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Inchiesta Reset, originali alias: Picachu, Pancione, Banana, Strusciatappine. E poi: Tupinaro, Topo e Corvo

E se scontato è lo pseudonimo di Greco ("malavita"), dirompente è quello del suo omonimo: "u piritaro" 

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Carabinieri

COSENZA – C’è di tutto nell’inchiesta antimafia denominata “Reset” (https://www.calabriainchieste.it/2023/05/17/blitz-antimafia-reset-chiesto-il-giudizio-per-245-persone-nomi-fissata-udienza-preliminare/), istruita dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro (Nicola Gratteri, Vincenzo Capomolla e Vito Valerio), eseguita a carico di 244 persone, molte delle quali con ruoli capo e/o organizzatore e/o partecipe dell’associazione criminale denominata ‘ndrangheta, operante in Cosenza e comuni viciniori.

Un presunto gruppo criminale che avrebbe agito anche nella fase conseguente alla pacificazione fra le famiglie degli ZINGARI e degli ITALIANI, controllando il territorio brutio mediante un “patto federativo”.

Il riferimento è soprattutto a cellule delinquenziali parzialmente autonome e organizzate secondo le regole del sistema che si avvalgono della forza d’intimidazione del vincolo
associativo e delle condizioni di assoggettamento e di omertà che ne derivano per
commettere una serie indeterminata di delitti: contro il patrimonio, contro la
persona, in materia di armi, stupefacenti, oltre che per acquisire, in modo diretto ed indiretto, la gestione ed il controllo di attività economiche nei diversi ambiti imprenditoriali, per acquisire le forniture per la realizzazione di opere pubbliche e private, nonché forniture per servizi vari sul territorio, e comunque per conseguire profitti e vantaggi ingiusti per sé e per altri.

Una particolarità che emerge da questo blitz è che tantissimi presunti “uomini d’onore” possiedono un cosiddetto “alias“, ossia uno pseudonimo con il quale il singolo viene identificato e riconosciuto, sia nella “onorata società”, sia nel contesto sociale in cui vivono e operano, e sia dalle forze dell’ordine.

Il più usato di tutti è senz’altro “Banana”, alias di Antonio Fioravante Abbruzzese (usato anche da altri parenti), ma “Strusciatappine” (Antonio Abruzzese cl. 70) batte tutti in termini di simpatia. E sei ai più piccoli potrebbe piacere, invece, “Picachu” (Luigi Abruzzese di Fioravante), “Andrea Siccia Niura” viene certamente tenuto a distanza dai più scaramantici.

E poi c’è tutto un vocabolario di nomignoli: animali, detti popolari, credenze, personaggi della televisione.

Rosaria Abbruzzese di Fioravante è detta “La Rumena“, mentre Fioravante Abruzzese è detto “Ninuzzo“; Giovanni Abruzzese è meglio noto come “U Cinese” e Rocco Abruzzese è detto “Pancione”.

E ancora: se Armando Antonucci è detto “u dottore”, il più famigerato Luigi Berlingueri  non si è fatto bastare un solo soprannome: lui è infatti detto “Cinese” e “Giapponese“, “Faccia d’angelo” e “Faccia di ghiaccio“.

Poi c’è il “Topo” Antonio Bevilacqua e “Ciccio lo Zoppo“, alias di Celestino Bevilacqua.

E tanti pseudonimi di animali: Bevilacqua Cosimo detto “Il Corvo”, Bevilacqua
Luigina detta “la Civetta” e il più noto di tutti: Bruni Gianfranco detto “U Tupinaru”, mentre Sollazzo Mario è detto “Rondine“. Ma non è tutto.

La fantasia che caratterizza gli ambienti popolari e criminali non ha limite: Bevilacqua Cosimo di Luigi è detto “Mini”, Bevilacqua Fiore è invece chiamato “Manu Muzza“, mentre Bevilacqua Leonardo è noto con l’alias di “Occhialone“.

C’è poi “Ginu u zingaru” (Luigi Bevilacqua), “Cicilluzzo” (Franco Ciliberti) e “Cecì” (Bruno Cozza), ma anche “u Saponaru” (Sergio Del Popolo), e “Boccolotto” (Mario Esposito).

E la lista continua: “Champagne” è Cristian Ferraro, “Il malandrino” è Oscar Fuoco, mentre “Leoncino” è Fabio Giannelli. E se scontato è l’alias di Massimo Greco (“malavita“), dirompente è lo pseudonimo di Andrea Greco: “u piritaro“.

E poi Francesco Iantorno (“Tarzanicchiu”), Giuseppe Irillo (“Vecchiaredda“) e Antonio Marotta (“Capiceddra“).

E infine “Mbambaro” (Mauro Marsico), “Hobby” (Roberto Presta), “Maverik” (Fabrizio Antonino Provenzano), “Tolly Tolly” (Giuseppe Provenzano) e “il Marocchino” (Rudisi Andrea).

Insomma, fantasia e originalità non mancano nella “onorata società” degli ingegnosi “uomini d’onore”.

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