Home Calabria Spoke Paola-Cetraro, Occhiuto a un bivio: scelta politica o tecnica?

Spoke Paola-Cetraro, Occhiuto a un bivio: scelta politica o tecnica?

Quali le motivazioni alla base dei propositi di modifica al decreto Scura? Accontentare l'asse Cennamo-Graziano-Caputo?

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Gli ospedali di Paola e Cetraro, sul Tirreno cosentino

TIRRENO (Cs) – Autorevoli addetti ai lavori del mondo della sanità e della politica si stanno chiedendo, in questo preciso istante, su quali basi poggerebbe la bozza di modifica al decreto Scura che prevede lo spostamento dell’area chirurgica dall’ospedale San Francesco di Paola al nosocomio Iannelli di Cetraro, con lo stabilimento ospedaliero della città del Santo che diventerebbe polo medico, perdendo tutte le specialità chirurgiche.

L’allora commissario Massimo Scura, unitamente al suo entourage di esperti, in particolare, aveva deciso di realizzare il polo chirurgico a Paola non certo per ragioni politiche o campanilistiche, ma per una serie di riscontrati aspetti tecnici, primo su tutti la vicinanza della struttura paolana all’ospedale provinciale HUB di Cosenza, facilmente raggiungibile per emergenze e urgenze.

Poi, ancora, l’ingegnere Scura decise di realizzare il polo medico a Cetraro proprio perché in quel tratto di costa, nel giro di dieci chilometri, erano (e sono) concentrate una serie di cliniche private convenzionate che avrebbero potuto garantire specialità chirurgica proprio perché strutturate con distinte unità di chirurgia.

Così facendo, Paola avrebbe sopperito alle emergenze provenienti da Cetraro a Campora San Giovanni, mentre da Cetraro a Praia a Mare avrebbero garantito ogni intervento le cliniche e l’ospedale dell’alto tirreno cosentino.

Spostare, quindi, la chirurgia da Paola a Cetraro, significherebbe privare tutto il territorio tirrenico centrale e fino a Campora San Giovanni di unità chirurgiche e di emergenza e urgenza.

Si può immaginare cosa accadrebbe nel caso in cui un paziente residente nell’hinterland di Amantea avesse urgente bisogno di un intervento medico in emergenza e urgenza: dovrebbe partire ad Amantea, superare Paola, giungere a Cetraro e poi, eventualmente, tornare indietro per dirigersi verso l’ospedale provinciale Hub di Cosenza.

Ragionamento vecchi, elaborati da soggetti altamente qualificati, che hanno inondato le pagine dei giornali diversi anni or sono e che sono alla base del decreto Scura.

V’è da dire, poi, ancora: che senso avrebbe riaprire Emodinamica a Paola (leggasi: “contentino” eventuale) se poi l’ospedale viene sguarnito della specialità chirurgica e, quindi, della emergenza e urgenza?

Dunque, quella che si vuole attuare è una scelta meramente politica, finalizzata ad accontentare il sindaco di Cetraro, Ermanno Cennamo, della stessa area politica (centrosinistra) del commissario dell’Asp Antonio Graziano, molto legato sia al consigliere regionale Pierluigi Caputo, fedelissimo del presidente Roberto Occhiuto, e sia a quest’ultimo.

Ci si chiede, ancora: perché nascondere al sindaco di Paola, Giovanni Politano, durante l’incontro cosentino con i vertici dell’Asp per consegnare le firme con cui si chiedeva la riapertura dell’Emodinamica, la scelta di spostare la chirurgia da Paola, trasferendola a Cetraro? Forse perché si è compreso che era una forzatura tecnica ed anche politica che non sarebbe stata gradita dai paolani?

E poi, ancora, è vero che al successivo incontro, sempre presso l’Asp, tra i vertici aziendali e il sindaco di Cetraro Ermanno Cennamo, era presente anche il consigliere regionale Pierluigi Caputo? Una firma di garanzia impressa sull’operazione, pienamente condivisa e avvalorata da Roberto Occhiuto, che non ha mai smentito né è intenzionato a smentire i fatti, visto che la sua scelta è ormai matura.

In definitiva, a prescindere dalle parole “strumentalizzazione” e “campanilismo”, spesso pronunciate da chi nemmeno ne conosce il significato, perché non spiegare secondo quali nuove motivazioni tecniche si vuole rivoluzionare il piano Scura?

Non dimentichiamo, infatti, i danni della politica clientelare e campanilistica alla sanità del territorio: sono stati chiusi i punti nascita del tirreno cosentino ed ora si nasce solo a Cosenza, Lagonegro e Lamezia Terme.

Con il trasferimento – prima della sua chiusura, alcuni anni fa – del punto nascita da Paola a Cetraro, i parti sono crollati: da 1200 sono scesi a 400 (500 è la soglia di legge). L’utenza del Tirreno centrale (Paola e hinterland) ha preferito recarsi a Cosenza per partorire, quella della zona sud (Amantea e hinterland) è migrata verso Lamezia Terme e gli utenti residenti più a Nord (Praia a Mare e circondario) hanno usufruito dei servizi offerti da Lagonegro.

Queste sono le scelte politiche che fanno male al territorio. Chi fa politica deve quindi occuparsi di queste situazioni, dimenticando per un attimo le autocelebrazioni, i selfie e le cerimonie.

A proposito: attendiamo ancora le dichiarazioni ufficiali della politica regionale che conta (Occhiuto e compagni); i silenzi confermano e fanno paura.

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