ROMA – Il Consiglio superiore della magistratura ha archiviato l’altro ieri l’esposto di Luca PALAMARA, indirizzato al Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, al Ministro della Giustizia, al Capo dell’Ufficio Ispettorato, al Procuratore della Repubblica di Firenze, al Comitato di Presidenza del C.S.M., relativo alla divulgazione di notizie coperte dal segreto istruttorio.

Nell’ambito di tale vicenda, infatti, Palamara chiedeva alla Procura di Firenze di “attivare con la massima urgenza gli accertamenti del caso che, con ogni evidenza, coinvolgeranno gli stessi magistrati di Perugia“.

La Prima Commissione ha proposto l’adozione della delibera che dispone l’archiviazione del procedimento.

Ma andiamo con ordine.

Il procedimento trae origine dalla trasmissione al Consiglio Superiore della Magistratura dell’atto di denuncia–querela, presentato in data 11.7.2022 presso la Procura della Repubblica di Firenze, con cui Luca Palamara, magistrato uscito dall’ordine giudiziario, lamentava la continua divulgazione, a far data dal 30 maggio del 2019, di notizie coperte dal segreto istruttorio relative ai procedimenti iscritti presso la Procura della Repubblica di Perugia, ed in particolare di quelle riportate dalle testate giornalistiche “la Repubblica” e “Corriere della Sera” il 10 luglio 2022.

Tali ultime notizie, in particolare, riguardavano alcuni procedimenti penali iscritti a Perugia, originati dalle dichiarazioni dell’avvocato Piero Amara a carico, tra gli altri, di Luca Palamara ed afferenti alla nota vicenda della cd “Loggia Ungheria” e ad un’ipotesi di istigazione alla corruzione a carico del magistrato.

Più nello specifico, “il dr. Palamara denunciava di avere appreso, come in altre precedenti occasioni, dalla stampa anziché dagli organi inquirenti, elementi in apparenza a suo carico, prima leggendo la versione digitale del Corriere della Sera del 9.7.2022 (articolo di Giovanni Bianconi dal titolo “Palamara di nuovo sotto inchiesta, intervenne per un pm sotto processo”), e poi la versione cartacea del giorno successivo, con notizie riportate anche dal quotidiano “La Repubblica”.

Gli articoli, secondo il magistrato denunciante, riportavano veri e propri passi degli atti di indagine che avrebbero dovuto considerarsi coperti dal segreto istruttorio, relativi a fatti in parte non contestati al magistrato nel corso dell’interrogatorio del 14 giugno 2022.

Il dr. Palamara aggiungeva, infatti, che non gli era stato contestato il contenuto delle dichiarazioni rese dal dr. Mogini, in servizio presso la Corte di Cassazione, secondo cui il magistrato gli si sarebbe rivolto per assecondare le richieste dell’Avv. Amara in favore del dr. Maurizio Musco, allora sostituto procuratore e amico dello stesso Avv. Amara.

Ribadiva il dr. Palamara come tale vicenda avesse un chiaro collegamento con le condotte di illecita divulgazione di notizie, già in precedenza denunciate a Perugia, per cui era stato aperto un fascicolo contro “ignoti”, come affermato dal dr. Raffaele Cantone alla stampa il 10.7.2022, e rilevava come su tutte dette circostanze dovesse invero indagare la Procura della Repubblica di Firenze.

Nella denuncia il dr. Palamara chiedeva, infine, a tale ultimo ufficio di attivarsi per accertare le eventuali responsabilità dell’avvenuta fuga di notizie nonché di valutare anche la posizione dei giornalisti.

In merito a tale vicenda, la Prima Commissione ha disposto l’audizione del dr. Luca Turco, Procuratore FF della Repubblica di Firenze, sentito il 9 maggio 2023.

Il dr. Turco ha dichiarato che un primo procedimento, scaturito dalla denuncia nella quale il dr. Palamara riferiva di aver appreso dell’indagine di Perugia dal Procuratore De Ficchy, è stato definito con provvedimento di archiviazione e che, nell’ambito dello stesso, è stato possibile accertare che una prima fuga di notizie ebbe origine quando ancora quel procedimento era pendente presso la Procura di Roma.

Ha aggiunto il dr. Turco che in detto procedimento “è emerso, anche sulla base dell’attività di intercettazione che era stata fatta dalla stessa Procura di Perugia, che Palamara aveva avuto fonti informative qualificate, sia riscontrate nelle attività di intercettazione, che non riscontrate, ma fondate sulle sue dichiarazioni, nell’ambito degli uffici giudiziari di Roma”.

In merito alle successive denunce, pare opportuno riportare testualmente quanto riferito alla Prima Commissione dal dr. Turco, che ha dichiarato quanto segue: “Palamara ha presentato una prima denuncia, che ha dato avvio a un procedimento, modello 44, che è ancora pendente, in cui si lamenta delle conversazioni telefoniche nei suoi confronti che sono uscite sui quotidiani La Repubblica e il Corriere della Sera, subito prima del disvelamento delle indagini. Fuga di notizie che impose allora alla Procura della Repubblica di Perugia di effettuare immediatamente l’attività di perquisizione nei confronti di Palamara. Questo procedimento è tuttora pendente perché a questo procedimento se ne è affiancato, dopo un po’, un altro, sempre sulla denuncia di Palamara”.

