Antonio Imbroinise, detenuto in carcere

PAOLA (Cs) – Una vera e propria “rete di welfare” – come la definisce la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro – è quella che capi e gregari della cosca di ‘ndrangheta denominata Calabria-Tundis aveva organizzato a favore sia dei detenuti e sia delle famiglie di questi ultimi.

Il giovane boss emergente, Pietro Calabria, intercettato dai carabinieri del Reparto operativo speciale, riferiva ai suoi sodali d’avere speso, di volta in volta, una somma ammontante a 90mila euro, impegnata per le famiglie dei vari detenuti, sia “intranei” alla cosca e sia potenzialmente “alleati”.

In tale ultimo caso, curioso è il riscontro operato dagli specialisti dell’Antimafia circa una elargizione a favore di Antonio Imbroinise, fratello del defunto Ciap Ciap (alias oggi attribuito al congiunto), considerato dalla Dda catanzarese «esponente di spicco del clan Rango-Zingari-Foggetti, detenuto presso la casa circondariale di Sulmona».

Calabria ha infatti contattato una parente del detenuto fornendole denaro e «chiedendole di versarli sul conto senza fare un bonifico (quindi tramite un’operazione extraconto)»

Ma v’è dell’altro a «ulteriore riprova del fatto che il clan tirrenico dispone di una rete di welfare con cui aiuta i detenuti per reati di mafia».

Durante una conversazione intercettata, Andrea Tundis, dopo aver acquistato, nel 2019, della «neonata di pesce e delle alici da mandare in carcere probabilmente al boss cosentino Roberto Porcaro (arrestato due mesi prima), manda al detenuto Antonio Imbroinise» anche generi alimentari, sempre per il tramite di una parente.

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