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Gli affari dei clan cosentini gestiti dalle mogli dei boss

Garofalo e Guido investite dei compiti di esattrici delle estorsioni e dei crediti usurari

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Carabinieri del Ros

COSENZA – La Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, nell’ambito dell’inchiesta Reset (https://www.calabriainchieste.it/2023/05/17/blitz-antimafia-reset-chiesto-il-giudizio-per-245-persone-nomi-fissata-udienza-preliminare/), ha ricostruito anche il ruolo giocato sia da Rosanna Garofalo e sia da Silvia Guido, rispettivamente moglie dei capimafia Francesco Patitucci e Roberto Porcaro, investite di delicati compiti di esattrici delle estorsioni e dei crediti usurari.

Le due donne di mafia, coinvolte nel blitz di Nicola Gratteri e dei suoi sostituti procuratori, avrebbero anche mantenuto i collegamenti tra i vari affiliati della potente cosca di ‘ndrangheta cosentina.

L’importanza del ruolo rivestito da Garofalo, in termini investigativi, era stata già evidenziata dal collaboratore di giustizia Luciano Impieri che, alla Direzione Distrettuale Antimafia ha raccontato come, nonostante lo stato di detenzione di Francesco Patitucci, molti commercianti abbiano continuato a portare dei regali alla moglie: «…all’epoca si diceva che di regali a Patitucci, mentre era in carcere, ne facevano tanti, intendendo che commercianti che lo temevano portavano i soldi a Rosanna, la moglie di Patitucci, che andava a farei colloqui con lui…».

Alla luce di questa e di altre spifferate, pertanto, sono scattate le intercettazioni a carico della donna, avviate il 6 dicembre 2019. Da tale attività captativa emergono quotidiani contatti telefonici con una cerchia di loro familiari diretti dei quali – secondo la Dda – i coniugi si avvalgono per veicolare ordini e comunicazioni ai vari sodali subordinati, evitando così di far esporre personalmente il capoclan.

Dalle intercettazioni emergono così le figure di parenti incensurati di Patitucci, ai quali si aggiungono soggetti pregiudicati per reati quali detenzione abusiva di armi e ricettazione come Vincenzo Greco, nipote del boss, e come Giuseppe De Cicco, con precedenti per associazione mafiosa, traffico di stupefacenti, estorsione e usura, e coinvolto nelle operazioni di polizia denominate “Anaconda” , “Tris” e “Laqueo”.

Agli atti dell’inchiesta una montagna di intercettazioni, con migliaia di captazioni ambientali effettuate durante incontri nella casa di via Fratelli Cervi, abitazione Porcaro e Garofalo: una sorta di quartier generale della cosca.

Secondo la Dda, dunque, Rosanna Garofalo svolgerebbe un «ruolo fondamentale nell’opera di riorganizzazione del clan nella quale suo marito sembra essersi buttato a capofitto».

È con lei, alla guida dell’auto di famiglia, che Patitucci effettuerebbe gran parte dei suoi movimenti, «approfittando dei permessi ottenuti dal magistrato di sorveglianza che gli consentono di recarsi a Rose per ricevere cure odontoiatriche e a San Lucido per delle sedute di fisioterapia».

I pedinamenti eseguiti durante i suoi spostamento hanno dimostrato come i tragitti verso le destinazioni designate, spesso e volentieri, siano intervallati o seguiti da rapidi e fugaci incontri con altri soggetti, circostanza che dimostra come Patitucci approfitti di tali momenti per ritagliarsi il tempo necessario a veicolare messaggi e curare i propri interessi illeciti all’esterno con la moglie a fargli da autista.

La DDA evidenzia, poi, come nonostante «l’emergenza sanitaria da Covid-19 abbia danneggiato gli affari illeciti dell’organizzazione, emerge più volte come Francesco Patitucci continui a maneggiare una imponente quantità di denaro contante del quale egli ha disponibilità diretta».

Non a caso, in una conversazione captata nel corso dell’intercettazione ambientale effettuata nell’abitazione del capomafia, quest’ultimo risponde immediatamente di sì a sua moglie che gli chiede “diecimila euro” da dare in prestito a terze persone. La donna ne parla poi con la figlia, spiegandole che questi soldi “se li farà portare” perché servono anche a lui (ossia a Patitucci) a dimostrazione del fatto che qualcun altro custodisce la cassaforte con dentro i capitali del capoclan o una parte di essi.

V’è certezza, secondo la DDA, che «una quantità di denaro liquido sia nascosta anche nell’abitazione di via Fratelli Cervi nella disponibilità immediata del padrone di casa». E le captazioni ambientali colgono Francesco Patitucci mentre è impegnato a maneggiare banconote (se ne ode nitidamente il fruscio), in particolare tremila e cinquecento euro che consegna poi a Rosanna Garofalo dicendole di metterle “nel cassetto”.

Le videoriprese attivate nei pressi della sua abitazione di via Fratelli Cervi, dimostra che quel “quartier generale” è teatro di numerosi incontri sostenuti dal Patitucci con persone notoriamente inserite in ambiti criminali che si recano a fargli visita a casa dove sovente si trattengono anche a pranzo o a cena.

Sotto l’abitazione, ad esempio, gli specialisti del ROS dei Carabinieri avvistano Marco Foggetti, già appartenente al clan Bella Bella poi Rango-Zingari, ora transitato nel gruppo Lanzino-Patitucci per conto del quale si occuperebbe di trafficare in stupefacenti. Dopo aver suonato il campanello della famiglia Patitucci, il pregiudicato entra nel portone del palazzo.

Dopo pochi minuti suona al citofono ed entra nel portone anche Michele Di Puppo, capo del gruppo criminale omonimo operante a Rende e costola del clan “Lanzino-Patitucci”.

Stando al racconto del collaboratore di giustizia Diego Zappia, Di Puppo avrebbe ricevuto in carcere il merito della “Stella”, una nuova dote di ‘ndrangheta che lo eleva al rango di vero e proprio boss, ed è in trattativa con i suoi interlocutori reg ottenere il via libera all’apertura di una nuova locale di ‘ndrangheta nella città di Cosenza con a capo lo stesso Patitucci.

Per quanto riguarda, invece, Silvia Guido – secondo la DDA – starebbe di fatto facendo le veci del marito detenuto il quale, prima di essere arrestato, aveva svolto funzioni di “reggente” del clan “Lanzino-Patitucci” in assenza di Francesco Patitucci per detenzione, «gestendo direttamente diverse estorsioni e un notevole traffico di droga, oltre a svolgere i classici compiti che spettano al capoclan, cioè quelli dell’erogazione degli stipendi agli affiliati e ai familiari dei detenuti e di direzione fout court del clan».

Patitucci, poi scarcerato, rientrerà appieno nelle funzioni di capoclan, quasi in concomitanza con l’uscita di scena del Porcaro. Ed è proprio il Patitucci ad aver investito sua moglie e la Guido dei delicati compiti di esattrici delle estorsioni e dei crediti usurari, nonché quelli di mantenere i collegamenti tra i vari affiliati.

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