Home Opinioni Primarie del Pd, soluzione o nuovi problemi? La riflessione di Alfonso Lorelli

Primarie del Pd, soluzione o nuovi problemi? La riflessione di Alfonso Lorelli

Come si vede con le primarie del PD sono venuti al pettine tutti quei nodi e le criticità che alcuni studiosi avevano giù individuato fin dal primo momento dell’introduzione in Italia di questo sistema di selezione della classe dirigente

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Sono in molti a ritenere che le elezioni primarie con le quali la giovane Elly Schlein è stata eletta segretaria del Pd faranno uscire questo partito dalle secche nelle quali si trova incagliato da anni; potrebbe essere vero ma i dubbi mi sembrano tanti e trovano un loro fondamento logico, sarà il tempo breve a dirci se sono rose o spine.

  1. L’introduzione delle elezioni primarie si inquadra nelle anomalie e contraddizioni del sistema politico italiano che, come in altri campi della vita collettiva, ha subito l’influenza della mitica “America” propagandata come “culla della democrazia occidentale” annullando o rimuovendo le più importanti conquiste del pensiero politico, filosofico, etico del continente europeo e delle sue singole nazioni. La crisi del sistema politico italiano e la caduta di credibilità dei partiti politici, avvenute nell’ultimo decennio del Novecento con conseguente continua riduzione della partecipazione elettorale dei cittadini, hanno indebolito la nostra democrazia e portato a credere che la soluzione potesse essere l’adozione di forme organizzative della selezione della classe politica usate in uno Stato, gli Usa, molto diverso dal nostro. Quella crisi politico -partitica generata dalla diffusa corruzione ed impunità del ceto dirigente ai diversi livelli, doveva indurre i partiti ad una profonda rivoluzione organizzativa e morale; invece essi, pur di salvarsi, hanno addossato le loro colpe alle forme istituzionali ed ai sistemi elettorali che l’avrebbero causate. Invece di trovare antidoti alla corruzione endemica dei partiti e della burocrazia è stato colpevolizzato il sistema proporzionale, le preferenze, il numero degli eletti, i poteri decisionali diffusi, insomma tutte le forme democratiche di partecipazione reale dei cittadini che i nostri costituenti avevano disegnato. Lungo questo itinerario si colloca l’introduzione delle primarie.
  2. Negli Usa le primarie vengono praticate per selezionare le candidature alla Casa Bianca, al Congresso, alle cariche elettive dei singoli Stati dell’Unione. Ma colà i due partiti concorrenti, il Democratico ed il Repubblicano, occupano tutto il campo della politica, hanno impercettibili differenze programmatiche, sono organizzazioni evanescenti ed a-ideologiche, si attivano occasionalmente per preparare le candidature e per raccogliere fondi aggiuntivi a quelli che i candidati, sempre dotati di consistenti ricchezze personali, mettono sul mercato per conto proprio. Il sistema politico americano ha sempre escluso dal gioco politico i partiti classisti, quelli che tutelano gli interessi di una sola classe sociale. Gli antagonismi delle società europee tra borghesia e proletariato, ancor prima tra nobiltà e borghesia, che hanno segnato la storia italiana, francese, spagnola, tedesca a partire dall’Alto Medioevo, non appartengono alla storia, alla vita sociale, all’economia, all’etica del paese nord-americano; poiché ogni organizzazione politico-istituzionale, ogni modalità di selezione delle classi dirigenti non è avulsa dalla storia di ciascun paese e dalle sue peculiarità sociali e culturali, nessun sistema elettorale può essere importato o esportato, neanche il sistema delle elezioni primarie.
  3. Le primarie pongono tre questioni: chi vota, chi viene votato, come si vota; per quanto riguarda gli elettori esse sono di due tipi; a) primarie chiuse, col voto limitato ai soli iscritti; b) primarie aperte, col voto concesso anche ai non iscritti ed a prescindere da alcun controllo preliminare tranne quello del diritto elettorale. Nelle primarie chiuse l’oligarchia interna riesce a controllare il voto al fine dell’autoconservazione, nelle primarie aperte il controllo del voto diventa molto difficile se non impossibile ma, per converso, possono decidere anche coloro che poi nelle consultazioni istituzionali non voteranno per quel partito. Il sistema ibrido scelto dal Pd ha infatti dato un risultato contraddittorio; nelle primarie chiuse ha prevalso Bonaccini, in quelle aperte la Schlein che è stata legittimata ad essere segretaria del partito contro la volontà della maggioranza degli iscritti. Sembra impossibile che questo risultato contraddittorio non crei grossi problemi forse peggiori del male che si è inteso combattere. Tutti quelli che hanno votato per Bonaccini, non solo l’oligarchia interna ma anche i semplici iscritti storici, sposeranno la nuova linea politica della Schlein o agiranno da zavorra frenante aspettando sulla riva del fiume il passaggio del cadavere? Forse non si produrrà una plateale scissione a destra (le scissioni nella sinistra italiana sono sempre all’ordine del giorno) ma è molto probabile che, più o meno in silenzio, alcuni o molti dirigenti ed iscritti si sposteranno verso Calenda-Renzi che lavorano all’organizzazione di una nuova “balena bianca” diversamente nominata. Inoltre i non iscritti che hanno votato per la nuova segretaria sono disponibili ad impegnarsi in un lavoro politico nuovo, a costruire una nuova linea politica, ad iscriversi nel partito? Oppure il loro impegno sarà saltuario, occasionale, improvvisato lasciando il partito nelle mani dello zoccolo duro che è stato sconfitto? Quanti partitini e leaderini dell’estrema sinistra sono disponibili a lavorare per la creazione di un nuovo partito che possa veramente contrastare e battere la deriva di destra che si è abbattuta sul nostro paese? Ed altro ancora
  4. Come si vede con le primarie del PD sono venuti al pettine tutti quei nodi e le criticità che alcuni studiosi avevano giù individuato fin dal primo momento dell’introduzione in Italia di questo sistema di selezione della classe dirigente, importato senza valutare a fondo la sua compatibilità con la nostra storia, la nostra società civile, i nostri partiti. A tal proposito sull’argomento ritorna utile leggere un prezioso volume collettaneo dal titolo “Elezioni primarie e rappresentanza politica” scritto da alcuni docenti dell’UNICAL, curato dal prof. Silvio Gambino ed edito da Rubbettino nel lontano 1995. La posta in gioco per la sinistra e per la nostra democrazia è molto alta.

Prof. Alfonso Lorelli

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