Il pentito Porcaro

L‘ex boss del clan Lanzino, Roberto Porcaro – da circa un mese – ha iniziato la sua collaborazione con la giustizia. Prima di pentirsi, per problemi di salute, ha chiesto di essere sottoposto a intervento chirurgico in Calabria. E negli ambienti criminali la notizia era già stata diffusa, tant’è che sul ponte di Cosenza, il 28 aprile, era comparso uno striscione con su scritto “Porcaro pentito infame”.

La Dda gli stava stando con il fiato sul collo da un pò. L’uomo di spicco di ‘Ndrangheta, infatti, era stato indagato nell’operazione “Testa di Serpente“ per l’omicidio di Luca Bruni, da cui è stato assolto; e poi fu accusato di essere il mandante dell’omicidio di Giuseppe Ruffolo, avvenuto nel settembre del 2011 a Cosenza. Va, altresì ricordato, l’arresto a seguito dell’operazione denominata “Reset”, Porcaro viene descritto come il «dominus delle principali attività criminali pianificate ed eseguite per conto dell’associazione, con particolare riferimento all’usura, alle estorsioni, all’esercizio abusivo del credito, al reimpiego di capitale di provenienza illecita, al traffico di sostanze stupefacenti».

Con l’arresto di Francesco Patitucci era diventato il reggente del clan degli “Italiani” che si affianca a quello degli “zingari”, detentori della “bacinella comune” delle organizzazioni criminali operanti sul territorio sulla scorta di un patto federativo che da decenni vede le due fazioni unite nella gestione degli affari illeciti nel capoluogo.

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