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Polemiche dopo finale Cosenza Pallanuoto-Italica Reggio Calabria, esposto alla Federazione

La gara vinta dai cosentini. Genitori di atleti reggini segnalano presunti comportamenti arbitrali scorretti che avrebbero influenzato il risultato della gara

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La piscina di Campagnano a Cosenza

COSENZA – E’ polemica per quanto accaduto durante la finale del campionato regionale di pallanuoto under 16 maschile del 7 aprile 2024, disputata tra gli allievi del Cosenza Pallanuoto e l’Italica Reggio Calabria, e di cui Calabria Inchieste ha dato notizia nei giorni scorsi (https://www.calabriainchieste.it/2024/04/10/gli-allievi-cosenza-pallanuoto-sono-campioni-regionali/).

Rispetto alla cronaca narrata su questo giornale, infatti, sono giunte due distinte prese di posizione di genitori di atleti della Italica Reggio Calabria, che hanno svelato presunti retroscena della gara e, comunque, hanno fornito copia di un esposto di parte inviato al comitato regionale della Fin.

Doverosamente, pertanto, riportiamo di seguito i fatti contenuti nell’esposto firmato (E.L.S.), restando chiaramente disponibili ad accogliere, in contraddittorio, altre versioni.

Si precisa, intanto, quanto segue:

«alle ore 11.30 del 7 aprile 2024, cominciava l’incontro tra la società ITALICA SPORT di Reggio Calabria e la società ARVALIA LAMEZIA, come da programma e che si concludeva con il punteggio di 18-2;

nel pomeriggio, alle ore 17.30 iniziava la finale tra la pallanuoto ITALICA SPORT- Reggio Calabria – e il COSENZA PALLANUOTO presso la piscina comunale di Cosenza, esattamente come lo scorso anno;

alle ore 18.00 la scrivente, telefonava alla questura di Cosenza, si qualificava e richiedeva la presenza delle forze dell’ordine presso la sede della gara, in quanto a seguito delle ripetute proteste per la conduzione arbitrale della gara pretestuosa, temeva per l’incolumità degli atleti e del pubblico ospite ammassato negli spazi ridotti della piccola tribuna messa a disposizione dalla società ospitante;

stante la palese superiorità tecnica della squadra Italica Sport, che conduceva l’incontro per 13-9 sulla Pallanuoto Cosenza, il giudice di gara, dietro manifesti suggerimenti da parte dei tifosi del Cosenza, prendeva una decisione immotivata oltre che priva di fondamento, e procedeva a far allontanare dalla panchina dell’ITALICA SPORT, nell’ordine, l’allenatore, il vice allenatore e il dirigente accompagnatore, in un susseguirsi di espulsioni e provvedimenti simili, inspiegabili;

dopo pochi muniti, lo stesso giudice di gara, procedeva all’espulsione del capitano A.M. e di un altro atleta G.C., sempre ai danni della Italica Sport Pallanuoto, privando così la restante parte della squadra del supporto delle persone competenti alla gestione di questo importante evento;

intanto, quattro agenti della polizia di stato arrivavano presso la piscina comunale di Cosenza. Gli stessi si recavano poi, all’interno della piscina per verificare lo stato dei fatti;

la gara si concludeva con la vittoria immeritata della società PALLANUOTO COSENZA, con un punteggio di 15-14, allo scadere dei 30 secondi del quarto tempo regolamentare;

durante la gara, alcuni atleti facenti parte della società Pallanuoto Cosenza, occupanti una buona parte della gradinata e restanti in piedi tra il pubblico, venivano a stretto contatto con gli stessi genitori degli atleti della società ITALICA SPORT e inveivano contro gli atleti Reggini nonostante fossero stati invitati a tenere un atteggiamento sportivo anche dai dirigenti della società ospitante Cosenza Nuoto e dai giudici di gara, costringevano così gli stessi genitori a raggiungere l’uscita in attesa dei propri figli».

Dopo altre considerazioni, l’esposto conclude: «Alla luce della presente informativa e di un’attenta disamina degli eventi, corroborati da foto e video amatoriali, che ci si riserva di produrre, si chiede di voler riconsiderare gli elementi che hanno influenzato il risultato della gara, oggetto della presente comunicazione e di conseguenza, rivalutare le decisioni assunte nei confronti della società ITALICA SPORT, del suo allenatore, nonché del vice allenatore e del dirigente, tutti soggetti estremamente professionali da sempre dediti alla pallanuoto e agli atleti.

Si resta in attesa dunque, nella speranza di un cortese riscontro con l’auspicio che simili eventi antisportivi non trovino terreno fertile in alcun ambito legato allo sport, che resta pur sempre un importante “mezzo di comunicazione di correttezza, di altruismo, di generosità di solidarietà”, dove si rivelano le personalità degli atleti e si sviluppano altresì valori quali l’amicizia e la fratellanza».

Un’altra mamma, invece, si è così espressa:

«Uno dei cardini dello sport è l’imparzialità di chi arbitra. Gli arbitri devono essere imparziali e neutrali nel prendere decisioni durante una partita.

Se un arbitro non solo è della stessa città di una delle squadre in campo ma è addirittura un ex giocatore della stessa formazione, può legittimamente venire il serio dubbio e la preoccupazione che possa essere influenzato da pressioni esterne o da una predisposizione, logica, a favore della squadra della sua città, nella quale ha militato e dove ha rapporti di amicizia consolidati.

È un po’ inverosimile che una regione da due milioni di abitanti non abbia altri arbitri da mandare ogni volta che Cosenza ha una partita decisiva.

Il fatto che poi si siano prese sempre decisioni a favore di una squadra e a danno dell’altra e che si siano stati espulsi i giocatori più rappresentativi di Reggio, appare la naturale conclusione di quello che appare quasi un finale già scritto.

Questa situazione che ciclicamente si ripete è a danno dei valori dello sport, delle società e sicuramente non è un bell’insegnamento per i giovani atleti che per crescere devono imparare a perdere, quando l’avversario è superiore, e godersi la vittoria quando la meritano sul campo di gioco.

Faccio i complimenti ai ragazzi di Reggio che sono secondo me i vincitori morali del torneo e ai ragazzi che sono scesi in campo del Cosenza che non hanno alcuna responsabilità per quanto accaduto che, di fatto, sporca anche la loro vittoria».

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