L'aggressorer e le due vittime

«Siamo stanchi, Siamo stanchi di sentire queste scuse», sono le parole di Fabio Demenego, padre di Matteo, uno dei due agenti di polizia uccisi nell’ottobre 2019 da Alejandro Augusto Stephan Meran che nella giornata odierna è stato assolto dalla Corte d’Assise di Trieste per “vizio totale di mente”.

L’uomo imputato degli omicidi dei due agenti, Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, avvenuti il 4 ottobre 2019 all’interno della Questura di Trieste era stato dichiarato non in grado di intendere e volere in seguito a una perizia psichiatrica, già in primo appello, nel maggio scorso, dalla Corte d’Assise di Trieste

La Corte d’Assise d’Appello, dunque, non ha fatto altro che confermare la sentenza di primo grado: per i giudici l’uomo era infermo mentalmente al momento degli omicidi ed è stato assolto.
Dovrà scontare la sua pena di 30 anni in una residenza assistita invece che in un carcere. Tale decisione ha generato forti contestazioni da parte della Procura di Trieste e soprattutto da parte dei genitori delle 2 vittime di Alejandro Augusto Stephan Meran, che soprattutto contestano la perizia che ha considerato l’uomo non in grado di intendere e di volere. Il pm Zampi, che sosteneva l’accusa, aveva richiesto una nuova perizia sull’imputato: «Non c’è da discutere se Meran è l’autore o no della sparatoria ma se deve o no essere punito. Si deve decidere se le precedenti perizie sono esaustive o se sia necessario e indefettibile assegnare un nuovo incarico».

In seguito all’assoluzione, il padre di Matteo Demenego ha dichiarato: «Per me non è incapace di intendere e volere. La parola assoluzione è la cosa più brutta che potevano dire sull’assassino di due poliziotti, siamo stanchi di questa storia, però dobbiamo andare avanti e non ci resta niente altro da fare. I giudici sono loro. Mi auguro solo che quando un giorno servirà loro l’aiuto di un agente di polizia e si presenterà un ragazzo di 20 anni… magari ci pensano».

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