavano a garanzia della salute di tutti e dal 2009, questa corsa nel baratro si è trasformata nel peggio diventato normalità».

«Discutiamo, parliamo, raggiungiamo a piccoli passi, apparentemente, spiragli di luce che poi non rappresentano la realtà. Di fatto siamo all’Inferno e lo sanno tutti, compreso i turisti che ci vengono a trovare. Perché la realtà, quella vera, è l’immagine del pronto soccorso di Cosenza, come esempio, ed i bambini costretti a nascere in Basilicata, se i genitori vivono vicino al confine “dell’Italia” (Praia a Mare o Trebisacce). Diversamente, meglio avere amici primari e portafogli pieni per le visite di controllo ed emigrare dallo zio in Lombardia.

Lo dice lo stesso Presidente e Commissario ad acta alla Sanità in Calabria, Roberto Occhiuto, in una nota di gennaio 2023: “Il vero dramma non è nel debito ma sta nel fatto che la sanità calabrese ha il motore spento e non eroga prestazioni sanitarie di qualità costringendo migliaia di calabresi a doversi curare fuori dalla Calabria, arrecando così un danno al budget delle famiglie ma anche al budget della Regione”. Scaricando ancora il barile continua il presidente: Non voglio gettare la croce sui commissari precedenti, tutte brave persone e alcune anche con competenze in materia sanitaria e altri che si erano occupati sempre di altro nella loro vita. Lo stato li ha lasciati da soli e non ha dato loro le risorse e gli strumenti normativi per fare il loro lavoro. Quindi c’è una responsabilità dei governi nazionali degli ultimi anni”.

«Avrà certamente ragione il Presidente, mancano anche i dottori, infatti li chiamiamo da dove, più o meno, si sta forse peggio ed evidenziando che a Cuba dicono esista la migliore sanità al mondo,  dopo anni di commissariamento ed il lancio di una nuova moda adottata per il 118,  che vede ambulanze non medicalizzate, cioè senza dottori,  agire regolarmente per soccorrere gli utenti in caso di richiesta con conseguenti ed evidenti drammi poi testimoniati dai parenti dei malcapitati, si può tranquillamente affermare, almeno,  che questa eredità sanitaria oscura si è concretizzata in profonda tenebra.

Welcome to Calabria! Benvenuti in Calabria dove non abbiamo nemmeno una guardia medica assicurata».

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