Il piccolo Sasà al pianoforte

Salvatore Uliano, un bambino di 8 anni nato a Pompei e cresciuto tra Terzigno e Lauro di Nola, in provincia di Napoli, qualche settimana fa, dopo appena sei mesi di lezioni di pianoforte, ha vinto il primo premio al Concorso europeo dedicato al compositore Enzo Bonagura (scrive il Corriere del Mezzogiorno). Sembrerebbe una normale storia di un ragazzino. Sennonché, per Salvatore, la musica è molto più di un semplice hobby o una semplice passione. A Salvatore, infatti, è stato diagnosticato un autismo di primo livello. Un autismo di altissimo funzionamento, come lo definiscono i medici. E la tastiera del pianoforte si sta rivelando come uno dei migliori modi che ha per esprimere sé stesso.

Per certi versi, quella di Sasà, come lo chiamano in famiglia, è la storia di un predestinato. A ripercorrerla adesso, a papà Francesco brillano gli occhi: «Il primo contatto con la musica, lo ha avuto quando era ancora in grembo a mia moglie Michela. Prima del parto, infatti – ricorda il genitore – decidemmo di trasferirci nella casa di Terzigno dei miei suoceri perché più vicina alla clinica presso la quale era programmata la sua nascita. Fatto sta che, nell’appartamento accanto, Fortunato, lo zio del bambino, si esercitava per le sue consuete lezioni di piano. Lui è da sempre appassionato di musica classica e oggi è un insegnante di pianoforte». Questa casualità fa sì che Michela, con Sasà in grembo, ogni giorno abbia modo di ascoltare le melodie del fratello. «E, così facendo, mia moglie già avvertiva che il bambino, con la musica, si rilassava. Evidentemente, gli risultava piacevole. E, in qualche modo, già lo faceva capire».

Ma dopo i primi mesi di vita, Francesco e Michela si accorgono delle difficoltà relazionali del loro piccolo. La diagnosi di autismo è un colpo al cuore. Tuttavia, Sasà dimostra una intelligenza fuori dal comune per le cose che suscitano il suo interesse. A tre anni già legge e scrive. Ma non solo: continua ad essere affascinato dalla musica del pianoforte dello zio. Quella che avvertiva dal grembo della madre e ora può ascoltare con le sue orecchie. Ma soprattutto vedere prodotta dal vivo dai movimenti veloci delle dita che scorrono sulla tastiera. «Così, un bel giorno, è stato proprio lo zio a cedergli per la prima volta la cosiddetta panchetta», racconta il padre. È il momento magico. Sasà dimostra di immagazzinare nella sua mente ogni movimento della mano dello zio e di saperlo riprodurre sulla tastiera alla perfezione. Gli ruba l’arte con gli occhi, si direbbe. Perché gli vengono fuori le prime note con una naturalezza fuori dal comune. «Ha una memoria fotografica strabiliante, una memoria a larga scala, si definisce – spiega papà Francesco – Già a 5 anni, poi, è stato capace di suonare qualsiasi brano non limitandosi a copiare le mosse dello zio, ma leggendo e imparando immediatamente a memoria le note di uno spartito». Della sua abilità se ne sono accorti alla Scuola musicale Sant’Arpino di Scafati. E anche al concorso, il primo a cui Sasà ha partecipato. «È stato sommerso dagli applausi ed è stato proclamato vincitore. E lui è stato felice. Ha sorriso come fa un bambino qualsiasi. Ci ha aperto il cuore. Magari non sapendo nemmeno quanto, visto che per lui suonare è come un gioco. Solo che, grazie alla sua memoria, è un gioco che gli riesce più facile rispetto agli altri. Del resto, è capace di ricordare tutto: eventi, schemi, numeri, note, melodie, pause, ritmi». Autismo di altissimo funzionamento, lo definiscono i medici; un prodigio, chi ascolta la sua musica.

 

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