«Palamara, in seconda battuta, denuncia una serie di anomalie relative alla gestione del Trojan, che è stato installato sul suo telefono. Questo è un procedimento, i cui termini di indagine sono scaduti, mi pare, i primi di maggio, qualche giorno fa, termini prorogati più volte. E’ un procedimento a modello 21 e non riguarda magistrati, ma riguarda gli operatori e i vertici della società che gestiva il Trojan, la RCS. Voi certamente avrete letto sui giornali tutte le polemiche su questa gestione del Trojan. Questo procedimento riguarda la gestione del Trojan e ha un procedimento parallelo a questo presso la Procura di Napoli, dove il server della RCS ha materialmente operato per il Trojan di Palamara. Per questo è intervenuta anche la Procura di Napoli. Abbiamo fatto indagini collegate. Ora le indagini per il procedimento pendente a Firenze sono scadute, mentre quelle di Napoli sono ancora in corso, e allora, per evitare di pregiudicare quell’attività, anche la Procura di Firenze si è messa in stand by su questo procedimento.

In sostanza, il dr. Turco ha spiegato come dall’attività investigativa svolta sia stato possibile comprendere che le asserite “fughe di notizie” attengono alla gestione delle intercettazioni, “gestione che era tutta su Roma perché anche la polizia giudiziaria delegata dalla Procura di Perugia era la polizia giudiziaria di Roma, cioè il nucleo economico finanziario della guardia di finanza di Roma, che era stato in prima battuta delegato dalla Procura di Roma. Quindi la Procura di Perugia non ha fatto altro che confermare la delega a quella forza di polizia”.

Ciò premesso, il dr. Turco ha chiarito che in nessuno dei procedimenti sono emersi elementi a carico di magistrati perugini, anche nella gestione del Trojan “che pure ha avuto una serie importante di anomalie, ma anomalie ragionevolmente da ritenersi collegate alla novità dello strumento e non alla volontà di qualcuno […..] Ora, senza anticipare le definizioni dei due procedimenti, questo è un dato che è emerso in modo molto forte”.

Questi sono i due procedimenti attualmente pendenti. Certamente la fuga di notizie c’è stata. Non è una fuga di notizie riconducibile ad ambienti perugini, che hanno avuto una profonda lesione nelle prerogative della loro indagine; è una fuga di notizie avvenuta in ambienti romani, ma non siamo in grado di andare oltre a questo”.

Ha, infine, aggiunto il dr. Turco che non sono stati avviati procedimenti nei confronti dei giornalisti atteso che ormai la platea dei soggetti coinvolti nella vicenda era così ampia (“soggetti istituzionali: il Procuratore Generale Fuzio, il Consigliere Spina e c’erano altri consiglieri che erano informati su questo”) da rendere inutili approfondimenti sui soggetti deputati alla pubblicazione finale delle notizie.

Da ultimo, ha ricostruito, nel dettaglio, tutti i procedimenti definiti e pendenti, non solo a Firenze ma anche a Perugia, con indagini collegate fra loro, fornendo adeguate spiegazioni in merito al coinvolgimento, nella fuga di notizie, di personale tecnico nonché di un funzionario della Procura della Repubblica di Perugia, con verifiche ancora in corso che suggeriscono al procuratore medesimo di attendere anche l’esito del procedimento collegato, iscritto a Perugia e originato dalle due identiche denunce del dr. Palamara del luglio 2022, presentate sia a Firenze che a Perugia.

Ebbene, ritiene il Consiglio Superiore che, “sulla base delle articolate ed esaustive dichiarazioni rese dal dr. Turco nel corso dell’audizione, non vi sia alcun elemento idoneo a sostenere l’apertura di un procedimento ai sensi dell’art 2 della Legge sulle Guarentigie a carico di magistrati, sia con riferimento agli uffici di Perugia che con riferimento agli uffici di Firenze.

Non è emerso, infatti, alcun coinvolgimento, nelle condotte che hanno determinato le denunce per “fuga di notizie”, dei magistrati assegnatari delle indagini, e nemmeno può dubitarsi della puntuale e tempestiva attivazione della Procura della Repubblica di Firenze in ordine alle denunce da ultimo presentate dal dr. Palamara nel luglio del 2022 e oggetto, in particolare, della presente procedura.

Dunque, benché la vicenda abbia avuto un certo strepitus mediatico, i fatti, come sopra ricostruiti, non possono che condurre ad un’archiviazione del procedimento, non sussistendo una situazione di oggettivo pregiudizio all’immagine di piena indipendenza ed imparzialità nell’esercizio dell’attività giudiziaria”.

Pertanto, il Consiglio delibera l’archiviazione del procedimento.

Articolo PrecedenteProtesta pacifica lungo la Provinciale 1 per chiedere la chiusura dell’impianto Scala Coeli
Prossimo ArticoloColpisce il vicino con una zappa alla testa e all’orecchio, arrestato per tentato omicidio