Home Calabria Estorsioni nei cantieri edili fiorentini, processo alla ‘ndrangheta calabrese

Estorsioni nei cantieri edili fiorentini, processo alla ‘ndrangheta calabrese

Dodici imputati a Firenze, tutti riconducibili al clan Gallace. La Dda chiede aggravamenti

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'Ndranghetisti ripresi dagli specialisti della Dda

FIRENZE – Stamattina, presso il Tribunale di Firenze, si è tenuta l’udienza preliminare del pocesso a carico dei dodici presunti ‘ndranghetisti appartenenti a famiglie riconducibili alla cosca Gallace, finiti nella rete della Distrettuale antimafia di Firenze nell’ambito dell’operazione “Calatruria”.

Il riferimento è all’appetitoso piatto del movimento terra nel cantiere della Srt 429 che parla di un’associazione a delinquere finalizzata all’estorsione, illecita concorrenza con violenza e minaccia, ed altro.

Un episodio per la questione degli appalti, ritenuto importante dagli inquirenti, sarebbe avvenuto in Valdera, con oggetto i lavori alla Srt 429 Empoli-Castelfiorentino. E anche in quest’inchiesta c’è Francesco Lerose, 53 anni, soggetto centrale nella vicenda Keu, e sospettato dall’antimafia di essere in contatto con le famiglie ‘ndranghetiste riconducibili alla cosca Gallace di Guardavalle.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, nel 2019, Lerose – con inganno – avrebbe convocato nel suo stabilimento di Pontedera un imprenditore: qui l’uomo trovò Nicola Chiefari, Domenico Vitale e Bruno Vitale (anche loro coinvolti nell’inchiesta) che – per agevolare un’impresa concorrente – lo avrebbero persuaso, con l’atto intimidatorio di lasciar intendere la riconducibilità alla organizzazione di ’ndrangheta guardavallese, a tollerare pratiche di illecita concorrenza sleale ai suoi danni ed a rinunciare ad una commessa nell’ambito di un appalto pubblico riguardante un cantiere nella zona Empoli Castelfiorentino.

Da qui la contestazione da parte della procura dell’aggravante dell’utilizzo del metodo mafioso. L’affaire per le cosche calabresi sarebbe stato il movimento terra e conferimento inerti nella Srt 429 dove poi è stato trovato il Keu che la ditta Lerose riceveva da Aquarno di Santa Croce per essere riciclato dall’imprenditore calabrese.

Sono 12 i soggetti, a vario titolo coinvolti in quest’inchiesta, e per i quali il pm Eligio Paolini ha chiesto il rinvio a giudizio, ed oggi si è svolta l’udienza preliminare in tribunale.

Con Lerose, Domenico e Bruno Vitale e Nicola Chiefari, ci sono anche Ambrogio e Antonio Chiefari, tutti originari di Guardavalle; Graziano Cantini, Nicola Verdiglione, Pasquale Barillaro, Rocco Bombardiere, gli aretini Massimo Melucci e Luca Capoccia.

Durante i lavori è stata ammessa la costituzione di parte civile di due parti offese, nonché di Regione Toscana e la Cgil di quel territorio.

La Dda ha contestato agli imputati anche l’aggravante del metodo e della finalità mafiosa rispetto alla ipotesi di cui all’associazione per delinquere semplice.

Il gip si è riservato di decidere sulle questioni preliminari. Il 30 aprile si rientrerà in aula.

Nel collegio difensivo, tra gli altri, gli avvocati Mauro Ruga, Carmine Curatolo, Gennaro Pierino, Federico Bagattini e Gaetano Pacchi, Cinzia Scotto e Giovanni Tedesco, Alfredo Arcorace, Elena Augustin, Vincenzo Cicino.

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