La madonna che piange

La Madonna di Trevignano Romano piange. Il piccolo paesino sulle sponde del lago di Bracciano, a pochi chilometri da Roma, in queste ore, è al centro delle cronache nazionali e meta incessante di pellegrinaggi da ogni dove. Tutto ha inizio cinque anni fa, quando Gisella Cardia, originaria della Sicilia ma da tempo residente a Trevignano Romano insieme al marito Gianni, torna da un viaggio a Medjugorje portando con sé una piccola statuetta in ceramica raffigurante la Vergine Maria. Improvvisamente, un giorno, questa avrebbe iniziato a lacrimare.

Gisella, oltre a questo fenomeno dichiara anche di avere delle visioni da parte della Vergine che le affiderebbe dei messaggi. Nell’ultimo, in ordine temporale, si legge: “Imparate ad ascoltare la voce di Gesù nel vostro cuore e durante la preghiera. Figli, voi siete nel mondo ma non siete del mondo. Senza Dio la vostra vita avrebbe un senso diverso. Siate sempre pronti, perché questa battaglia sarà forte e tutto sboccherà in una grave guerra, ma ancora voi continuate a vivere come sempre e con indifferenza. Aprite i vostri cuori figli, i vostri cuori di pietra e fate entrare la luce di Dio. Non fatevi tentare da Satana, egli sa che perderà e vi sta attaccando molto di più, ma siate certi che il bene vincerà sempre”.

Così, ogni 3 del mese, il luogo in cui avverrebbero le presunte apparizioni il paesino è preso d’assalto e meta di incessanti pellegrinaggi. Qui, un’area di proprietà di Gisella ma sotto la tutela dell’ente parco di Bracciano e Martignano, si recita il rosario attorno ad una grande statua della Madonna, conosciuta da tutti come “La Madonna di Trevignano Romano”, ovvero lo stesso nome della Onlus fondata dalla donna.

Gisella Cardia, all’anagrafe Maria Giuseppa Scarpulla è un’ex imprenditrice di 53 anni, condannata in primo grado a due anni di reclusione per bancarotta fraudolenta, con pena sospesa, per il fallimento della “Caleca Italia“, con sede a Patti in Sicilia, azienda che produceva e commercializzava oggetti in ceramica.

Ora, Monsignor Marco Salvi, vescovo della Diocesi Civita Castellana, vuole vederci chiaro e sta formando una commissione per indagare su quanto accade. Come si legge nell’articolo apparso su Famiglia Cristiana, il suo predecessore, monsignor Romano Rossi, aveva dato l’autorizzazione solo alla preghiera mariana: «Mi era stata chiesta l’autorizzazione di ritrovarsi una volta alla settimana per la recita del rosario e non poteva certo oppormi», ma, come si legge sempre nell’articolo, aveva specificato c’era «il sì alla recita del rosario non alle presunte lacrime».

Oltre alla Diocesi, anche il sindaco del paese romano, Claudia Maciucchi, ha dichiarato nei giorni scorsi, che «in questo momento c’è un procedimento aperto presso la Procura della Repubblica di Civitavecchia, perché alcuni manufatti sono stati posti sotto sequestro, come una struttura che è stata edificata senza permesso».

 

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